Non chiedetegli di appendere un quadro al muro (sarebbe capace di far crollare un condominio), ma sul software ha pochi rivali.

D'altronde, quando negli anni Settanta tutti gli altri bambini giocavano a calcio o scambiavano figurine, il “matto” scopriva l'interesse per i primi giochi elettronici, accumulandone di ogni tipo (fra cui gli schiacciapensieri che all'epoca andavano molto), e frequentando bar e sale giochi, dove scopriva anche l'insostenibile richiamo di tramezzini e bianchetti.

Scrive il suo primo programma a tredici anni, prima ancora di avere un computer e impara il Basic, guardando un amico copiare listati dimostrativi sul suo Commodore64. Quando riceve in regalo il suo primo computer, è pronto a farvi girare un adventure grafico-testuale, un gioco in cui il giocatore dialogava con il computer digitando con la tastiera l'azione da eseguire e i risultati erano visualizzati in forma di testo e immagini (parliamo di rudimentali disegni a simboli grafici ovviamente!).

In poco tempo il "linguaggio macchina" non ebbe più segreti per lui, come pure i migliori sushi-bar di Roma.