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Usa, anche le radio via etere dovranno pagare artisti ed etichette?
Andrea Pazienzada rockol.it

In molti paesi, Italia compresa, le emittenti radiofoniche sono tenute a pagare una royalty ad artisti ed etichette discografiche, oltre che ad autori ed editori, ogni volta che mandano in onda una loro canzone. Non così negli Stati Uniti, dove la regola si applica alle radio che irradiano programmi via cavo, via satellite e attraverso Internet ma non alle emittenti che trasmettono via etere e che su questa esenzione hanno prosperato negli ultimi quarant’anni. La situazione potrebbe cambiare presto anche oltre Oceano, però, dopo che un gruppo misto democratico-repubblicano composto dai senatori Patrick Leahy e Orrin Hatch (gli architetti del celebre Digital Millennium Act, vedi News) e dai deputati Howard Berman e Darrell Issa ha proposto di estendere il pagamento dell’equo compenso anche a loro, sentite le testimonianze favorevoli di artisti come Lyle Lovett (nella foto) e Alice Peacock.

La bozza del nuovo “Performance rights act” prevede la possibilità per i broadcaster di versare una somma annua a un tasso percentuale fissato dal governo, invece di negoziare le licenze con tutti i detentori dei copyright: sono previsti sconti forfettari per le piccole stazioni commerciali (5 mila dollari all’anno) e per quelle non commerciali (1000 dollari all’anno), mentre verrebbero esentate dal pagamento le emittenti a carattere religioso e le “talk radio” che della musica fanno solo un uso incidentale.
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