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la Repubblica dei Nominati
cielo stremato

Si tornerà al voto con una legge elettorale che il suo stesso ideatore (uno che di mestiere dovrebbe fare l'odontotecnico e che ha i denti grigi e storti) ha definito “una porcata”.
Una riforma fatta per rosicchiare il successo preannunciato del centrosinistra nel 2006, e che oggi mette in difficoltà sia la Destra che la Sinistra, garantisce solo ingovernabilità (chiunque esca vincente dalle urne) e costringe Berlusconi e Fini a fondersi 1 mese dopo essersele dette di tutti i colori.

In realtà, il 13 e 14 aprile non andremo a votare: andremo a sancire e ratificare delle nomine decise a tavolino dalla Casta. Come infatti già avvenuto nelle scorse consultazioni, le liste saranno bloccate e verremo di nuovo privati del diritto di scegliere i nostri legittimi rappresentanti (la prima regola di una democrazia).
Come in un Grande Fratello al contrario, la nomination è sinonimo di vittoria e fortuna, dal momento che consentirebbe agli “unti dal Signore” (anzi, dalle segreterie di partito) di continuare a “stare al gioco”, di ritrovarsi eletti senza aver neanche avuto il tempo e la volontà di buttar lì due parole (sempre rimangiabili) sull'Italia che si vorrebbe.
Il 15 Febbraio Berlusconi già non ce la faceva più con le inevitabili acrobazie cui questa legge (fatta dalla sua maggioranza) costringe: «Mi sta cadendo il mondo addosso. C'è Dini che vorrebbe per sé mezzo Parlamento, c'è Mastella che si è messo a fare il matto, c'è questa rogna con Casini... Non ne posso più» (Corriere della Sera, 15/02/08).

Con questo meccanismo viene da sé che anche chi non riuscirebbe ad avere la maggioranza neanche nel proprio condominio potrebbe ottenere posizioni di potere e rappresentanza maggiori rispetto a chi è stato voluto e votato da decine di migliaia di cittadini.

Qualcuno un giorno disse: “diffido della democrazia: questo curioso abuso della statistica”.
Si chiamava Jorge Luis Borges.
Era un poeta.
E aveva ragione.



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