domenica 17 febbraio 2008
la Repubblica dei Nominati
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Si tornerà al voto con una legge
elettorale che il suo stesso ideatore (uno che di mestiere dovrebbe fare l'odontotecnico e che ha i denti grigi e storti) ha
definito “una porcata”.
Una riforma fatta per rosicchiare il successo preannunciato del centrosinistra nel 2006, e che oggi mette in difficoltà sia la
Destra che la Sinistra, garantisce solo ingovernabilità (chiunque esca
vincente dalle urne) e costringe Berlusconi e Fini a fondersi 1 mese dopo essersele dette di tutti i colori.
In realtà, il 13 e 14 aprile non andremo a
votare: andremo a sancire e ratificare delle nomine decise a tavolino
dalla Casta. Come infatti già avvenuto nelle scorse consultazioni, le
liste saranno bloccate e verremo di nuovo privati del diritto di
scegliere i nostri legittimi rappresentanti (la prima regola di una
democrazia).
Come in un Grande Fratello al contrario, la nomination è sinonimo di
vittoria e fortuna, dal momento che consentirebbe agli “unti dal
Signore” (anzi, dalle segreterie di partito) di continuare a “stare al
gioco”, di ritrovarsi eletti senza aver neanche avuto il tempo e la
volontà di buttar lì due parole (sempre rimangiabili) sull'Italia che
si vorrebbe.
Il 15 Febbraio Berlusconi già non ce la faceva più con le inevitabili
acrobazie cui questa legge (fatta dalla sua maggioranza) costringe: «Mi
sta cadendo il mondo addosso. C'è Dini che vorrebbe per sé mezzo Parlamento,
c'è Mastella che si è messo a fare il matto, c'è questa rogna con
Casini... Non ne posso più» (Corriere della Sera, 15/02/08).
Con questo
meccanismo viene da sé che anche chi non riuscirebbe ad avere la
maggioranza neanche nel proprio condominio potrebbe ottenere posizioni
di potere e rappresentanza maggiori rispetto a chi è stato voluto e votato da
decine di migliaia di cittadini.
Qualcuno un giorno disse: “diffido della democrazia: questo curioso abuso della statistica”.
Si chiamava Jorge Luis Borges.
Era un poeta.
E aveva ragione.
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