da
repubblica.it
Al giorno d'oggi la propaganda si fa chiamare "Comunicazione
istituzionale"; e se ai tempi dell'Eiar, la radio del periodo fascista
diramava imprese del regime in tono stentoreo, l'odierna retorica del
potere impone un registro sdolcinato, ammiccante e ye-ye.
Esemplare, da questo
punto di vista, la trasmissione radiofonica del ministero della
Gioventù a cui ieri pomeriggio, complici gli ardori del conduttore
Diaco e le risatine del ministro Meloni, è intervenuto in differita il
presidente del Consiglio Berlusconi. Al quale è stato infine richiesto
di presentare la celeberrima canzone di Vasco Rossi "Una vita
spericolata".
Sulla varietà di spericolatezze che affliggono il Cavaliere in questi
ultimi tempi non si è spesa ovviamente una sola parola. Forse anche per
questo la chiacchierata istituzionale è filata via secondo i
programmati moduli, così briosamente arrendevoli da risultare tuttavia
quasi fantozziani: per cui i momenti più strampalati e illuminanti sono
giunti da sé, come quando nel suo fervore il conduttore ha voluto
segnalare la "nuova scala di valori" che il berlusconismo ha introdotto
mettendo al centro della società "l'individualismo" - al che la Meloni,
che sarebbe anche un po' "sociale", si è sentita in dovere di
puntualizzare: "La persona, più che l'individualismo".
Oppure quando, in un empito celebratorio, ma pur sempre camminando
sulle uova per via delle note vicende, sempre Diaco ha affrontato il
tema dell'estate: "Presidente, lei non andrà in vacanza, lei passerà il
mese di agosto al lavoro come del resto ha fatto anche nei precedenti
anni, dove, però, riusciva a ritagliarsi qualche spazio per il riposo".
E qui Berlusconi ha risposto che lui veramente un riposino se lo
farebbe pure quest'agosto, oltretutto deve curarsi il famoso
torcicollo, "cure cortisoniche", e quindi ha cambiato argomento: ogni
settimana andrà all'Aquila, le case saranno pronte, "con le lenzuola
nel letto e il frigo pieno", saranno belle e immerse nel verde, e ci
saranno pure opere d'arte "a conforto nei vari giardini".
Difficile stabilire quanti giovani abbiano ascoltato ed eventualmente
gradito questo piccolo saggio di smodata autopromozione protocollare.
Né quanto tempo e quante risorse vengano impiegate per la realizzazione
di questi format. Certo l'intrattenimento berlusconiano non ha bisogno
di stimoli, più o meno civettuoli, bastando certamente a se stesso e
anzi sopravanzando qualsiasi residua necessità. Così ieri ha esordito
con la seguente affermazione: "Guardi, io credo che bisogna essere
attenti alla realtà vera, che è cioè l'apprezzamento degli italiani nei
confronti del nostro Governo e nei confronti del Presidente del
Consiglio".
Tale "realtà vera" si è dunque propagata nel cyber spazio accampando
successi di ogni tipo: personali, elettorali, politici, economici,
fiscali, internazionali, anche successi futuri, ma già ben acquisiti e
inscritti nella salmodia radiofonica. E "sono stato io il primo", e
"abbiamo convinto noi" gli Usa a salvare le banche, e poi l'Alitalia, e
l'immondizia di Napoli, e il piano casa con una new town presso ogni
capoluogo, e la nascita del Pdl, "Presidente - s'è slanciato Diaco -
lei ha fatto una cosa in più, lei ha convinto i diffidenti", tra i
quali c'era anche lui, ma ora non più.
La Meloni, che un po' fa impressione sentir dare del tu al premier, gli
ha chiesto emozioni e rimpianti di ordine legislativo; e lui, in un
pugno di secondi, le ha risposto dichiarandosi per cinque volte
"orgoglioso" e per due "soddisfatto". Ma nel frattempo la trasmissione,
invero fin lì tutt'altro che musicale, volgeva al termine e perciò,
dopo essersi affidato alla "evidente generosità" del Cavaliere, Diaco
l'ha pregato di annunciare il celebre brano di Vasco Rossi: "E'
perfetto per lei, Presidente". Riconoscendo che il titolo coincideva
con il suo passato e il suo presente, "mentre per il futuro mi
piacerebbe una vita un po' tranquilla" Berlusconi ha sportivamente
acconsentito: "Vita spericolata". "Grande! - è scattato il conduttore -
grazie Presidente Berlusconi!". E sono partite le note, e le parole, e
nessuno mai avrebbe immaginato che i destini del paese finissero nelle
mani di chi non tanto vuole, ma forse già possiede un'esistenza
insonne, eccessiva, villana, densa di calamità e indifferente a tutto.
Vedrai che vita vedrai - e non è che sia sempre un bel vedere.