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Lo scandaloso SIC della Gasparri

da aprileonline.info

In TV non c'è più concorrenza nella raccolta delle risorse. La legge non ha funzionato, non solo stando alle censure provenienti dalla Commissione europea per l'uso distorto delle frequenze, che costerà all'Italia una "procedura di infrazione" salatissima (circa 400 mila euro al giorno per tutti i contribuenti, quando si pronuncerà l'Alta Corte del Lussemburgo); ma anche per l'analisi della stessa Autorità di controllo sulle TLC. E il 2007 si preannuncia ancora più disastroso su questo punto

Ora anche i dati freddi, statistici sul fatturato dell'intero settore dei media confermano che la controriforma Gasparri ha fallito. Secondo le rilevazioni annuali, sui bilanci delle società editoriali, nel 2006 nel settore delle TV siamo di fronte ad una concentrazione discorsiva del mercato.
La legge, insomma, non ha funzionato, non solo stando alle censure provenienti dalla Commissione europea per l'uso distorto delle frequenze, che costerà all'Italia una "procedura di infrazione" salatissima ( circa 400 mila euro al giorno per tutti i contribuenti, quando si pronuncerà l'Alta Corte del Lussemburgo); ma anche per l'analisi della stessa Autorità di controllo sulle TLC. E il 2007 si preannuncia ancora più disastroso su questo punto!

E' di 23,640 miliardi di euro il valore complessivo per il 2006 del Sistema integrato delle comunicazioni, il cosiddetto SIC introdotto dalla legge Gasparri, con un aumento del 2.92% rispetto al 2005 (22,144 miliardi). E' il dato ufficiale calcolato dall'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni per il Sic, in base al quale si calcola il tetto antitrust del 20% che nessun soggetto può superare e che per il 2006 risulta dunque pari a 4,72 miliardi. La tendenza per il 2007 è di un ulteriore tendenziale aumento della Tv, specie a pagamento e per Internet. Il settore, per l'AGCOM presenta "un consistente livello di concentrazione": analizzando, infatti, i dati aggregati relativi alle principali imprese e capogruppo di riferimento, emerge che 12 soggetti "occupano" nel 2006 il 74% del valore dell''area classica (circa 17,8 miliardi), quella che comprende tv, radio, stampa, editoria annuaristica ed elettronica.
Il grado di concentrazione del settore radio-tv, comunque, supera quello dell'editoria.

IL BOOM DELLA PAY TV - La fetta più consistente della "torta" del Sic è rappresentata dai ricavi di radio e televisione (8,503 miliardi, pari al 35.9% del totale): in particolare, la tv gratuita si piazza a quota 5,516 miliardi, la pay tv a 2,328 miliardi e la radio a 659 milioni. Se si paragonano questi dati con quelli del 2005, l'area televisiva si mostra come la più dinamica (+6.5%), grazie in particolare all'eccezionale risultato della tv a pagamento, cresciuta nel 2006 del 27% (a fronte di una lieve contrazione, pari al -0.7%, della tv gratuita). In particolare, oltre alla consistente crescita dei ricavi di Sky, aumentano notevolmente (+60%) i ricavi delle piattaforme digitali terrestri (essenzialmente Mediaset).

LA STAMPA E GLI ALTRI SETTORI - Al secondo posto si conferma la stampa quotidiana e periodica, con un valore di 7,129 miliardi, cioè il 30.1% del totale (3,479 miliardi per la stampa quotidiana nazionale e locale, 3,650 per la periodica). Terza voce, le iniziative di comunicazione di prodotti e servizi (3,606 miliardi, cioe' il 15.3%). Seguono l'editoria annuaristica ed elettronica anche via Internet (2,145 miliardi, il 9.1% del Sic), così suddivisa: 930 milioni di ricavi per
l'editoria elettronica, 870 per quella annuaristica, 345 per le agenzie di stampa. Poi il cinema (box office e pubblicità), con 1,388 miliardi (5.9% del totale); la pubblicità esterna (587 milioni, pari al 2.5%) e le sponsorizzazioni (282 milioni, l'1.2%). In macrocategorie, domina la componente radiotelevisiva (35.9%), seguita dalla stampa quotidiana e periodica (30.1%) e dalla pubblicità su mezzi non convenzionali (19%).

LA PUBBLICITA' MACINA RICAVI - Sia per il settore tv che per l'editoria la componente più rilevante resta la pubblicità, con una quota del 56.1% per radio-tv (seguono i ricavi da pay con il 25.2%, il canone con il 17.6% e le convenzioni e provvidenze solo con l'1.1%), contro il 48.3% dell'area editoriale (seguono la vendita di copie e collaterali al 41.2%, i ricavi da prodotti e servizi di editoria elettronica con il 5.9%, quelli da servizi informativi delle agenzie di stampa con il 3% e, infine, convenzioni e provvidenze con l'1.6%).

CHI SALE E CHI SCENDE - A parte il boom della pay tv, rispetto al 2005, il valore dell'area stampa e' sostanzialmente invariato: risulta una lieve crescita della stampa quotidiana, con un'equivalente riduzione di quella periodica (intorno all'1.8%). Aumentano più del 10% la radio e l'editoria elettronica. Crescono (intorno al 3%) le agenzie di stampa, mentre sono in calo i film.

I 'BIG' DEL SIC - Questi i gruppi editoriali che sono al vertice, in ordine alfabetico: Caltagirone Editore, Class Editori, De Agostini Editore, Il Sole 24 Ore, Mediaset e Mondadori, Monrif, Rai, Rcs Mediagroup, Seat Pagine Gialle, Sky Italia, Telecom Italia Media. Dodici soggetti - rileva l'AGCOM - nel 2006 rappresentano il 74% del valore dei ricavi dell'area classica (circa 17,8 miliardi), quota che supera il 75% con riferimento alla sola pubblicità. Rispetto all'intero Sic, le quote sono stimabili rispettivamente nel 57% e nel 68%. Separando l'editoria e il settore radio-tv, nel primo caso le principali imprese occupano circa il 60% delle risorse, nel secondo oltre il 91%.
Sostanzialmente c'è un aumento, l'ennesimo, del valore del SIC. Crescono, insomma, i fatturati quasi del 4% soprattutto degli operatori del settore radiotelevisivo ed editoriale.
All'interno di questa analisi dell'AGCOM, si possono vedere alcuni fenomeni: c'è una leggera flessione della pubblicità dalla Tv all'editoria sull'1 e il 2%. C'è un aumento nell'ambito della Tv a pagamento del 2% (sia satellitare che digitale terrestre).
Dunque, a fronte di incrementi della quota da parte delle grandi reti TV, il complessivo SIC è di 23,6 miliardi di euro, di cui 8,5 sono del comparto TV e Radio (8% per TV). la TV free, quella gratuita, fa circa 5,7 miliardi , mentre la Pay arriva a 2,3. Il fenomeno è di una costante crescita della Tv a pagamento rispetto alla generalista.
Per come è fatta la legge, adesso non si può superare il valore del 20% del SIC, quindi è evidente che i grandi operatori Tv possono crescere ancora molto, proprio perchè è molto alta, si lamentano all'AGCOM: è una soglia smisurata per aumentare il giro di affari, che non ha eguali in Europa.

Questa la valutazione di Nicola D'Angelo, membro dell'AGCOM:
"Certo, è una soglia molto alta, tuttavia la legge già potrebbe dar luogo ad una valutazione anche da parte della stessa Autorità sulla dominanza specifica nei singoli mercati che compongono i SIC. Per il pluralismo la soglia è il 20%, ma a livello concorrenziale dei singoli mercati, che compongono il SIC, si potrebbe, come prevede la legge, fare una valutazione sulla dominanza dei singoli mercati, secondo il modello dettato dalle direttive europee sulla comunicazione elettronica in materia di mercato.E quindi, teoricamente potrebbe intervenire la stessa Autorità per verificare se c'è una distorsione in materia di risorse economiche, anche se la soglia del 20%, che tutela il pluralismo non venisse toccata".
Per l'ennesima volta, si dimostra che questo SIC non serve, ma addirittura diviene un elemento distorsivo, amplificando la concentrazione nel settore delle risorse economiche per la TV. Sarà quindi un banco di prova per l'Autorità, dopo queste rilevazioni, per intervenire anche tenendo conto della legge Gasparri per riportare il mercato ad una condizione di maggiore equilibrio.
Secondo Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21:
"Ci fa piacere che l'Autorità abbia compiuto questa analisi. Tuttavia, non dovrebbe essere difficile rilevare che non solo il duopolio esiste, ma che ha ulteriormente rafforzato la sua ferrea presa sulla raccolta delle riso economiche, con quel che ne consegue in termini di libero mercato. Siamo sicuri che l'Autorità saprà e vorrà indicare, adottare tutti i provvedimenti necessari per correggere quella che è un'oggettiva distorsione del mercato, che è destinata ad aggravare ulteriormente la posizione dell'Italia davanti alla Commissione europea".

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