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di traverso
equivoci

Succede.

Succede qualche minuto dopo esser rimasto da solo nella stanza. Creamy danza e canta sul palco. Ho gli occhi lucidi, perché so che non la vedrò più.

E so anche che a Don Zeffirino non dirò niente.

Queste cose non può capirle, perché lui non ha il pisello - dice Aldo - e qualsiasi cosa fai ti dà dieci paternostro e tre avemaria.


No, il prete non può capire che mentre sono lì che piango, di colpo, sento una fitta strana sotto l'ombelico.

C'è qualcosa che cresce laggiù, che dalle mutande preme contro il materasso di Croce e di sua zia Gerina. 

Resto a fissare le gambe dell'Incantevole. Penso alla zingara che ho conosciuto il giorno prima. 

Alla sua schiena abbronzata e a quella pagina strappata che Croce aveva trovato tra la malerba del laghetto. 

Il Roscio una volta aveva detto che le donne – sotto – erano fatte così, come quella foto su quella pagina piena di colla e terriccio.

Aldo se l'era portata a casa. La teneva sotto il materasso. 

Così, mentre all'orizzonte compare l'astronave di Creamy, mi infilo una mano tra le gambe e con l'altra cerco nella penombra tra il ferro della rete e la lana del Permaflex. 

Quando mi porto quella pagina strappata davanti agli occhi, penso che lei è proprio come me la ricordavo: un accappatoio nero, slacciato, seduta su uno sgabello e quella fessura fucsia, che mi sorride come una bocca messa di traverso.

Non ci avevo fatto caso prima, ma noto che assomiglia alla mamma di Aldo. Penso che potrebbe venire qui Santuzza - sul letto di suo figlio - e dirmi che mi ama. Potrebbe lasciare i suoi calzoni fritti, infilarsi un accappatoio e sorridermi – anche lei – di traverso.


Miroslav Kokonazakis

Il Circo Errante dell'Equilibrio


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