Con evidente ma ragionato ritardo, a proposito del marchio Italia, che qualche mese fa tanto ha fatto discutere la blogosfera sensibile al design e agli sprechi della comunicazione:
“È
l’ennesima occasione mancata per il Paese, una operazione mal
riuscita e gestita da incompetenti, un piccolo marchietto che
rispecchia perfettamente l’Italia di oggi, presuntuosa e poco
consistente. […] Il punto è che in questo tipo di concorsi
vincono sempre le aziende come la Landor".
Si esprime così il guru Oliviero Toscani in un'intervista al Sole 24 Ore.
E questo è quello che dice Giancarlo Livraghi a proposito del marchio:
"Vorrei trovare parole meno scortesi, ma non ci riesco. In sintesi: è inutile
ed è una schifezza. È inutile perché non si capisce a che cosa possa servire un
“marchio” per rappresentare l’Italia. Ed è una schifezza perché è esteticamente
pasticciato, sostanzialmente incomprensibile e non trasmette alcun valore o
significato. Come ho già detto, non è solo una mia opinione. L’ho verificata con
parecchie persone competenti in materia. Non ce n’è una che lo consideri
“bello”, o utile, o comunque accettabile. Insomma un’idea sbagliata realizzata
male".
Lo stesso Toscani si chiede come possa uscire qualcosa di buono da una sintesi/mediazione di politici con il senso estetico di un "salvavita Beghelli":
"Le agenzie tendono sempre
ad accontentare i loro clienti e questo pregiudica la creatività.
Mi chiedo poi quale sensibilità estetica abbiano politici come
Rutelli o Prodi. Questo mi pare un marchio che punta al compromesso.
La ricerca ossessiva del consenso crea mediocrità. Questo
marchio comunica solo banalità.”
Come sconcordare?!
Se son fiori marciranno.