qui una volta non c'era niente.
O forse sì. C'era l'odore dell'erba bagnata, ad ottobre.
Ma è una parentesi, nel ricordo.
Un tempo sdrucciolo, che sa di partite a calcetto e vapori dalle docce, quando cominciano i primi freschi.
D'estate qui non venivamo mai.
La città era sempre un attimo prima, stesa come una coperta troppo corta.
Qui, a un tiro di schioppo il carcere e i quartieri di case popolari, i bar infimi e le erbacce su terreni invenduti. Ex Fonderie di zingari e tossici.
Qui, Nonluogo di grigio e catechismi al pomeriggio.
Qui ora la Città nuova e le macchine per abitare (cito forse Charles-Edouard Jeanneret-Gris, in arte Le Corbusier).
Una tempo, le Industriali e il quartiere Rancitelli, i Cavalli dei Rom, i motorini truccati, tatuaggi e boxe.
Oggi apriranno qualche bar anonimo, col nome inglese e tramezzini che sanno di plastica e straordinari.
...nessuno saprà che qui, noi sbarbie, non venivamo mai.
(Pescara, Nuovo Centro Direzionale De Cecco-Fater - M. Fucksas)
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* A sud del capanno, di Les Claypool, Quarup editrice