da
iltempo.it
Soltanto l'idea che da oggi in poi Mike Bongiorno non apparirà più nel piccolo schermo è difficile da concepire. Quando
la tv italiana aprì bottega, il 3 gennaio 1953, lui era già là. Ed era
tutt'altro che un novellino.
Proveniva da anni di radio, il suo primo
amore, e avrebbe continuato a farla se Vittorio Veltroni non l'avesse
richiamato in Italia ad occuparsi di quell'oggetto misterioso chiamato
televisione. Per il giovane Mike la radio era il massimo: poteva
esercitarsi nel giornalismo sportivo, la sua passione, e lanciarsi in
quelle radiocronache dove l'immaginazione, talvolta, prende il posto
dei fatti.
La sua radiocronaca dell'incontro di boxe Joe Louis-Rocky
Marciano, anno 1951, è un autentico pezzo di bravura. Per i milioni di
italiani attaccati alle valvole dell'apparecchio, quell'incontro non
metteva in palio soltanto la corona dei pesi massimi, ma rappresentava
l'ideale passaggio di consegne fra il "Bombardiere Negro", stanco e
bisognoso di soldi, e la "speranza bianca", l'italo-americano che
sarebbe sceso dal ring cinque anni dopo ancora imbattuto.
La
radiocronaca di Bongiorno restituisce quell'enfasi, quel cambiamento
climatico. C'era già il suo segreto: esprimersi per il vasto pubblico,
divulgare senza mortificare, sostituire lo slang tecnico con
espressioni presenti nella vita di tutti i giorni. Un metodo mai
abbandonato in oltre sessant'anni di carriera.
Anche lui era
italo-americano. A New York sarà il sindaco Fiorello La Guardia, amico
del padre, l'avvocato Philip Bongiorno, ad introdurlo nel mondo
radiofonico. Un mezzo che gli regalerà la prima popolarità, gli
altoparlanti con i saluti degli emigranti che spargono lacrime, ma
anche la prigionia, ridotto a quaranta chili scarsi. La radio, un
grande amore, mai abbandonata, nemmeno quando per ragioni di lavoro era
costretto a spostarsi fra Roma e Milano; trovò sempre il tempo di
realizzare trasmissioni radiofoniche originali e di notevole successo,
fra cui "Ferma la musica", "Attenti al ritmo" e altre ancora, spesso
accanto a Gorni Kramer che dirigeva l'orchestra.
In Italia Bongiorno
vuol dire tv, ma soprattutto Festival di Sanremo, di cui fu
incontrastato re del palco. Vi approdò per la prima volta nel 1963,
affiancato da Edy Campagnoli, e non lo mollò più. Per chi iniziava a
fare radio alla fine degli anni Sessanta era un mito assoluto, fuori da
ogni portata emulativa. La mia personale gioia era quella di esternare
ogni forma di americanismo senza timore di esser equivocato. Chi meglio
di lui poteva capire! Anche l'esterofilia era compresa e accettata. E
con gli anni addirittura qualche complimento. Mike, con il suo inglese
inarrivabile, si congratulò con il giovane radiofonico, fra i pochi, a
sentir lui, a pronunciare Illinois senza far sentire la s, che in
effetti non si pronuncia. Un dettaglio che nei giorni del trionfo di
Obama, proveniente da quello stato, mi è spesso venuto in mente e che
sicuramente non dimenticherò mai.