Cugia, dunque Jack Folla è ancora vivo?
«Non solo è ancora vivo, ma scalpita sempre. Ogni mattina, quando leggo i giornali o vedo i telegiornali, sento la sua voce che commenta le notizie».
E si indigna?
«Sì, anche perché l’attualità oggi è ancora più sconvolgente rispetto a dieci anni fa. Noi autori abbiamo l’abitudine di proiettarci in un futuro che immaginiamo e che poi, puntualmente, si presenta. In questo caso non solo si è presentato, si è anche fermato. Il nostro Paese ha, da dieci anni, un futuro immobile».
Jack Folla divenne rapidamente un vero e proprio cult. Cosa colpì gli ascoltatori?
«Credo, prima di tutto, la trasparenza. Dietro Jack Folla c’era un autore che si svelava con le sue luci e le sue ombre. Il patto con l’ascoltatore si crea soprattutto grazie alle ombre, a quegli errori in cui chi ascolta può identificarsi. Errori ammessi con sincerità, negli anni in cui siamo abituati alle false confessioni del Grande Fratello , assolutamente prove di emozioni».
La situazione delle carceri italiane oggi è drammatica: Jack Folla, che è un detenuto, cosa ne pensa?
«È sconvolto, ad esempio, da una notizia che ha sentito l’altro giorno: in alcune carceri il problema del sovraffollamento è talmente grave che i detenuti devono fare i turni per dormire. Jack Folla è un punto di riferimento per molti carcerati perché è sempre vicino ai deboli, agli oppressi, senza discriminazioni, in modo quasi cristiano».
Quello che Radio2 propone dal 31 dicembre sono, seppur rimaneggiate, delle repliche. C’è la possibilità che Jack Folla torni con nuovi episodi?
«Dipende dal coraggio della rete. Personalmente credo che non abbia molto senso riproporre le repliche di Jack Folla senza dargli poi la possibilità di parlare di nuovo. Come me la pensano le migliaia di persone che, da anni, mi scrivono mail per dirmi che aspettano il ritorno di Jack Folla».