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Web tv/Web radio, ufficiali le prime regole
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Le micro web tv/web radio sono salve. La normativa appena approvata da Agcom (Autorità garante delle comunicazioni) è stata alleggerita, rispetto alle ipotesi della vigilia, per venire incontro agli allarmi provenienti dal mondo del web e della politica.

Sono escluse le web tv e le web radio che fatturano non oltre 100 mila euro l’anno da quest’attività. Per essere soggetti alla normativa, quindi, bisogna superare quella cifra con i ricavi specifici associati all’emittenza audio e/o video. Il tutto vale sia per chi ha un palinsestro sia per chi ha solo file on demand (video, podcast). Chiariamo un equivoco: fin dall’inizio dell’iter sono stati esclusi quei siti che non sono considerabili web tv/web radio. Cioè quelli dove l’elemento multimediale, se presente, è “accidentale”. Per esempio un blog che ogni tanto mette un video, ma non ne fa la propria attività portante.

Dovrebbero essere escluse anche le community, dove i video sono apportati dagli utenti (tipo YouTube e Youreporter.it). La delibera Agcom, però, stabilisce che siano soggette nel caso in cui facciano concorrenza alla tv tradizionale e se c’è una responsabilità editoriale (entrambe le condizioni devono essere vere). La delibera non è ancora stata pubblicata, tuttavia, quindi al momento possiamo riferire solo ciò che ci viene detto dai consiglieri Agcom che l’hanno firmata.

Chi è soggetto alla normativa sarà tenuto a comunicare l’inizio delle attività (non è una richiesta di autorizzazione, beninteso) e a pagare 500 euro (web tv) e 250 euro (web radio). Dovrà poi rispettare tutte le regole delle emittenti normali: iscrizione a un registro, tutela dei minori, obbligo di rettifica… E’ su questi ultimi aspetti che probabilmente continueranno le polemiche, poiché non è stata concessa nessuna differenza normativa alle emittenti web per il fatto di essere su internet. Forse ne nasceranno alcuni problemi, per la difficoltà di applicare sul web regole pensate per i mondi editoriali tradizionali.
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