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I mondiali raccontati a mio padre.

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(foto di Brunella Fratini)

Ciao Pa',
ho impiegato qualche giorno a postare la solita letterina per il solstizio d'estate...

È che volevo attendere l'esito di questo girone mondiale.

In occasione del paponizzamento nazionale davanti agli schermi Rai per l'inguardabile prestazione dell'Italia contro la Costarica, mi era sembrato (per più di un attimo) di sentire le tue solite imprecazioni contro il Cesarone nazionale.

“Prande', ti puzza ard lu foc!”*

* Prandelli ti possa ardere il fuoco (intorno)


Il fuoco...quello che è mancato alla Nazionale italiana.

Una formazione e un modo di intendere il calcio “pavidamente democristiano”.

(chiedo scusa a quella decina di colleghi che nell'ultimo mese mi hanno sentito ripetere questa locuzione: “pavidamente democristiano”).


REGOLA NUMERO 1 – I vivi con i vivi, i morti con i morti.

Siamo stati “vecchio-centrici” fin dall'inizio. Un po' come rieleggere De Mita sindaco a 86 anni.

“Vecchio-centrici” fin dal giugno del 2012 (ricordi?) quando vedevamo gli Europei in tv in un reparto d'ospedale, ripetendoci che dalla prossima volta avremmo capito la lezione...che coi Montolivo e coi Thiago Motta non avremmo mai combianto niente, che c'erano almeno 4/5 giovani su cui fondare subito un nuovo ciclo.

Erano i tempi di Zeman, qui a Pescara, e di un modo di giocare il calcio solare e propositivo.

A chi chiedeva conto al boemo della durezza della sua preparazione atletica, Zdenek rispondeva “Da mia casa su mare a Pescara, vedo tanta gente che corre mattina presto. Questi sono pagati per correre 12 ore più tardi.”


Ma veniamo alla partita d'esordio contro l'Inghilterra...

Partita mediocre, dove l'Italia propone un assetto tattico da adolescente con le convulsioni: da una parte, il perenne “cagarsi sotto” del dovere mettere qualcuno in difesa (e se proprio devi mettere uno che si chiama Paletta, almeno assicurati che abbia un parrucchiere iscritto all'albo); dall'altro, il “nuovismo” radical-chic del dover mettere il Giovane (Verratti) a fare il cameriere del Vecchio (Pirlo).

[Il Verratti di Zeman è quello sbarazzino e tentacolare visto nel primo tempo di Italia-Uruguay, non quello disposto a mezzo metro da Pirlo, a fare da guardarobiere.]

A questo aggiungi che se Montolivo non si fosse infortunato, forse Verratti non sarebbe neanche stato convocato.

Inoltre, Chiellini calcia il pallone come un carpentiere di Srebrenica.


In Italia–Inghilterra, poi, c'era Balotelli.

E nell'Italia Balotelli-centrica è figo essere Balotelli.

Il vip, l'uomo degli sponsor, quello su cui punta il circuito mediatico nazionale (da Rai a Sky, all'intero popolo brasiliano che sembrava salutarlo come una sorta di Spartacus evangelico), quello per il quale si narravano gesta d'oltremare, come un'avventura caraibica...Lui che atterra in Brasile et voilà: l'anello per la Funny!

Epico, meraviglioso, roba da romanzo di Salgari.


L'italico incollato alla tv, nell'afa di un anticiclone dal nome biblico, gonfio di birrette, carboidrati e grassi saturi è persino disposto a perdonare a Balotelli di essere stronzo, altro che nero, purché la metta dentro!


Contro l'Inghilterra, la fascia sinistra era talmente inutilizzata che in 90 minuti hanno tirato sù una favela, cortei annessi. La Merkel aveva proposto di organizzarci il prossimo G7, tanto ad attendere che Chiellini smuovesse quella dotazione da fabbro della Garfignana si stava freschi!

Intanto Lorenzino Insigne ammuffiva in panchina, lontano dal gemello Verratti.

Lì, a Sinistra, c'era rimasto solo Nicki Vendola.


Lì dove avevi la miglior formazione e i migliori talenti che il calcio giovanile italiano sia riuscito a proporre negli ultimi dieci anni (Insigne, Immobile e Verratti – non a caso trio del Delfino Pescara delle meraviglie di Mister Zdenek Zeman – Darmian, Candreva) sei riuscito a desertificare tutto con una serie di scelte dal tempismo di un bradipo guercio.


Contro l'Inghilterra Balotelli è stato più solo di un carburatore nel deserto. I palloni non arrivavano.

Tuttavia, abbiamo sculato una partita a suon di passaggetti insulsi e un paio di lampi nella noia.


Così, tutto il circuito mediatico nazionale, Rai Sport in primis, hanno esaltato le mirabolanti gesta e il geniale tatticismo prandelliano, l'alchimia tikitakosa della cosa.

Si sono innescate, come in un incendio, le fallaci faville dell'impressioniosmo nazional-popolare: Balotelli che deflora la regina, Pirlo che arringa il Popolo Oppresso con epiche argomentazioni.

Marco Mazzocchi si tuffa giulivo nell'armadio, proponendo delle mise da Circo Togni.


REGOLA NUMERO 2 – Se incontri una squadra cuscinetto, non dormire.

Passata l'ubriachezza del momento, ci siamo concentrati sulla Costarica (preferisco pronunciarla al femminile).

Prande', lì dove te la potevi pienamente giocare con una squadra “cuscinetto”, hai deciso di soporizzare il match, inserendo Thiago Motta (chissà perché mi fa pensare a Fabio Fazio?!) e Antonio Cassano, uno ormai perfetto solo per un addio al celibato a Riccione.


Come al solito, hai voluto assecondare la “mozione giovani di talento” e mi hai messo Insigne.

Il problema è che lo hai messo come un'acciuga in un risotto alla milanese. L'azzurro più vicino era un tifoso di Foggia.


Hai deciso di inserire Thiago Motta e Cassano: come avere un parterre di giovani e sode ventenni e scegliere Raffaella Carrà o le gemelle Kessler.

Siamo stati messi sotto dalla Costarica, la rappresentativa di un Paese povero, ma sorridente e in armonia con il senso che si dovrebbe dare alle cose sul Pianeta.


Dopo la sconfitta, giornalisti e commentatori italioti hanno dato il meglio di sé in quello che è pur sempre il primo sport nazionale (il Calcio è secondo): la discesa dal carro dello sconfitto.

Erano lì a dirci che loro lo avevano previsto, quando fino a 24 ore fa ancora incensavano la compagine con punte estreme di precocissima eiaculazione.


REGOLANUMERO 3 - Se devi pareggiare, tanto vale vincere.

Con l'Uruguay dovevamo pareggiare.

Lo avevamo messo anche anni prima in Costituzione, ma non è servito a niente.

Dovevamo vincere invece, con la voglia di giocare un buon calcio, all'attacco, non inserendo Parolo per Balotelli. A partita già compromessa, ancora Cassano, ancora Thiago Motta. La fantasia di un orologiaio depresso.

Ormai è acclarato: in confronto a Cesare Prandelli, Giovanni Trapattoni è uno spericolato stuntman.


Dico...Se hai una difesa allegra come una diva del burlesque, perchè non puntare tutto sull'idea di fare un gol in più?

- Prande', è molto semplice: ne prendi 4, ma ne devi fare 5!

Lasciamo perdere le recriminazioni sul giocare con un uomo in meno, nell'ora mediana sudamericana: la questione è che la partita la dovevi vincere prima. Osando.


Torniamo a casa, e ce lo meritiamo, al di là delle colpe da addossare all'arbitro, dei morsi cannibali dell'avversario o del caldo impossibile (pressapoco le temperature di Gallarate ad Agosto). Ce lo meritiamo perché siamo un popolo anestetizzato da una narrazione che ci vuole sempre geniali e in fondo “epici”, e invece siamo dei “Golia” stanchi e appesantiti. Intenti a twittare minchiate piuttosto che fare una ripetuta in più.

TikiTakare non è “giocare a calcio”. Ci sono occasioni in cui è più facile fare l'impresa che il compitino.

È un po' come pensare che annunciare la rivoluzione possa servire a farla veramente.


Oggi torna a casa una piccola Italia, specchio infranto dei suoi Italiani.




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