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Luilei e il suo cuore a transistor


particolari
In attesa della muta definitiva - un intervento di penectomia e successiva vaginoplastica - Josè Renato Correia Do Nascimento, detto Renè, stava gradualmente appendendo i preservativi al chiodo e nel giro di un annetto avrebbe smesso di allietare - tra gli anfratti delle pinetine rivierasche - preti, scapoli e padri di famiglia.

Finché non sarà definitivamente donna, Aldo lo chiama Luilei. A volte, si perde con occhi sognanti e sospira “il mio caro dolce cuore a transistor”. Dice che quell'essere in via di definizione ha il potere ineguagliato di stimolare i suo campi elettrici assopiti, di aprire come un interruttore vie di fuga alla sua anima bislacca.


E poi, Cro', ricordati sempre che nessuna donna al mondo può farti un pompino come una donna che è stata uomo!” gli aveva confidato un sera.

Luilei e Aldo si erano conosciuti al termine di una rissa sulla spiaggia del Sestante, quando il trans malconcio aveva trovato riparo e assistenza tra le braccia e nell'appartamento del più grande pusher di polvere d'angelo del reame.

Aldo era in città già da un po' di mesi ed era riuscito a fare l'ambito salto di carriera: da misero spingitore di fumo prima, a ennesimo piazzatore di pasticche poi, fino ad assurgere a Miglior Primo Grossista e Gran Pusher Supremo per le partite di chetamina e polvere d'angelo.

Gli Sloveni si fidavano di lui. Non si faceva, non era un tossico e provava la roba solo fuori dagli orari di lavoro. Pagava regolarmente le forniture e aveva trovato il modo di farla entrare in comode bottigliette d'acqua all'interno dei locali. Assisteva come un Caronte i suoi clienti, mentre sorvolavano la città a bordo di tappeti volanti o correvano a riva verso mirabilanti mongolfiere marine. Quando eri lì lì per dissociarti dal tuo corpo e vedere anima e carne dividersi come due parti di una mela, potevi giurarci che Gugliemo Tell era lì a controllare il tuo volo, come una hostess discreta o una nonna che ti tiene la fronte quando la temperatura sale oltre i trentotto gradi.


La sua copertura formale era un impiego da telefonista in una società che offriva servizi di call center a qualsiasi altra ditta avesse qualcosa da vendere e nessun potenziale acquirente.

A volte la voce di Aldo rombava pure nel nostro telefono. Pa' lo riconosceva, chiudeva e tornava a tavola dicendo “È sempre quel coglione del tuo amico. Oggi voleva vendermi una fresatrice portatile”.


Non gli importava se non riusciva  a vendere nulla.  Sapeva che tutto quello che aveva o che avrebbe mai avuto nella vita sarebbe venuto dalle chetamine, non certo dalla vendita di un clistere polifunzionale in ebano ad un vecchio cagasotto eccentrico. 

Al Sestante era più noto di un fantasma che nessuno aveva mai visto. Bastava sussurrare Angel in pista per trovare qualche suo scagnozzo che nel giro di pochi minuti ti avrebbe passato un'innocua bottiglietta d'acqua.  

Quel locale un giorno lo avrebbe rilevato – ne era convinto. Adorava i gazebo stesi sulla sabbia, i cuscini arabeggianti, i vassoi di frutta e super alcolici sui quali si posavano vellutate mani di cubiste e giovani carni abbronzate.


Quando Luilei sarebbe diventata solo Lei, lui si sarebbe perso tra le sue cosce e avrebbe chiesto finalmente la sua mano – e anche tutto il resto.

Il Sestante, i gazebo, i cuscini, la musica...e tutto quello che ancora rimaneva cocciutamente a scintillargli attorno.


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