da Radio Popolare Roma |
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Ci sono diversi modi per uccidere la
libertà d’informare e di comunicare. L’ultimo escogitato dal governo
Berlusconi colpisce l’economia delle radio e delle televisioni locali,
con l’effetto di limitarne le possibilità giornalistiche.
Il decreto milleproroghe – come saprete – ha trovato i soldi per
salvare i bilanci di giornali di partito e grandi gruppi editoriali,
testate storiche e fogli senza storia, ma soprattutto cooperative
fasulle di giornalisti e radio di partito. Il governo ha recuperato quei
finanziamenti non colpendo i furbetti o risolvendo ingiustizie, ma
togliendo i rimborsi che da anni le radio e le televisioni locali
ottenevano per coprire parzialmente le spese di elettricità, telefoni,
satellite e agenzie. Il risultato sarà – facile prevederlo – ulteriori
tagli al personale o la riduzione della capacità di fare informazione.
Noi di Popolare Network, un consorzio di una ventina di radio, da
anni abbiamo scelto proprio di investire sull’informazione: ogni giorno
14 edizioni di giornali radio, trasmissioni di approfondimento
giornalistico, rassegne stampa, dialoghi con gli ascoltatori, rotocalchi
d’informazione, grandi dirette dai principali eventi politici e
sociali. Un lavoro quotidiano basato sull’assoluta indipendenza da
padrini e padroni: e se fosse proprio questa nostra autonomia di
giudizio a dare fastidio?
Ma l’indipendenza economica – non essere sottoposti a ricatti di
aziende, attraverso la pubblicità, o di enti politici, attraverso
regalie – è condizione sine qua non per una reale indipendenza
editoriale. I rimborsi statali alle spese, proprio perché
rappresentavano un parziale ma importante aiuto economico, contribuivano
a garantire la piena autonomia delle radio di Popolare Network. In
Italia il mercato dell’editoria è fortemente squilibrato, con grandi
gruppi voraci e conflitti d’interesse politico-economici. L’attività di
centinaia di radio e televisioni locali rappresenta di per sé una forma
di pluralismo reale e preziosa, apprezzata ogni giorno da milioni di
persone. Le radio di Popolare Network fanno parte di questo mondo, messo
a rischio da un decreto del governo Berlusconi, massimamente ingiusto
perché toglie a chi ha poco per dare a chi ha molto...o perlomeno ha
santi in paradiso (in questo caso santi in Parlamento).
Il nostro modello economico ha
sempre fatto leva sul contributo degli ascoltatori, la nostra migliore
garanzia di libertà. Lo faremo ancora, ma senza rinunciare a batterci
perché venga ripristinato il diritto soggettivo ai rimborsi, perché ci
sia giustizia.
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