da
L'Espresso
La Betancourt e gli altri 700 ostaggi nelle mani delle Farc ascoltano ogni weekend alla radio i messaggi dei familiari. È il solo legame col mondo. Siamo stati nella stazione colombiana che li trasmette da Bogotà
Ogni sabato e domenica, quando cala la notte sulla Colombia, suona l'ora della speranza per i quasi 700 ostaggi che sono nelle mani delle Farc, l'esercito narcoterrorista che da quasi mezzo secolo fa guerra al governo centrale. Per politici, militari, poliziotti e comuni cittadini che sono prigionieri nella selva amazzonica - qualcuno da quasi dieci anni - è la sola occasione per avere notizie delle famiglie. Anzi, per ascoltare dalla viva voce di mamme, mogli, padri, fratelli e figli che cosa accade nelle loro case e nel mondo dei liberi.
Quando scatta la mezzanotte di ogni sabato, il giornalista Herbin Hoyos apre i microfoni del programma 'Las voces del secuestro' su Radio Caracol, la prima emittente colombiana. E per sei ore inonda l'etere di messaggi dei familiari dei rapiti, intervallandoli con attualità, cronaca, politica e sport per rispondere alla sete di notizie di coloro che sono stati inghiottiti dalla giungla. E quando scoccano le due della notte tra la domenica e il lunedì, è il turno di Antonio José Caballero di RCN (Radio Colombia Nacional) con 'La noche de la libertad', stesso modulo informativo lungo però quattro ore, con un mix di messaggi registrati dei familiari dei rapiti e di notizie di attualità varia.
La 'Voces del secuestro' e 'La noche de la libertad' sono i due soli fili di unione tra il mondo civile e gli ostaggi. "La notte dell'11 giugno 2005, il giorno del mio compleanno, ricevetti la sorpresa di ascoltare Radio Caracol che trasmetteva dalla mia casa, con i miei familiari che mi facevano gli auguri", ricorda con gli occhi lucidi John Pinchao, poliziotto colombiano finito nella rete della Farc il 2 novembre del 1998 e sfuggito ai suoi carcerieri in modo avventuroso otto anni e mezzo più tardi. Racconta il senatore Luis Eladio Perez della prima notte del sequestro, per lui durato sei anni, otto mesi e 17 giorni prima di essere liberato e consegnato alla
Croce rossa e al presidente del Venezuela Hugo Chávez: "Uno dei comandanti Farc mi dette una radiolina a transistor della Sony che divenne la mia compagna per tutto il tempo della prigionia. Lì ascoltai la notizia del mio sequestro e le dichiarazioni del capo guerrigliero Mono Jojoy, il quale affermò che sarei tornato in libertà solo il giorno in cui fosse stata promulgata una legge sullo scambio dei prigionieri. E a quel punto pensai che non sarei mai più tornato a casa".

Anche Claras Rojas (vedi intervista qui sotto), rapita insieme alla candidata alle presidenziali del 2002 Ingrid Betancourt e liberata ai primi del 2008, sa bene quanto è importante quel legame che corre sulle onde medie: "Da quando sono tornata libera ho mandato varie volte messaggi per rincuorare i sequestrati attraverso le trasmissioni di RNC e di Radio Caracol".
Molti di questi sostegni via etere sono stati indirizzati direttamente alla sua amica Ingrid, diventata il simbolo della questione ostaggi delle Farc: intorno al suo nome milioni di colombiani sono scesi varie volte in piazza negli ultimi 12 mesi, e il ritorno in libertà della donna è stato ripetutamente chiesto da un coro di voci internazionali.
Sforzi inutili. Da un paio di mesi su Ingrid Betancourt aleggia di nuovo un pesante mistero: nelle immagini diffuse ad aprile dalla guerriglia, appariva prostrata ed emaciata, in uno stato di salute assai precario. Poi, è di nuovo calato un silenzio che apre la porta a ogni tipo di suggestione sulla sua sorte.
Al contrario, è stato risolto una volta per tutte il mistero di Manuel Marulanda Vélez, nome di battaglia Tirofijo (cecchino), leader indiscusso delle Farc per 40 anni e ideologo della politica dei sequestri in funzione di autofinanziamento (sono stati centinaia i rapimenti risolti con il pagamento di un riscatto) e di pressione nei confronti del governo di Bogotà. Marulanda è morto il 26 marzo scorso nel suo rifugio nella selva amazzonica, nella zona sud del paese, la più impervia perché attraversata dalle due dorsali andine: Marulanda era stato segnalato nell'area e le truppe speciali colombiane della Fuerza de Tara Omega avevano bombardato duramente alcuni luoghi della regione del Tolima.