da italnews.info
La nascita di una radio è sempre un
evento culturale importante: al pari e prima della televisione, è stato
ed è un eccezionale veicolo di promozione culturale. Ma se in Italia il
problema di una radio libera è sopravvivere nell’affollatissimo mare
delle frequenze o limitare i danni derivanti da esosi pagamenti di
diritti d’autore, in un paese dove a “gestire” l’economia, è un’intera
famiglia (quella del Presidente), una radio diventa un caso nazionale.
Il caso in questione è “Shems”, vezzoso nome (spiagge)
dato all’ultima creatura presidenziale. E’ la nuova radio privata,
gestita da Tunisia Broadcasting, che inizierà a
trasmettere dalla seconda metà di settembre e sarà presieduta da Sirin
Ben Ali, figlia della prima moglie del presidente. La nuova
emittente si aggiunge alle già esistenti Mosaique, la
prima a nascere nel paese magrebino, Jawhara e Ezzeitouna,
quest’ultima di ispirazione religiosa il cui scopo è quello di
promuovere gli aspetti più virtuosi dell’Islam e del Corano, la
tolleranza e la moderazione, in una Tunisia faro del dialogo tra culture
e civiltà. Inshallah.
La creazione di emittenti radio e
televisive private ha reso concreto l’impegno preso dal Presidente Ben
Ali “di aprire lo spazio mediatico al settore privato” e di ampliare le
prerogative del Consiglio Superiore della Comunicazione
per includere l’esame di richieste relative all’apertura di emittenti
radio e televisive private.
Il documento per l’autorizzazione di
Shems è stato sottoscritto dal ministro per la Comunicazione, Oussama
Romdhani, e dal promotore del progetto, Fethi Bhouri. Shems FM
sarà una radio generalista, trasmetterà 24 ore su 24 e inizialmente
coprirà le zone della Grande Tunisi, di Bizerte, di Capo Bon,
del Sahel e di Sfax. ”Il lancio di questa nuova stazione si
inserisce nel quadro dell’iniziativa privata nel settore audiovisivo’‘,
ha detto il ministro delle telecomunicazioni Usama Ramadani. Oltre a
nove radio pubbliche, vi sono tre radio private che secondo i media
hanno più successo di quelle pubbliche.
Ma in un’intervista con la agenzia
tedesca Dpa riportata dall’egiziana Mena, Ziyad Alhany,
giornalista e membro del Sindacato delle radio libere tunisine, non
riconosciuto dallo Stato, ha lanciato un appello alle autorità chiedendo
regole e condizioni uguali per tutti e di dare la priorità ai
professionisti. Un appello che implicitamente si spiega con il fatto che
un’altra radio è di proprietà del genero del presidente.