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FORTEZZA BASTIANI - La menzogna e la vergogna
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Il più grande problema sollevato dalla pratica delle intercettazioni [e della loro conseguente (truffaldina) diffusione] non è tanto lo scandalo (pur legittimo) legato alla libertà e alla privacy dell'individuo nella sua sfera privata, quanto l'ormai innegabile e squallido panorama che ne emerge.

I recenti casi Cancellieri-Vendola (per non rispolverare il classico Fassino - “Abbiamo una banca?!”) palesano all'opinione pubblica l'esistenza di un potere che si compiace, che ammicca, che inciucia, che si sganascia, o anche (solo) si commuove (per pochi).

A fare schifo, nella vicenda Vendola, è il tono autocompiacente del potere che dialoga privatamente con un altro potere (pestilenziale e corrotto).
Il Pubblico è il grande assente: c'è solo un dietro le quinte squallido, come gli stessi ipercomplottisti non avrebbero neppure potuto immaginare. 
L'eskimo e la sciarpetta rossa diventano feticci da avanspettacolo, costumi per un popolino avvezzo al gioco delle parti, mentre i politici si arroccano nella loro “Fortezza Bastiani”, decisi a mantenere il più possibile la rivoluzione negli ovili.

Non c'è oggi un solo leader di sinistra, che possa ergersi a guida certa, per autorità morale e incorrotta. Della famosa foto di Vasto, resta solo il fotografo, ma non sappiamo chi sia. Di Pietro è già stato spazzato via, Vendola lo seguirà a breve); Bersani non pervenuto (neppure a sé stesso).

Ha ragione quel giovane brufoloso e incravattato neo-forzitaliota, quando ad osservazione “Ma Berlusconi sta per decadere” rispondeva con tanto di “'sti cazzi!” - “Tanto tutti dobbiamo decade'!”


Gli italiani, almeno in questo, sono indiscussi maestri.


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