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La messa via radio inguaia un altro prete


da corriere.it

ASOLO — Un po’ come So­crate. Dopo una vita passata ad insegnare la filosofia, mon­signor Giacomo Lorenzon adesso deve bere la sua cicuta. Tutta colpa di quella radio, che per trasmettere la messa andava ad interferire con le li­nee di trasmissione degli ae­rei, persino quelli militari: è stato denunciato. Un amaro destino che però non lo vede solo. La polizia postale ha deferi­to all’autorità giudiziaria an­che don Leo Alberton, in pen­sione da anni, colpevole di aver installato, per primo, più di vent’anni fa, quell’antenna. E così, nell’attesa che l’indagi­ne faccia il suo corso - al mo­mento i due preti non sarebbe­ro formalmente indagati ­l’unica certezza è che, da que­sto Natale, ad Asolo nessuno potrà più ascoltare la messa via etere. «

Ottenere nuove fre­quenze è difficilissimo», ha detto ieri monsignor Loren­zon. Una vicenda a metà tra il ro­manticismo e il cinico pragma­tismo militare che nasce sul campanile del duomo di Aso­lo, in pieno centro storico. Qui dal 1986 sono installate una antenna ed un ripetitore, inizialmente di Radio Asolo, poi lasciati ai sacerdoti per la trasmissione di liturgie e mes­se. Sulle frequenze dei 108 Fm gli asolani hanno preso così l’abitudine di ascoltare omelie e avemarie. Da qualche tem­po, però, particolarmente di mattina, i piloti intenti a co­municare con la torre di Trevi­so dovevano confrontarsi con un segnale disturbato. La poli­zia postale di Venezia ha a po­co a poco individuato la fonte: il duomo. Appunto. E così venerdì scorso cin­que agenti si sono presentanti per sequestrare tutto: la tra­smittente e ogni apparecchio. Il sacerdote - che per anni è stato rettore allo storico istitu­to Pio X di Treviso - è caduto dalle nuvole. «Sono qui ad Asolo da due anni. Io accende­vo la trasmittente quando c’era la messa. Non ne so di più».

Il pm di turno, France­sca Torri, ha convalidato il se­questro. E adesso sta indagan­do per l’articolo 635 del codi­ce penale, quello che punisce chi danneggia i sistemi infor­matici e telematici. Al prete, d’altro canto, è già stata notifi­cata pure una sanzione ammi­nistrativa da 1.700 euro per la violazione degli articoli 97 e 98 della legge 259 del 2003. A difenderlo, c’è l’avvocato Pie­ro Pignata. «Non c’era assolu­tamente volontà di dolo. E in ogni caso, se il reato è quello di danneggiamenti, ci deve pur essere qualche danno. Che al momento non vedia­mo ». Linea difensiva a parte - la sensazione è che gli inquiren­ti stiano guardando di buon occhio al sacerdote, vittima di una situazione paradossale ­la vera notizia per gli asolani è che per la prima volta in vent’anni a Natale non potran­no ascoltare la messa in casa. Gli anziani del paese sono an­cora convinti che la loro «Ra­dio Asolo» funzioni e che non ci sia nulla di male a sentire le parole del prete. «Dovranno forse spiegarlo a quei cattivoni dei top gun sui nostri cieli», sorride l’avvo­cato Pignata. «Forse, faceva bene pure a loro sentire qual­che buona parola cristiana». Tant’è. Neve o non neve, Nata­le o non Natale, alla legge non si comanda.

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