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Il futuro uccide. Stava scritto in uno dei cessi della vecchia stazione ferroviaria di Pescara. L’ha scritta un tale Primo detto "il Duca" il giorno in cui è sceso dal suo ultimo treno. Il giorno in cui ha abbassato la manopola dell’aria, distrattamente. Si infilato la giacca di servizio, distrattamente. È sceso dal locomotore, distrattamente. Ha scambiato due stronzate calcistiche col capobinario, distrattamente. E si è concesso, distrattamente, un’ultima pisciata nella peggior cloaca del centro sud.
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È stato quello il giorno in cui ha cacciato di tasca il pennarello indelebile.
Ha scelto la ghisa catramata dello sciacquone.
E ci è andato giù pesante, signori:
il futuro uccide.
Frase impegnativa, quasi top dell’aforisma internazionale.
14 lettere…..i-l-f-u-t-u-r-o-u-c-c-i-de….se le si pronunciano distrattamente, senza badare al contenuto, la natura chiusa delle vocali in questione conferisce blasone al concetto.
E’ il 3 settembre del 1985.
C’è un’arietta del cazzo in città, perché non c’è altro al di là della vecchia stazione.
C'è solo il mare e la brezza dei balcani arriva mista ad un po’ di chimica marina.
Succede nelle città di mare.
Nostos algia, dal greco “dolore, sofferenza per il ritorno”.
Ci sono serie possibilità che ti pigli una cosa genere se nasci da certe parti.
Primo detto "il Duca" ha una sua teoria al riguardo.
Ci sta riflettendo su mentre si sta recando ad orinare.
E’ una questione di chimica.
Il porto, le reti del molo, il gasolio, l’odore dello sterco dei gabbiani, l’odore dell’acqua del largo sull’ultimo fiato dei pesci.
E’ questo il concetto che ribadirebbe davanti al più spietato dei plotoni d’esecuzione: l’odore dell’acqua del largo sull’ultimo fiato dei pesci.
L’idea che quella cosa che ti sta morendo davanti ha ingurgitato acqua di alto mare e che ci sia un po’ di quell’acqua anche nel suo ultimo scuotersi.
E’ questo quello che pensa, mentre sono le 19 e 02 di un abulico venerdì 30 settembre dell’85.
Ha appena diretto il suo ultimo interregionale Roma Termini-Pescara. La mogliettina avrà deciso di fare follie e di brindare al suo pensionamento con frittata di rape e zucchine e non appena uscirà da questo cesso ci saranno sicuramente Vanni e Pazzella a pretendere un doppio cognac di requiem alle ferrovie.
E’ questo quello che pensa mentre piscia.
Doppio cognac di requiem alle ferrovie. Pesciolini che esalano ultimi umidi respiri.
Pensa a De Renzo del reparto pulizie che smadonna sempre come un turco contro gli stronzi che imbrattano le sue adorate fogne.
Si caccia di tasca il pennarello e scrive.
Il futuro uccide.