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Le albe di Kappa (kacca annessa). Fenomenologia di certi bloggers.

la musica è sempre "testarda"
il sito web della settimana è: MATEO

alba


Il mio amico Lester Galloway dice che i blog sono tutte cagate.

“Che bisogno c'è di tutta questa gente che manco conosco che mi vomita addosso le sue impressioni sul mondo, le sue profezie autopoietiche sul futuro, l'ultimo film visto a un rassegna radicalchic o – nella peggiore delle ipotesi – bagagli di autocommiserazione postuma...”

Già, che bisogno c'è?

Parliamo - Lester ed io - di blog come autoreferenzialità. Di forum, di mediazioni, dell'inutile “parlarsi addosso” di questa generazione che ha trovato la sua parolina magica: BLOG!
Io sostengo che la Blogosfera non salverà il mondo, e dio ce ne scampi (se almeno esiste).
Rispondo pure che è un bene che ci siano, i blog.
E' certo che non vanno presi come semplice sapere enciclopedico di questo mondo; tuttavia essi accrescono ed arricchiscono il “vociare globale” che ormai è rintracciabile solo on line.
Dico che mi piace l'idea che siano l'unico modo per essere medium di sé stessi e siccome su questo pianeta i “sé stessi” sono tanti è anche inevitabile che la Blogosfera appaia come un bordello inaudito di link, citazioni, approfondimenti et cetera et cetera et cetera ...
E dico pure che è normale e comprensibile che i cervelli abituati all'indottrinamento eterodiretto istituzionale storcano il sottostante naso dinanzi alla possibilità di (non) imparare qualcosa (almeno) dai i politici ruspanti. 
I blog sono conversazioni, se fatti bene. Monologhi se sacrificati all'altarino dell'essere on line, hic et nunc, ma in tal caso sono solo una maledizione per i loro estensori, perchè li costringono all'insana schiavitù di vivere refreshando pagine per vedere quanti e quali commenti si è ricevuti sull'ultimo (inestimabile) post. I blog sono finestre: "squarci che danno su un'altra parte", avrebbe detto Ferdinando Pessoa.
albe del kappa
A me, ad esempio, piace guardare il blog di K.
Niente di che. Uno “a progetto” come me. Che si sveglia alle 4 di ogni sacrosanta mattina, da qui alla scadenza trimestrale del suo contratto con Radio Rai. Uno che la mattina percorre strade che sanno ancora di caffè e dentrificio.
Kappo ha avuto un'idea.
Scatta una foto al giorno col telefonino.
Poi le posta sul blog, le chiama “Le albe del Kappa”.
A me piacciono, i suoi post, perché parlano di un mondo che già vive mentre io ancora sonnecchio (gli hard director della mia razza sono così: il mondo prima delle 16 è solo una ridicola espressione onirica).
I blog sono complessità, unicità, storie.
Nessuno ci obbliga a leggerli.

E fondamentalmente ha ragione Darkseal quando dice che tutti vogliono scrivere (e comunicare qualcosa/stronzate): nessuno leggere.
Io sono uno di quelli, ad esempio.
cacca Il bello del “privato che si fa pubblico” è che è sempre così "pubblico" da essere "privato" di ogni sua scoreggia.
A questa ragazza qui a destra, che è una strafiga e che farebbe voltare qualsiasi uomo per strada, capita di farsela sotto in diretta televisiva.
Forse YouTube a quest'ora avrà già provveduto a rimuoverne la testimonianza.
I blog sono meno di questo: riflettori "da camera", sotto i quali ci aggiustiamo la chioma ed evitiamo di esporre le budella del nostro essere.

Rispetto a una telecamera che ci scruta, nei blog, almeno, questo rapporto duale (tra pubblico e privato) è sempre mediato.
Ognuno decide quale immagine/pensiero far trasparire.
In definitiva, una menzogna (che forse leggeremo e commenteremo solo noi).
Una boiata recitata da milioni di cervelli più o meno valenti (?).
Apparire un istante dopo la defecatio sine qua non...

Welcome to the future, myladies...
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