Le radio dell’odio hanno acceso gli animi ben prima delle elezioni del 27 dicembre
da
fides.org
Nairobi (Agenzia Fides)- Anche in Kenya come in Rwanda prima e durante
il genocidio del 1994 alcune radio locali hanno svolto un ruolo
deleterio nell’incitare la popolazione alla violenza. Già durante la
campagna elettorale che ha preceduto le contestate elezioni del 27
dicembre 2007, la Commissione elettorale del Kenya e le forze di
polizia avevano chiesto di chiudere alcune radio che trasmettevano in
lingua locale proclami di odio verso certe comunità e certe persone. Il
Presidente della Commissione elettorale Maina Kiai aveva affermato che
“Un discorso che incita all’odio è una violazione dei diritti umani
perché incoraggia la violenza e va quindi fermato”.
Uno studio effettuato da un ente di ricerca locale durante la campagna
elettorale aveva dimostrato come le radio in lingua locale dessero
maggiore risalto ai partiti favoriti dai loro ascoltatori. Le stazioni
della Provincia centrale hanno dato maggior copertura al PNU (Partito
per l’Unita Nazionale del Presidente Mwai Kibaki) mentre quelle che
trasmettono a Nyanza e nella Western Province favorirono l’ODM di
Odinga. Le stazioni prese in esame dalla studio erano were Kass FM,
Musyi FM, Egessa FM, Mulembe, Coro and Ramogi FM.
A Nairobi si è tenuta agli inizi di febbraio una sessione di studio sul
ruolo dei media nel suscitare le recenti violenze organizzata da
Internews, un’organizzazione non governativa californiana specializzata
nell’assistere i media indipendenti in tutto il mondo. Secondo David
Ochami del Consiglio dei Media del Kenya, molto prima dello svolgimento
delle elezioni, le stazioni radio in lingua locale hanno sobillato lo
scontro etnico spingendo gli ascoltatori a sostenere i candidati della
propria tribù e ad avere cattivi sentimenti nei confronti delle persone
provenienti da altre comunità. Un giornalista di una radio in questione
ha fatto autocritica affermando che “l’odio etnico che la nostra radio
propagandava nei confronti di coloro che sono esterni alla comunità era
incredibile. Quello che è più triste è che noi abbiamo lasciato queste
persone parlare in modo ignobile e noi abbiamo riso di questo”. Il
giornalista ricorda che nelle redazioni si era creata una divisione tra
i sostenitori di questo o quel partito che alcuni giornalisti hanno
rifiutato di riportare notizie che non erano favorevoli al proprio
candidato.
Nel corso del seminario è emerso però anche il positivo contributo di
altri media nel riportare le notizie sugli scontri delle ultime
settimane in modo obiettivo. Alcuni giornalisti hanno denunciato di
aver subito minacce e intimidazioni.