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la Cosa Rossa.



la solita mattanza

La prima volta che ho visto la Cosa Rossa doveva essere un pomeriggio. Un dopopranzo di agosto.
Apparteneva a un'amica di famiglia, che quel giorno nella calla termale di una cittadina del padovano si era infilata un vestaglia fiorata e seduta su una sdraio.
La Cosa Rossa mi si era allora rivelata, da un ingenuo accavallamento di cosce, da un mutandina da 3 mila lire al mercato rionale.
La Cosa Rossa, circondata da peluria trozkista e inutilmente alabardata di tagli alla Cosa Pubblica (un unico spacco verticistico, a dire il vero), era lì a suggerirmi campagne permanenti in cui perdere il mattarellum.
Cosa ci si potesse fare con la Cosa Rossa era allora mistero della Fede,concetto astruso e libidinoso che in fondo implicava sotterranei ricorsi al Porcellum e sacrosante adozioni della Rosa Bianca.
Bisognava essere democratici, in fondo.
Attendere preliminari e accordi di programma.
Aspirare a spinte proporzionali verso rotondità maggioritarie e non desistere, mai.

Tutto il resto è Politica.

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