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Elettrosmog: Una ricerca sudcoreana inchioderebbe Radio Vaticana

Già solo a guardare dall’automobile, di passaggio a Cesano (una ventina di Km a nord di Roma), il panorama incute un po’ di timore: una fitta rete di antenne (una cinquantina in tutto) alte fino a 100 metri che trasmettono ad elevata potenza in mezzo alla campagna. Inutile provare a indugiare davanti ai cancelli per capirne di più. Sarete allontanati in malo modo con la giustificazione “Questo è un altro stato”. La extraterritorialità, infatti, è una delle tante motivazioni giuridiche formali che hanno permesso agli impianti di Radio Vaticana di continuare a trasmettere.

Sono anni ormai che, nella zona tra la Capitale e il Lago di Bracciano, si combatte la battaglia più aspra d’Italia in materia di elettrosmog. In quell’area, oltre alla Frazione de La Storta dove c’è una stazione radiotrasmittente del Comando della Marina Militare, il Vaticano, su un terreno molto ampio delimitato da due strade statali, a Santa Maria di Galeria, gestisce una fitta rete di antenne e impianti di trasmissione attivi dal 1957.

Inutile ricordare interferenze in apparecchi televisivi e radiofonici degli abitanti dei territori limitrofi, cellulari che saltano, citofoni impazziti. Doveroso ricordare i morti per tumori e leucemie, i tanti bambini malati, vittime, secondo ambientalisti, studiosi e comitati cittadini, di quel mostro invisibile che è l’inquinamento elettromagnetico.

Da novembre 2006, dopo vari andamenti giudiziari, è in corso un'indagine epidemiologica nel territorio istituita dal Tribunale di Roma nell'ambito di un procedimento per omicidio plurimo colposo. L’analisi sarebbe volta ad accertare l'effettivo nesso fra esposizioni al campo elettromagnetico e patologie emolinfatiche negli adulti e nei bambini residenti entro 6 km di distanza dagli impianti.

Ora i Comitati di Roma Nord (www.comiromanord.it) ci informano di un’indagine epidemiologica, che potrebbe costituire un prova scientifica, condotta in Corea del Sud su bambini e ragazzi fino a 15 anni di età, residenti entro 2 km da emittenti a modulazione di ampiezza.

Lo studio, pubblicato l’1 agosto dal prestigioso “American Journal of Epidemiology”, ha accertato in questi soggetti un’incidenza della leucemia 2.15 volte maggiore rispetto a quelli residenti oltre 20 km dalle medesime emittenti.

I dati epidemiologici sono stati raccolti in 14 ospedali sudcoreani e confermati dal Registro Nazionale dei Tumori. Sono stati indagati i casi di leucemie riscontrati dal 1993 al 1999 intorno a 31 emittenti con potenza di trasmissione superiore a 20 kilowatt, per un totale di 47 antenne. A 2 km di distanza da quelle emittenti, il valore del campo elettromagnetico è compreso fra 1 e 3 volt/metro.
Se andiamo al confronto con la situazione di Cesano e degli altri paesi limitrofi, i valori di esposizione della popolazione misurati negli anni sono ben superiori a quelli sopra menzionati. Basti pensare che i valori sud coreani di esposizione stimati nella ricerca sono addirittura inferiori all’attuale limite di legge italiano, che è di 6 volt/metro per i luoghi con permanenza umana non inferiore alle quattro ore giornaliere.


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