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fra(m)menti
  se fossi cieco

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Se ad Annette avessero chiesto dove aveva incontrato Miros, lei avrebbe sorriso, allargando la dentatura bianca di salvia in una specie di smorfia che poteva sembare anche uno sbuffo, a prima vista. Ma avrebbe sorriso e avrebbe risposto “Davanti alle Tigri”.
Se qualcuno avesse posto a Miros la stessa domanda, lui avrebbe continuato a fare quello che stava facendo, magari si sarebbe portato l'anulare e il medio piegati verso le tempie, come nel gesto di grattarsi, e avrebbe risposto “da Remi's, all'angolo di una strada del quartiere turco”.
Annette è convinta di essersi imbattuta in Miros in un giorno di sole, tra gli scaffali della biblioteca nazionale.
Miros pensa a lei e pensa alla pioggia, a un odore di caffè tostato e curry in sacchetti di iuta, ai vapori pralinati sui vetri del Remi's.

Miros chiama questo “sigarette asincrone”.
Si riferisce al fatto che non hanno mai fumato una sigaretta insieme.
Non è questione di indifferenza, di rapporto poco empatico, anaffettivo e freudate simili; no, non c'è bisogno di scomodare nessun luminare della psicologia di coppia.
Succede. Accade sempre che ci sia chi l'accenda un attimo prima, chi un attimo dopo.
Non ci fanno caso, ma succede al tal punto che entrambi se ne accorgono alla prima boccata e allora si guardano, sorridono stringendosi nelle spalle, sicuri che la volta dopo uno dei due avrebbe detto all'altro “è ora che mi accendi una paglia e ti fermi qui con me”.


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