domenica 26 agosto 2007
diciannovezerodue
- Perchè proprio "qualche minuto"? - chiede Lester dopo un bel po' di silenzi traversi.
Lì per lì non capisco a cosa si riferisca.
La mia memoria fatica a ripercorrere le frasi dette qualche istante prima, ma poi penso che un quarto d'ora fa voleva andar via e io gli ho detto di aspettare, di farmi godere ancora un po' la quiete salmastra del sonno che solo una battigia in via di dismissione preserale sa instillare.
Cioè, non è che sia stato esattamente così letterato e prolisso nella mia risposta, ma il senso era questo.
- Aspettiamo le 7 e qualche minuto - gli ho detto - e non rompere i coglioni! -
Mi piace il colore del mare alle 19e02 di ogni sacrosanta estate, soprattutto a fine agosto.
Soprattutto se poi è un giorno particolare, perchè sai che quando tornerai sarà settembre e settembre - si sa - è tempo austero, tempo dell'anima, dico.
Tempo di ritorni a scuola, di capatine alla Standa per visionare zainetti e diari, tempo di giorni più corti, ombrelloni in soffitta, pantaloncini che sfumano nell'armadio come un'eco che credevi invincibile.
Settembre magari anche caldo e soleggiato, ma sai che in esso nascosta sta l'arietta infida e premonitrice di cambiar pelle e stagione.
E Lester vorrebbe portarmi via dal mio sacrosanto rituale. Il mare. Alle diciannovezzerodue.
E' una questione di luce, l'unico elemento indispensabile affinchè vi sia colore.
Vedi, Lester, la giornata qui inizia con il sole e il sole qui inizia dal mare.
Sull'Adriatico è l'alba ad essere romantica, non il tramonto.
Il sole tramonta dietro le colline e le montagne.
Quando accade, di solito, la maggior parte degli autoctoni è intenta a togliersi di dosso la salsedine, a farsi una doccia dopo una giornata di tintarella e fancazzismo in spiaggia. A prepararsi alla movida notturna.
Quando accade, non ti ci trovi per sbaglio. Perchè quel colore lo devi cercare. Perchè quel colore è figlio degli ultimi raggi, prima che Mastosole scenda nell'ovest nascosto dietro il Corno Grande.
E' una spiegazione. E io me la sono data.
Sono mica uno di quei romanticoni per cui il mare è poetico di per sè e che pure a Porto Marghera si commuoverebbero così....
Quando il sole inizia la sua parabola dietro la sagoma della "bella addormentata", i raggi arrivano
in riva
talmente inclinati e pigri che ravvivano solo il pelo dell'acqua.
Trasformano le creste in moto in un blu venato d'argento, mentre le correnti sottostanti iniziano a prendere fattezze cobalto.
Succede qui perchè dipende dall'inclinazione del sole e dalla particolare conformazione del territorio.
Mi piace pensare che succeda qui. Solo qui. Per me.
Accade. Puoi vederlo. Devi però scomodarti un po'.
Abbassarti quasi a pelo d'acqua, restando seduto sulla battigia o - meglio - accovacciato come nell'atto di fare la cacca.
Qualche mamma strafiga ti vedrà da lontano e dirà al suo maritino strafigo - ehi, guarda quello che s'è messo a farla proprio dove gioca Paolino la mattina! -
Lester ti segue nel delirio. E' accanto a te. Fa la cacca con te, il buon vecchio Galloway.
Sembra di guardare uno sguardo profondo. Come un dignitoso vecchio che a un certo punto si ferma, perchè ha le ossa stanche, ma lo fa quando gli altri sono lontani.
Quel colore - il colore del mare alle diciannovezerodue degli ultimi giorni d'agosto - sembra un'esplosione di iridi commosse.
O forse l'occhio lucido è il mio, se domani è un treno.
|