da
iltirreno
Si chiama "Numero Zero", è un concorso nazionale che è parte integrante
del programma di Radio Libera Festival, la rassegna che si tiene
venerdì e sabato a Santa Croce sull'Arno. Il concorso ha come obiettivo
l'ideazione di un format radiofonico originale e chi lo vince viene
premiato nel gran finale di sabato, durante una cerimonia che verrà
ospitata, dalle 23.30 in poi, presso l'area - da poco recuperata - dei
Canottieri sull'Arno. Alberto Masoni di terzo Studio, l'associazione
che organizza il festival, lo considera un fiore all'occhiello della
rassegna: «È perché dentro questo concorso c'è lo spirito vero delle
radio libere degli anni Settanta, che poi era la voglia di innovare e
rinnovare, di sostituire il vecchio, il già sentito, con formule nuove».
I
vincitori si conoscono già. Il primo premio se lo sono aggiudicato i
Mercanti di Storie e la Piccola Orchestra Fonomeccanica, due gruppi
milanesi che hanno unito le forze nella creazione de "L'adunata dei
refrattari", un'ipotesi di programma che incarna atti di disobbedienza
all'etere del tutto simili a quelli che animavano le radio pirata di
quasi quarant'anni fa. «L'idea è questa: un manipolo di "radiofili" si
inventa una sua trasmissione e la manda in onda occupando abusivamente
le frequenze altrui; si tratta di brevi assalti dalla durata risicata,
ogni volta scatta un conto alla rovescia: il racconto reiterato di ciò
che il manipolo riesce a far ascoltare al pubblico prima di venire
intercettato e isolato».
Il secondo premio è andato alla
scrittrice-attrice Elena Vesnaver, autrice triestina in passato
premiata anche dalla giuria del concorso pontederese "Orme gialle" e
che a "Numero Zero" ha proposto "Palpiti di letteratura noir",
un'immersione poco accademica nelle trame "nere" attraverso letture di
brani e interviste agli autori.
E il bello è che entrambe le idee
andranno davvero in onda. Grazie alla collaborazione con Rea
(Radiotelevisioni europee associate), progetto di Paolo Lunghi
(www.paololunghi.org), toscano, già tra i protagonisti della stagione
calda delle radio libere, autore di un fortunato libro ("Via etere",
edito da Ibiskos-Ulivieri) che ripercorre le gesta rampanti di quelle
improvvisate emittenti quasi casalinghe. «Quindici radio associate alla
Rea trasmetteranno a breve le due trasmissioni. Dopo i premi, non resta
che aspettare il verdetto più importante: quello del pubblico», dice
Masoni.
Ma oggi cosa resta dello spirito pirata di quelle emittenti
clandestine? È sempre vivo, palpitante? «Come no, certo che è sempre
vivo», spiega Masoni con un guizzo d'entusiasmo, «solo che dalle
soffitte e dalle cantine si è trasferito sul web, grazie al digitale. È
sulla Rete che avvengono gli esperimenti radiofonici più interessanti.
Uno spazio democratico" nel vero senso della parola: aperto a tutti,
raggiungibile da tutti, e soprattutto economico. Mica come negli anni
Settanta, quando si dovevano piazzare antenne e passare cavi. Un tempo
per fare i pirati dell'etere bisognava arrampicarsi sui tetti, oggi
basta connettersi a Internet».