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Repubblica.it
NEW YORK - Provate ad immaginare un oggetto davvero minuscolo, migliaia di volte più piccolo del diametro di un capello umano. In un futuro non remoto, quella potrebbe essere la vostra radio. Sono proprio paragonabili a quelle, infatti, le dimensioni del primo prototipo di nano-radio realizzata da un gruppo di scienziati americani. L'impresa, descritta oggi sull'edizione online della rivista "Nano letters", mensile dedicato alle nanotecnologie dell'American Chemical Society, è riuscita, in particolare, ad un dottorando dell'università della California a Irvine: Chris Rutherglen per la prima volta ha sviluppato un sistema che riceve onde radio e le converte in segnali radio attraverso un minuscolo apparecchio in nanotubi in carbonio. E funziona.
L'ultima applicazione delle nanotecnologie nell'ambito radio segna un progresso importante, dicono gli scienziati, ed una evoluzione di rilievo nel campo della nano-elettronica. Potrebbe in futuro portare alla creazione della prima nano-radio completa e perfettamente funzionante, la più piccola al mondo.
Rutherglen, insieme al professor Peter Burke, co-autore dello studio, ha ideato il nano-demodulatore in nanotubi al carbonio, in grado di trasformare le onde radio AM in suoni. L'apparecchio è stato sperimentato in laboratorio, incorporandolo in un sistema radio completo ed è stato in grado di trasmettere musica classica da un iPod ad altoparlanti distanti alcuni metri.
E' la prima volta che la microapparecchiatura viene montata in un sistema radio completo e funziona. I suoi creatori sono molto soddisfatti e dicono che la scoperta schiude un ventaglio di possibili applicazioni in campo commerciale, medico ed industriale. Ma qualcuno fa notare che è un po' difficile eccitarsi tanto per qualcosa di così infinitesimale e remoto rispetto alla vita quotidiana delle persone comuni. Barnaby J. Feder sul New York Times si chiede quale possa essere il vantaggio reale per il consumatore di un simile progresso tecnologico. In parte sembra d'accordo anche il professor Burke, che ha coordinato il lavoro di ricerca all'università della California. "Non ci è del tutto chiaro che cosa si possa fare con una radio talmente piccola che non si riesce neppure a vedere", ha ammesso. Un po' come nel film di Coppola, Peggy Sue si è sposata - ricorda Feder nel suo blog di nanotecnologie sull'edizione online del New York Times - quando Peggy, tornata indietro nel tempo, spiega ad un suo compagno di scuola che nel futuro tutte le apparecchiature tecnologiche ed i gadget per l'intrattenimento diventano più piccoli, miniaturizzati: "Tutte tranne le radio, che per qualche strano motivo diventano enormi", dice. Il progetto, comunque, è finanziato dal dipartimento della Difesa.