domenica 19 agosto 2007
Castelbasso2007. Reduce, la Bellezza.
Castelbasso. Un minuscolo borgo medievale della Val Vomano in Abruzzo. Un posto che fatichi a trovare. Si potrebbe dire che se provi ad arrivarci ti perdi. Se ti perdi puoi star sicuro che arriverai.Nei paesini intorno, in estate, impazza la sagra: ogni pro loco (ammesso che esistano ancora) si inventa la sua. Sagre degli immancabili arrosticini di pecora, del cinghiale, della marrocca, del tacchino alla canzanese, della capra alla callara, sagre di pipindun e ov, pizze fritte, tajarilli e faciule e chi più ne ha più ne ingurgiti.Sotto il comun denominatore della "magnata fine a se stessa", spesso i paesi e le singole realtà territoriali si assomigliano tutte.A Castelbasso questo non succede, perchè si tratta di un vero progetto culturale, anche snob si direbbe a leggere le personalità e i generi spigolosi proposti dalla direzione artistica (quest'anno tra le mura di palazzo De Sanctis è allestita la mostra "Nel segno della materia - pittura informale europea e americana", con nomi del calibro di Dubuffet, Hofmann, Pollock, Burri, Fontana, Santomaso, Scanavino e via dicendo). ::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
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“Le cose cambiano - disse il Dalai Lama, quando il Tibet fu invaso dalla Cina Le cose cambiano - disse la Maddalena, quando le saccheggiarono la cucina..."
Giovanni Lindo Ferretti, ancora reduce dai suoi estremismi punkattollici, si accomoda sul "palco sospeso" e inzia a snocciolare le sue litanie che - in molti passaggi - mi ricordano gli anni acidi dell'università e i pomeriggi a vermouth Bosio di certe case comuni. Ma ci siamo tutti un po' ripuliti, ormai. Qualcuno fa i gargarismi con colluttori di misticismo e avanguardismo, qualcun altro trova interessanti installazioni di videoarte su pareti in pietra, come estrema e noiosa masturbazione di pseudo artisti. |
Non riesco a considerarlo totalmente rincoglionito, il buon vecchio Giovanni Lindo...Certo, lo penserei di chiunque dopo una vita da anarcopunk si mettesse a difendere la tradizione cattolica di Santaromanachiesa (quella più ortodossa e reazionaria), ma mi fa quasi tenerezza (Giovanni Lindo) perchè penso che il guaio di gente come lui è sempre stato l'aver bisogno di un'ortodossia in cui riconoscersi e annullarsi, tra fedeltà alla linea e divergenze col compagno Togliatti. Insomma, penso che il passo dalla Falce&Martello al Crocefisso&alla'Acquasantiera sia molto facile. Ma penso anche che una persona che scrive come lui, che scrive bene (l'unica cosa che ho apprezzato del suo libro "Reduce" è proprio il virtuosismo della parola) abbia in sè una qualche forma di bellezza e di fascino che ancora non è intaccata dall'antiestetica di una voce tedesca che parla latino.
Ma la cosa più sorprendente della serata non sono le parole ormai conosciute dell'ex Mangiapreti, quanto la voce al microfono del suo accompagnatore: Lorenzo Esposito Fornasari. Uno di cui sentirete parlare, signori. Uno che si può permettere di avere nelle corde vocali un'intera orchestra da camera.
Alla fine, sulla terrazza del Palco Sospeso, siamo tutti in piedi. E da buon abruzzese vi assicuro che la gente, da queste parti, lo fa solo quando serve.
Quasi dimenticavo...la musica è "assenza".
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