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capitava a volte che ci fermassimo...
La musica, è sigur ros.

Capitava, a volte, che ci fermassimo a fissare la neve in cortile.
Una volta ogni 2/3 anni, il tempo necessario perchè una qualche corrente dall'Est riorganizzasse le proprie forze e sbiancasse il litorale.
E la neve scende su popoli di pescatori e collinari, gente della "bassa".
 neve dai balcani

Scende su una domenica prima del natale, quando puoi restare al caldo sotto le coperte, o alzarti di buonora per farti un bagno caldo, ritirare un po' di ceppi bitorsoluti dalla legnaia, chiedere a "ma'" che si magna e sentire già lo scricchiolare del truciolato nel forno.
Polletti e patate, zucche, salsicce di fegato, pane, pizza bianca e rosmarino.

Capitava a volte che il tempo scorresse così.
Potevo versarmi un bicchiere di Lagavulin e scommetterci che il buon vecchio Lester per il 25 si sarebbe concesso il suo solito pacchetto di Davidoff Magnum e una cravatta di lana alla Bertinotti.

Capitava, a volte, che ci fermassimo a fissare la neve in cortile.
Qui da noi, quando accade, accade per poco. Uno squarcio. 10 minuti di follia e tutto si imbianca. Se sei bambino devi guardarla bene, la neve. Stai sicuro che stanotte non gela, poi pioviggina, poi si scioglie.
Legge fisica e insondabile, la neve, da noi.
Devi correre, devi fare presto. Ripescare lo slittino rosso con l'adesivo Ferrari che zio Fausto ci ha attaccato nell'83. Correre, correre, verso il colle. Dosso sbilengo con la sinuosità del fondoschiena di un'ottuagenaria.
E scendere a valle, schivando olivi e canneti.

E poi, la neve sul mare.
Miracolo. Acqua su acqua.
Al massimo sabbia, che neppure la vedi più.
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istanti - fenomenologia di un faretto alogeno


Napoli - quartieri spagnoli
Foto da un reportage di Mimmo Jodice e Francesco Ferrara

La musica, ovviamente è "Nicuzza".
Lester sorseggia la sua solita e mi dice che gli hanno acceso un faretto del cazzo tra l'aorta e l'intezione.
Faccio una faccia da punto interrogativo.
Lester si spiega meglio.
"E' che davanti casa mia, c'è un cantiere. Lavori in corso. La Ditta ha piazzato un bel faretto sull'impalcatura...mi hanno acceso un faretto del cazzo che punta dritto dritto alla mia finestra, capisci.
Getta una luce ibrida, che sa di plastica e chimica.
"Minchia compare, mi sta pigghiando male..." dice Lester "è come se avessi una specie di monito sotto forma di faretto alogeno piazzato nel cervello...non lo so...è una sensazione strana...mi sveglio di notte, vado in cucina a cercare del latte in frigo e mi trovo in una specie di scena finale di "The Cube".
Fuori, nel bianco, solo un'immensa distesa di stupidità umana.
Quel cazzo di faretto mi sembra Dio. Dio che mi dice che dovrei smetterla di mangiare patate la sera.

 

Fumare più di 4 sigarette al giorno. Sprecare acqua. Dissipare semenza".
Già.
Lester e le sue solite fisime da esteta. Quest'uomo è capace di cacciarti fuori Dio da un faretto alogeno.
Lo adoro.

E mi viene in mente una delle poesie che Borges scrisse nei suoi ultimi anni di vita.

ISTANTI

Se potessi vivere di nuovo la mia vita.
Nella prossima cercherei di commettere più errori.
Non cercherei di essere così perfetto, mi rilasserei di più.
Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato,
di fatto prenderei ben poche cose sul serio.
Sarei meno igenico.
Correrei più rischi,
farei più viaggi,
contemplerei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei in più fiumi.
Andrei in più luoghi dove mai sono stato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali, e meno problemi immaginari.
Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto
della loro vita sensati e con profitto;
certo che mi sono preso qualche momento di allegria.
Ma se potessi tornare indietro, cercherei
di avere soltanto momenti buoni.
Chè, se non lo sapete, di questo è fatta la vita,
di momenti: non perdere l'adesso.
Io ero uno di quelli che mai
andavano da nessuna parte senza un termometro,
una borsa dell'acqua calda,
un ombrello e un paracadute;
se potessi tornare a vivere, vivrei più leggero.
Se potessi tornare a vivere
comincerei ad andare scalzo all'inizio
della primavera
e resterei scalzo fino alla fine dell'autunno.
Farei più giri in calesse,
guarderei più albe,
e giocherei con più bambini,
se mi trovassi di nuovo la vita davanti.
Ma vedete, ho 85 anni e so che sto morendo.

Mi sta che stanotte me ne andrò a dormire dal vecchio Lester.
Mi va di sentire - piantata tra pixel e vetiver, lo sguardo di un Dio alogeno.
Magari, anche solo a ricordarmi che è decisamente ora di pulire i vetri  della sala(!).

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Il Prosecco di Norimberga.

«Usare con gli immigrati lo stesso metodo delle SS: punirne dieci per ogni torto fatto a un nostro cittadino».
Sono parole di un consigliere leghista di Treviso, di cui non riporto neanche il nome perchè anche un blog sfigato come questo deve evitare di fare pubblicità a certe menti eccelse della politica nostrana.

Lo stesso Churchill della Valdobbiadene avrebbe poi aggiunto: «Sarebbe giusto fargli capire (agli stranieri) come ci si comporta usando gli stessi metodi dei nazisti. Per ogni trevigiano a cui recano danno o disturbo, vengono puniti dieci extracomunitari».

Vista una tale propensione al revisionismo storico,  e in base allo stesso principio, suggerisco umilmente di accelerare i tempi, mostrare coerenza e - in piena sintonia con la parabola nazista - istituire da subito un tribunale (stile Norimberga) che processi sommariamente cervelli così raffinati.

 altri tempi

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