venerdì 29 febbraio 2008
serate acriliche
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giovedì 28 febbraio 2008
made in china
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mercoledì 27 febbraio 2008
disegni di disegni
Accendo il pc la mattina, apro la posta e tra le 10 mila mail pubblicizzanti viaaaaagra o le 18 mila di Poste Italiane e Capitalia che mi avvisano che il mio conto on line presso di loro (che non ho mai aperto) è stato violato più e più volte, trovo pure il supremo Stefano Disegni che allega quanto segue:
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lunedì 25 febbraio 2008
i ritorni
L'albero del susino, laggiù
le gardenie a sinistra,
più in là il blù.
Il mare.
Dove, amore,
metteremo il mare?
Gli anni in quaderni gialli
e la risata dorata quando badiamo ai gatti.
In quale cofanetto dell'inverno
metteremo il temporale?
In solaio le ore della tua assenza.
Gli allori, i gerani,
la menta ai piedi
di questa promessa.
Vedrai
com'è imprevedibile la terra, amore,
se solo esisti.
Carmen Yanez
(Abitata dalla memoria, 1952)
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domenica 17 febbraio 2008
la Repubblica dei Nominati
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Si tornerà al voto con una legge
elettorale che il suo stesso ideatore (uno che di mestiere dovrebbe fare l'odontotecnico e che ha i denti grigi e storti) ha
definito “una porcata”.
Una riforma fatta per rosicchiare il successo preannunciato del centrosinistra nel 2006, e che oggi mette in difficoltà sia la
Destra che la Sinistra, garantisce solo ingovernabilità (chiunque esca
vincente dalle urne) e costringe Berlusconi e Fini a fondersi 1 mese dopo essersele dette di tutti i colori.
In realtà, il 13 e 14 aprile non andremo a
votare: andremo a sancire e ratificare delle nomine decise a tavolino
dalla Casta. Come infatti già avvenuto nelle scorse consultazioni, le
liste saranno bloccate e verremo di nuovo privati del diritto di
scegliere i nostri legittimi rappresentanti (la prima regola di una
democrazia).
Come in un Grande Fratello al contrario, la nomination è sinonimo di
vittoria e fortuna, dal momento che consentirebbe agli “unti dal
Signore” (anzi, dalle segreterie di partito) di continuare a “stare al
gioco”, di ritrovarsi eletti senza aver neanche avuto il tempo e la
volontà di buttar lì due parole (sempre rimangiabili) sull'Italia che
si vorrebbe.
Il 15 Febbraio Berlusconi già non ce la faceva più con le inevitabili
acrobazie cui questa legge (fatta dalla sua maggioranza) costringe: «Mi
sta cadendo il mondo addosso. C'è Dini che vorrebbe per sé mezzo Parlamento,
c'è Mastella che si è messo a fare il matto, c'è questa rogna con
Casini... Non ne posso più» (Corriere della Sera, 15/02/08).
Con questo
meccanismo viene da sé che anche chi non riuscirebbe ad avere la
maggioranza neanche nel proprio condominio potrebbe ottenere posizioni
di potere e rappresentanza maggiori rispetto a chi è stato voluto e votato da
decine di migliaia di cittadini.
Qualcuno un giorno disse: “diffido della democrazia: questo curioso abuso della statistica”.
Si chiamava Jorge Luis Borges.
Era un poeta.
E aveva ragione.
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sabato 16 febbraio 2008
la frammentazione della politica
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giovedì 14 febbraio 2008
meno male che silvio c'è (e non ci fa)
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Questo post si doveva intitolare "Lettera agli avi di Andrea Vantini".
Il suddetto italiota ha scritto una canzone per Silvio Berlusconi e la cosa è andata a finire in automatico (testo e audio) nei vari trafiletti, in cui i giornalisti nostrani amano sfiziarsi.
Ora, non che Apicella fosse un cantautore raffinato, ma dinanzi a questa brodosa melodia (da karaoke per cerebrolesi) lo stesso menestrello di Arcore sembra un inarrivabile Vivaldi.
Amalio voleva addirittura scrivere alla mamma del suddetto.
Ho dovuto stemperare...buttare acqua sulle casse del pc che non ne voleva sapere di smetterla di looppare il pezzo.
No, non scriverò nessuna missiva ideale agli avi: saranno già trapassati a quest'ora e potrebbero far poco.
In fondo ognuno decide come meglio crede di passare alla Storia.
Se a me venisse uno a canticchiarmi sotto la finestra "vai Lorenzo Pierfelice, vai" lo denuncerei per schiamazzi e cattivo gusto.
La cosa inquietante è che il Cavaliere ne
ha goduto e ha dato il suo bene placet a questo mix di Pappalardo,
Emilio Fede e Joe Donatello.
A ognuno le sue colonne sonore: meno male che Silvio c'è (e non ci fa).
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mercoledì 13 febbraio 2008
fantasie primaverili di Giuliano Ferrara
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martedì 12 febbraio 2008
cieli stremati
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giovedì 7 febbraio 2008
la Cosa Rossa.

La prima volta che ho visto la Cosa Rossa doveva essere un pomeriggio. Un dopopranzo di agosto.
Apparteneva
a un'amica di famiglia, che quel giorno nella calla termale di una
cittadina del padovano si era infilata un vestaglia fiorata e seduta su
una sdraio.
La Cosa Rossa mi si era allora rivelata,
da un ingenuo accavallamento di cosce, da un mutandina da 3 mila lire
al mercato rionale.
La Cosa Rossa, circondata da peluria
trozkista e inutilmente alabardata di tagli alla Cosa Pubblica (un
unico spacco verticistico, a dire il vero), era lì a suggerirmi
campagne permanenti in cui perdere il mattarellum.
Cosa ci
si potesse fare con la Cosa Rossa era allora mistero della
Fede,concetto astruso e libidinoso che in fondo implicava sotterranei
ricorsi al Porcellum e sacrosante adozioni della Rosa Bianca.
Bisognava essere democratici, in fondo.
Attendere preliminari e accordi di programma.
Aspirare a spinte proporzionali verso rotondità maggioritarie e non desistere, mai.
Tutto il resto è Politica.
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mercoledì 6 febbraio 2008
confusionismi
ok, noi possiamo.
Ma cosa (possiamo)?
Decidere. Nomi di gatti, tariffe di signore annoiate sulle tangenziali.
Contorni, tra i 3 a scelta nel ristorante sotto casa.
Quale felpa infilarci la mattina, se quella rossa, blu, o verde.
Qui ci sono rape, system of a down e colori RGB.
Sempre sia (coniato).
accendete le casse, va....
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martedì 5 febbraio 2008
le parole sono piume.
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Non me ne voglia Carlo Levi, lo scrittore e pittore italiano che più di 50 anni fa (1955) coniava il celebre motto (e titolo di un suo libro) “le parole sono pietre”.
Non me ne voglia, ma oggi le parole sono piume. Leggere, evanescenti, rimuginate e dimenticate nel giro di una notte, di una settimana, al massimo di un mese. Il tempo che è occorso a Gianfranco Fini per dimenticare le frasi pungenti con cui sanciva (ma il termine è fin troppo categorico) la fine della sudditanza da Silvio Berlusconi. A quest'ultimo, poi, è bastato saltare a pie' pari panettoni e torroni per dimenticare che ai primi di dicembre aveva quasi fondato un nuovo partito (quello del Popolo delle Libertà, ricordate?), annunciando che decine di milioni di cittadini stavano già aderendo in ogni piazza d'Italia: altro che le primarie di Veltroni!
Aveva
precedentemente profetizzato ogni 2 giorni la caduta del governo
Prodi, che sembrava barcollante ma che poi, alla fine, non tracollava
mai. Quando il Professore è caduto, neanche Emilio Fede se lo
aspettava più, dal momento che neppure il più raffinato
dei politologi avrebbe potuto prevedere che sarebbe successo per un
capriccio familistico di un ex alleato (Mastella) e la sfiducia di un
paio di diniani (che equivalgono numericamente ai partecipanti di una
riunione di condominio e si contano sulle dita della mano di uno
sminatore invalido).
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Anche
Casini ha dovuto reingurgitare le male parole rivolte al Cavaliere e
rientrare all'ovile.
Qualche
salto carpiato tra retorica e realpolitik per tornare sostanzialmente
all'assetto di 14 anni prima, con una coalizione ancora più
eterogenea che andrà dalla destra pecoreccia di Buontempo e
Storace al cattovippismo dei centristi, passando per la Lega di
Bossi.
Quello stesso Bossi che una volta disse:
"Silvio
Berlusconi era il portaborse di Bettino Craxi. E' una costola del
vecchio regime. E' il più efficace riciclatore dei calcinacci
del pentapartito. Mentre la Lega faceva cadere il regime, lui stava
nel Mulino Bianco, col parrucchino e la plastica facciale. Lui è
un tubo vuoto qualunquista. Ma non l'avete visto, oggi, tutto
impomatato fra le nuvole azzurre?"
Mentre
l'impomatato rispondeva:
"Bossi
parla come un ubriaco da bar" (Silvio Berlusconi, 15 agosto
1994).
"Bossi
è un Giuda, un ladro di voti, un ricettatore, truffatore,
traditore, speculatore" (Silvio Berlusconi, 21 dicembre 1994).
"Bossi
è un dissociato mentale" (Silvio Berlusconi, 25 febbraio
1995).
"Bossi
è un folle che fa dichiarazioni folli. Sembra che sia normale,
invece è completamente folle" (Silvio Berlusconi, Ansa,
20 luglio 1995).
Nessuna
dissonanza cognitiva, insomma, per nessuno.
D'altronde lo stesso
Cavaliere il 18 marzo del '96 aveva detto "Se perdo le elezioni,
vado a casa" e 12 anni dopo ci sorriderà di nuovo dai
manifesti elettorali.
Questo
post potrebbe intitolarsi “l'insostenibile smemoratezza
dell'essere”.
Una
smemoratezza bipartisan, visto che nel frattempo, tra una legislatura
e l'altra, il Centro-Sinistra ha dimenticato di risolvere il
conflitto di interessi, di sanare l'assetto radio-televisivo italiano
e riformare il sistema delle telecomunicazioni, come di rimediare al
Porcellum di Calderoli.
Tutte
cose di cui magari si era parlato ardentemente nei salotti
radicalchic del progressismo socialdemocratico e antiberlusconiano, mentre si era
all'opposizione.
Parole,
parole, parole.
(Di
nuovo) parole come pietre (forse), così ben nascoste nei pugni
che nessuno le può vedere.
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