E di nuovo
cambio casa
di nuovo
cambiano le cose
di nuovo cambio luna e quartiere
come cambia l'orizzonte
, il tempo, il modo di vedere cambio posto e chiedo scusa
ma qui non c'è nessuno
come me. (Ivano Fossati)
Ciao. Ce ne andiamo.
Anche a nome degli altri - di tutti gli altri - saluto le tue mura ingiallite di nicotina e vapori.
Saluto la vasca da bagno rotta e i tuoi tubi marci. Le mattonelle celestine della cucina e le prese elettriche penzolanti e assassine.
Saluto i tuoi corridoi e le porte verde pistacchio e rosso mattanza.
Saluto il vecchio divano di Tanilli, quello azzoppato e ancora sostenuto da un lato dalla prosopopea dei discorsi parlamentari di Terracini.
Saluto la serratura aguzzina del cesso grande e la doccia precaria che ha lavato le nostre sere storte.
Ti saluto. So che ti dico addio.
A nome di tutti quelli che in dieci anni sono passati per la tua soglia.
Ti saluto a nome di 'U Kapu, Josè Miguel Da Camara, del Rivoltoso Dentro. A nome di Manolis Kokonazakis e Rikkia. Del Grotesko e di Felice Calvo e Arroyo. A nome di Tonio, di Bovenzi, di Raffaele e di Giangaetano. Ti saluto a nome delle ragazze, Marisa, Michela, Paola, Emanuela e Lucia.
Ci sono anche Giannicola, Vincenzo, Reno, Giustino, Triglia & Prencipe.
Saluto la tua terrazza, le tue candele.
C'è Kappo qui, che dice che gli mancheranno le estati in cui la casa dello studente chiudeva e tu eri l'unico tetto disponibile nella Roma deserta e assolata di agosto.
Ci sono tutte le donne che sono passate o hanno citofonato. Quelle per cui a me è toccare accendere incensi o candele, lo sai...
Ti saluto. O forse ti dico addio.
Mi congedo dal muro rosso pompeiano (o rosa porco) della mia libreria. Da Milan Kundera, da Borges, John Fante e McCarthy. Da Irvine Welsh.
Saluto i pomeriggi a De Andrè, le notti a System of a Down.
Il Lagavulin e i sughi della domenica.
Ho chiuso le imposte, serrato i tubi, staccato i contatori.
La ragazza ha pianto chiudendosi per l'ultima volta il portone alle spalle.
Resterai, se ti sarà dato, un po' nel silenzio, nella penombra.
Resterai, a meno di terremoti o piene.
Le tue mura - come nonne - non parleranno.
Sapranno di noi, anche ora, che ce ne siamo andati.