lunedì 23 maggio 2011
un giorno al sud
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lunedì 23 maggio 2011
indicazioni leghiste
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lunedì 16 maggio 2011
PLIMPLIN, il gatto bamboccione e le domeniche di maggio
A Giuseppina, che odiava i gatti...
La mattina in cui Plimplin avrebbe dovuto abbandonare sua mamma, i fratelli e la casa in cui era nato successe una cosa strana e buffa.
Lo trovarono arrampicato su un ramo di nespolo, a dormire sornione dentro un nido di beccaccia, abbandonato mesi prima. C'erano ancora le schegge bianche di gusci d'uova, stupidi contenitori di un qualcosa volato via.
Vedere quel gattino addormentato, nell'ultimo posto al mondo in cui dovrebbe stare un cucciolo, fece ridere tutti gli umani dei paraggi e instillò negli animi la convinzione che Plimplin stesse solo trovando il modo per non farsi scovare.
Quando arrivò l'auto che avrebbe dovuto portarlo via, Plimplin cercò di nascondersi dietro la siepe del giardino, mentre mani fredde d'uomo lo stanavano e velocemente, senza neanche un cenno di addio a Bidòn e ai fratelli, lo infilavano dentro una gabbia.
Era nato 2 mesi prima, 72esimo discendente di Bidòn Bidòn (sua madre) e una serie più o meno probabile di maschi dominanti del vicinato.
Lo attendeva una famiglia benestante del Centro, ricca borghesia filoberlusconiana con giardino annesso e notevoli dosi di Kitekat della miglior risma.
Si sarebbe chiamato Ernesto, perchè rosso, anche se di un rosso inoffensivo.
Andò via e mancò da casa mezzora. La dimora in cui si ritrovò non sarebbe stata la sua: la padrona che avrebbe dovuto accoglierlo, all'oscuro della decisione dei figli di prendere un animale, si era rifiutata di tenerlo in casa, nonostante Plimplin già si stesse assuefacendo a quell'idea di "gatto rosso berlusconiano", una sorta di Sandro Bondi coi baffi.
Sua madre Bidòn non fece neanche in tempo a miagolare qualche acuto di preoccupazione per quel figlio smarrito che di nuovo se lo ritrovava miagolante alle mammelle.
Bamboccione che non era altro!
Da che mondo è mondo, in casa Pierfelice i mici vanno via come verginelle ad Arcore...e invece era tornato.
Dalla sua vecchia, dal fratello nero (Benito) e quella storpia moccolosa della sorella (Caccoletta Joe) in domeniche di sole sul prato inglese...e odori di agnello alla brace, basilico e pizze.
Questa storia non significa niente, ma mi andava di raccontarla.
Di disegnare un gattino addormentato in un nido.
Di vedere lei, l'umana, che piange perchè qualcosa va via, sradicata per sempre.
E restare come due idioti, felici e fatali, quando una vita torna e nulla è cambiato.
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mercoledì 11 maggio 2011
dei Delitti e della Pena
Una cosa è certa, anzi due.
La prima è che al Signor Pisapia Giuliano, che vorrebbe fare il sindaco di Milano, non si può contestare alcun reato o condanna definitiva, dal momento che è stato assolto in appello.
La seconda è che la "signora" (ma a questo punto si fa per dire) Brichetto Arnaboldi Letizia, coniugata Moratti, decida (in diretta tv) di dire il falso, diffamando il suo competitor elettorale e (dis)informando i cittadini all'ascolto sulla (inesistente) condanna del primo.
Essere assolto con formula piena da una qualsiasi accusa è un fatto. Inattaccabile. Sventolare una condanna, in fieri, in primo grado, senza tenere conto del secondo pronunciamento dei giudici, è solo "macchina del fango".
"E’ il loro stile, la loro strategia. Per loro, l’unica cosa che conta, è quello che viene detto in tivù" ha scritto Alessandro Giglioli nel suo blog "...senza diritto di replica, con il colpo di teatro finale".
Purtroppo, per quanto il candidato Pisapia possa sguinzagliare i propri avvocati in una querela contro la "signora", a molti spettatori resterà solo questo: la sensazione che quell'uomo sia un malfattore, un compromesso, un appestato.
"L'opinione è forse il solo cemento della società" aveva scritto tanto tempo fa Cesare Beccaria, un milanese.
Insomma:
nessun delitto (ascrivibile a Pisapia)
e molta Pena (per i suoi diffamatori).
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martedì 10 maggio 2011
il Peggio
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lunedì 9 maggio 2011
l'oncologismo aristotelico
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Il 20 Marzo del 2010, durante una manifestazione del PDL a Piazza San Giovanni (Roma), tra le tante mirabolanti (ennesime) promesse del Silvio nazionale, spiccava - per iperbolica castroneria - anche quella di una definitiva SCONFITTA DEL CANCRO ENTRO IL 2013 (guarda il video, se non ricordi).
Abbiamo dovuto attendere poco più di un annetto, per capire a chi/cosa si riferisse il taumaturgo di Arcore.
Qualche giorno fa, a Milano, si è infatti lanciato nell'affermazione:
I PM sono un cancro da estirpare!
Al sillogismo classico, dunque, si sostituisce l'oncologismo aristotelico.
Ecco a cosa si riferiva, quindi...
E noi che ci eravamo illusi di risvegliarci, nel 2014, in un mondo senza morti per tumore!?
Che idioti...
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lunedì 9 maggio 2011
Zio Porsenna e il Buon Partito
(brevi norme per l'allevamento dei politici nostrani)
Con il mio amico Lester Galloway abbiamo deciso di fondare un nuovo partito.
Sì, un giocattolino tutto nostro...Finalmente!
Stiamo ore e ore sul divano, guardando talk-show, per carpire i nobili segreti dell'arte di governare la Polis, ispirandoci alle alte sfere concettuali che illuminano le nostre classi dirigenti.
Non vediamo l'ora che arrivino le prossime elezioni politiche.
Una cosa sappiamo per certo: non è difficile, ce la possiamo fare!
“Per prima cosa, occorre trovare un nome...”
Lester sostiene che basterà buttarci dentro qualche sostantivo (senza sostanza) del tipo "FUTURO", "ALLEANZA", "FORZA", “LIBERTA'”, "ITALIA", "UNIONE", “DEMOCRATICO” e via solfeggiando.
Abbiamo capito che non occorre nessun quoziente intellettivo al di sopra della norma: alcuni politici non sanno neanche chi abbia comprato loro la casa in cui abitano.
Sappiamo che non bisogna essere onesti e incensurati: in questo fantastico paese delle meraviglie, anche uno stalliere può diventare un eroe.
La cosa più bella è che non servono neanche i voti, dal momento che anche l'ultimo dei Demo-Liberal-Monarco-Repubblicani (gente che ha avuto il consenso di alcune zie e qualche dirimpettaio) può aspirare a fare l'ago della bilancia. Un voto che non serve proprio, poi, è quello di castità: minorenni, trans, nani e ballerine vanno sempre di moda. Ma in cambio bisogna avere Fede, qualche avvocato e varie scorte di cerone.
Pensiamo che chiunque possa diventare un leader: a uno dalla voce catarrosa e incomprensibile (e dagli improbabili occhiali unti e fuori moda) basta borbottare qualche infondato luogo comune - qualche volgarità col dito medio alzato - per essere indicato dai media come grande stratega geopolitico.
Non ci spaventa nemmeno l'uso della Retorica: il canarino di Lester riesce a usare un bel po' di congiuntivi in più rispetto ad Antonio Di Pietro.
A giudicare dai contenuti, dallo stile e dalle ampie vedute di questi capipopolo possiamo essere competitivi: vinceremo, ah se vinceremo!
Prometteremo grandi cose...PIÙ LAVORO, MENO TASSE, la sconfitta del Cancro in 3 giorni...No, facciamo 3 anni (suona meglio)...”L'hanno già promesso!” esclama Lester.
Occhei, allora diremo che aboliremo le mestruazioni, le province (della Svizzera) e abbasseremo la maggiore età allo svezzamento (così in un colpo solo ci aggiudichiamo i voti di Vaticano e compagnie assicurative!).
Rischiamo solo una cosa, Lester ed io: di dividerci in correnti.
È per questo che, per evitare inutili scissioni, abbiamo scelto una figura terza: siamo lieti di annunciare alle italiche genti che stiamo per candidare mio zio Porsenna (!?).
Non è molto in sé, non controlla perfettamente il suo sfintere anale, scambierebbe Obama per il Negus Selassiè, ma è ugualmente in grado di sparare una serie di mirabolanti minchiate da far impallidire qualsivoglia Straqua(...raquà).
Faremo la nostra porchissima figura.
Avanti Savoiardi!
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lunedì 2 maggio 2011
BIN, BINNU e l'illustre estinto
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A dire il vero, io all'esistenza di Bin Laden non ho mai creduto.
Viene da sè che mi risulta illogico anche credere alla sua morte.
In realtà, la figura mitologica del barbuto perfido Satanasso - sperso tra le caverne di un qualche altipiano - un malato terminale che le "intelligenze" di tutto il mondo occidentale non riuscivano a stanare, nonostante i misfatti scatenati - faceva più comodo da "ricercato" che non da "trapassato".
Bin Laden era "l'uomo nero" delle favole, uno Zu' Binnu Provenzano coi pizzini nel Corano, la Befana che portava carbone, lo "spauracchio", in nome del quale governi ed eserciti hanno avallato guerre ingiuste,
occupazioni e un sistema di controllo totale sulla società civile.
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Più probabile che il Terribile Bin sia morto di diarrea , sciatica o raffredore, già parecchi anni fa.
Non sono un complottista: mi fanno ridere quelli che pensano
ancora che Elvis Presley sia a godersi il sole su un qualche atollo
irraggiungibile, o che Hitler abbia terminato i suoi anni, facendo
l'imbianchino al Polo Sud, ma il dubbio è più che lecito (da sempre). Come San Tommaso, sono pronto a riconoscere e combattere le cose che esistono: il terrorismo islamico, i campi di addestramento dei martiri, le leadership del fondamentalismo globale, i network del terrore, tra servizi segreti deviati e invasati da annientare.
Tuttavia, la favoletta del "Grande Vecchio" mi ha sempre puzzato di fasullo [tanto più se poi l'unica foto(shoppata) del cadavere viene subito smascherata come un falso e nessuno degli statunitensi si preoccupa di mostrare al mondo l'Ecce Homo autentico, raccontando che ne hanno buttato il corpo in mare].
Piuttosto la domanda adesso è: perchè "farlo morire" proprio ora?
Non ho risposte in tasca, ma qualcosa mi
dice che presto avremo una nuova Befana a portarci il carbone.
Lasciamo lavorare il marketing (del Terrore).
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Intanto gongolo un po' per questa prima copertina del Misfatto (che ha destato feroci critiche...)
Chi l'avrebbe mai detto...tra Andrea Camilleri e Milo Manara...tie'...

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domenica 1 maggio 2011
primimaggi

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