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bozze
novembre
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moleskine
moleskine333
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grane padane
GranePadane
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nel grigio dipinto di grigio
citta

La pratica da sbrigare è un normalissimo atto notorio, ma l'Impiegato Pubblico della Cancelleria del Tribunale si muove bradipo dietro una scrivania bombardata di carte, fascicoli, timbri, fili, come una navy seal che si prepara ad essere paacadutato tra i Vietcong.
Mentre attendo che scribacchi e stimbracchi una pila di carte che lo sommerge, mi dedico un po' al mio sport preferito, guardare le cose.
Dai vetri sporchi del suo ufficio, la vista plumbea di un uggioso mattino di novembre, malamente satura dei colori improponibili dei casermoni circostanti. 
Nel mezzo della stanza (3 metri*3) un esanime tronchetto dell'infelicità mi chiede un bicchiere d'acqua, innomedidio. Ad un attaccapanni, un impermeabile grigio, una sciarpa di dubbio gusto in tonalità cremose e una serie imbarazzante di ombrelli lunghi a manico ricurvo. Quattro, tutti marroni.
Dalla targhetta sulla porta deduco che in questo stanzino lavora solo lui, quindi il tipo dev'essere o molto distratto o molto paranoico. Da una rapida occhiata opto per entrambe le soluzioni.
Un cinquantino alto, rachitico, piegato come una canna di fiume.
Uscito, chiedendo permesso, da un romanzo di Gogol, o da un centro per la cura della Depressione.
Ha una faccia soporifera, due occhi spenti scesi come mandorle dietro occhiali sovietici. Da una radiolina da camera, la voce pastosa di una radio locale parla di vita oltre la morte e contatto coi defunti, ma dura poco perchè squilla il telefono e l'Impiegato destatosi di colpo urta l'aggeggio frantumandolo al suolo.
Silenzio. Poi la sua voce impercettibile che spiega cose spiegate mille volte, portare una marca da bollo da 14e62, quartopiano, stanza 679, dalle ore alle ore, di niente arriverderci buongiorno.
Dopo circa un quarto d'ora inizia a prendere in esame le nostre carte d'identità, le studia come reperti alieni, le avvicina al naso, le allontana, regola gli occhiali. Ha la flemma di un entomologo dinanzi a un banalissimo coleottero, finché finalmente non si volge al suo vecchio IBM.
Dal modo in cui batte sui tasti unti dell'oscuro alambicco capisco che dovrò prendermi una giornata di ferie: 27 minuti per scrivere un paio di nomi, cognomi, numeri, codici e residenze su un foglio A4 prestampato.
Mi vengono in mente i soliti discorsi triti e ritriti sulla Pubblica Amministrazione, sui fannulloni, sugli sprechi, ma in lui non vedo neppure la malizia stronza del colletto bianco. Lui è solo ingrigito dai timbri e dall'Istituzione: il vero ergastolano in un via vai di imputati che la spuntano. Mi verrebbe da carezzargli la testa, se non fosse unta da una sottomarca di brillantina, mentre si affanna sulla tastiera, nel tentativo di capire come si digiti una "@".
Mi viene da dirgli "lascia stare, cowboy...E accetta un consiglio...fuggi da qui...ci dev'essere un treno, un aereo, un calesse (se vuoi)...qualcosa che parta e ti porti via...per sempre...".
Ha una fede al dito. Penso a sua moglie, a suo figlio (sicuramente unico).
Lo cercheranno in ufficio a tarda serata, accompagnati da un vigilantes smanioso di tornare al suo gabbiotto e alla sua champions league.
Madre e figlio resteranno a fissare quei 4 ombrelli marroni, deducendo che è successo qualcosa di terribile e che il cadavere non può che essere ancora all'interno del Tribunale.

Nessuno saprà più niente di lui.
illustrazione1
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un giorno senza b.
Uondì Gnegnuzza,
oggi  compi gli anni.
e oggi è il primo mattino senza b.
Ce ne andremo lungo la attigia.
Se ne avrai voglia, gireremo per il centro e faremo colazione in qualche ar.
andremo alla mostra di modì, ci faremo delle ruschette, più un là leggeremo dei liri, faremo un runch, saluteremo gli amici.
tutto questo, in cerca di una indissoluile ellezza...in un mondo senza b..

MenoMale
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