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[ tutta la malerba che c'è ]

creamy20fw0jl6Tratto da Il circo errante dell'equilibrio
Lorenzo Pierfelice, Zero91 Editrice


 A don Zeffirino non abbiamo detto niente, né io né Aldo.

Ci siamo tenuti per noi quelle folate di vento caldo che squassa le nostre pance, mentre pensiamo ai capezzoli alati della signorina Basile, ai pantaloncini scuciti della francese o ai vestitini bianchi di lino della maesta Delia.

So che nella lista di Aldo c'è anche mia sorella Lisa, Samantha Fox e il calendario di Sabrina Salerno appeso nel retrobottega dell'alimentari di Sor Bruno, su al paese. E c'è anche quella tipa in accappatoio, su quella pagina di giornalino porno, che abbiamo trovato su al colle.

Dal canto mio, posso dire di aver sognato varie volte la schiena magra della zingara, quel giorno in cui mi aveva mostrato il leone che starnutiva. O il suo seno ansimante non appena si era ripresa dal suo svenimento.


No, a Don Zeffirino non l'abbiamo detto.

D'estate i cartoni animati finiscono e può capitare di trovarsi così, con le mutande sporche di qualcosa di appiccicoso, mentre scorrono i titoli di coda dell'Incantevole Creamy.

Era successo a maggio.

Io e Aldo paponizzati davanti alla tv, nella sua cameretta: Creamy sta tenendo il suo ultimo concerto e l'astronave aliena sta venendo a prenderla.

Se la porterà via. Ruberà i suoi poteri magici. Smetterà di cantare e far ondeggiare il suo gonnellino bianco. Non sarà più tra noi, Creamy. Mai più.

La porta è chiusa, ma dalla cucina arriva il rumore gracchiante di teglie, stoviglie, peperoni fritti e gnuranza varia, unta e bisunta. Sua madre Santuzza, con l'immancabile conforto di zia Gerina ha deciso di farci i suoi famigerati calzoni, ma qualcosa va storto. La donna si accorge che nel frigo manca un ingrediente fondamentale.

“Aaaaaaaaaaaaaaldo!”

“Che hai combinato?” gli chiedo.

La madre compare sulla porta e siamo costretti ad abbassare il volume.

“Chi ha mangiato il prosciutto cotto che avevo comprato stamattina?”

“Avevo fame!” si giustifica Croce.

“Due etti di prosciutto!!” urla la signora Balagutti inviperita “Sei un porco! Ora vai immediatamente da Sor Bruno a ricomprarlo! E usa i soldi della tua paghetta!”

“Ci vado appena finisce Creamy”

La donna lo afferra per un orecchio e se lo porta in cucina. Sento urla e sacramenti, cui si unisce anche zia Gerina. Dopo qualche minuto, Croce ricompare sulla porta, con il suo solito orecchio arrossato.

“Vieni con me!”

“No!”

“Dai...”

“No, zitto!” gli dico mentre scorrono lenti e definitivi gli ultimi istanti di permanenza dell'Incantevole sul pianeta terra.


Succede.

Succede qualche minuto dopo esser rimasto da solo nella stanza.

Creamy danza e canta sul palco. Ho gli occhi lucidi, perché so che non la vedrò più.

E so anche che a Don Zeffirino non dirò niente.

Queste cose non può capirle, perché lui non ha il pisello - dice Aldo - e qualsiasi cosa fai ti dà dieci paternostro e tre avemaria.

No, il prete non può capire che mentre sono lì che piango, di colpo, sento una fitta strana sotto l'ombelico.

C'è qualcosa che cresce laggiù, che dalle mutande preme contro il materasso di Croce e di sua zia Gerina.

Resto a fissare le gambe dell'Incantevole. Penso alla zingara che ho conosciuto il giorno prima. Alla sua schiena abbronzata e a quella pagina strappata che Croce aveva trovato tra la malerba del laghetto. Il Roscio una volta aveva detto che le donne – sotto – erano fatte così, come quella foto su quella pagina piena di colla e terriccio.

Aldo se l'era portata a casa. La teneva sotto il materasso. Così, mentre all'orizzonte compare l'astronave di Creamy, mi infilo una mano tra le gambe e con l'altra cerco nella penombra tra il ferro della rete e la lana del Permaflex.

Quando mi porto quella pagina strappata davanti agli occhi, penso che lei è proprio come me la ricordavo: un accappatoio nero, slacciato, seduta su uno sgabello e quella fessura fucsia, che mi sorride come una bocca messa di traverso.

Non ci avevo fatto caso prima, ma noto che assomiglia alla mamma di Aldo.

Penso che potrebbe venire qui Santuzza - sul letto di suo figlio - e dirmi che mi ama.

Potrebbe lasciare i suoi calzoni fritti, infilarsi un accappatoio e sorridermi – anche lei – di traverso.


Poi sento una fitta più forte della precedente e inizio a muovere più velocemente la mano, premendo contro il materasso, che di colpo diventa una fessura nera – nera nera – dentro cui sprofondare.

All'improvviso mi sembra di precipitare, di perdere tutte le forze. Di non poter far altro che lasciarmi attraversare da una serie di scosse elettriche che mi tagliano la schiena a metà.

Tutto si ferma, anche se sento sbattere il cancello in cortile e la chiave girare nella toppa dell'ingresso.

Tutto si ferma.

Finché la porta della stanza non si apre e un fascio di luce taglia l'ambiente illuminando l'altarino di San Mastianuzzo e il poster di Rambo. Croce si volta verso lo schermo e lancia subito un'occhiata rabbiosa ai titoli di coda dell'Incantevole.

“Dove vai?” mi urla mentre gli sfilo accanto piegato sulla pancia.

“In bagno”

“Ti scappa?”

“No, no” bofonchio mentre mi chiudo la porta alle spalle e la madre inizia a chiamarci per cena.

“Ti è già scappata!” commenta lui tra sé e sé, restando a fissare quella macchia di umido sul materasso.


L'unica cosa decente che Creamy ci aveva lasciato in eredità, oltre al puzzo della sua astronave sparita - per sempre, andata via.


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