giovedì 25 giugno 2015
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lunedì 1 giugno 2015
EXPOst - kapusons in visita all'EXPO

Ogni qual volta in kapusons si tratti di partire per una qualche meta esotica, sia essa la sagra della patata del Fucino o l'improvvisa deportazione interplanetaria per un attacco alieno, il nostro socio “il Matto” si presenta sempre con il suo famigerrimo zainetto nero “da trasferta”.
Utile per ogni tipo di dipartita extra-raccordo, compreso un trasferimento a vita a Bora Bora, esso contiene indifferentemente nell'ordine:
- n°2 mutande bianche modello antistupro, testato su ninfomane bulgara;
- n° 1 polo arancione codice esadecimale #EE5E23;
- n° 1 ombrello nero (che non userà neanche in caso di diluvio universale);
Tutto ciò che manca e che farebbe parte della dotazione di ogni comune mortale non rientra tra le sue preoccupazioni, più di un sano dubbio su cosa si mangerà per pranzo.
Di converso, per Ugo avevo previsto una mise più sobria: sono circa 20 anni che lo disegno in canottiera (sempre la stessa, bianca con macchie recondite di sugo ai 4 facoceri).
Avevo dunque pensato che anche per la trasferta meneghina potesse optare per un sobrio pigiamato estivo.
Ed invece ci stupisce tutti, presentandosi con una giacca terzomondista e t-shirt rossa, simil Che Guevara.

Insomma, partiamo. A bordo di un Italo che non ha nulla da invidiare alle ferrovie malgasce, tant'è che Lester Amalio Galloway (l'altro socio) non perde tempo a notare la possente dorsale connettiva del vagonato.

Sul treno, 4 comunicatori non possono che sfoggiare il proprio armamentario tecnologico: temo il giorno in cui incontrerò 4 urologi.

Non è questa la sede e il tempo per una disamina sull'evento EXPOsitivo, ma riporto una serie di notazioni a margine ed impressioni astatistiche:

1) La sensazione generale è positiva: il visitatore non ha l'impressione di un'opera incompiuta, anzi l'offerta è molteplice e ad essere onesti ci vorrebbero 3 giorni per visitare bene gran parte dei padiglioni (nostra culpa: alla fine è mancato il tempo per visitare il padiglione Italia, quindi rimandiamo ad un report più esaustivo dopo una seconda visita in autunno);

2) di sicuro impatto iniziare la visita dal Padiglione Zero (quello dell'ONU), che accoglie i visitatori con una sorprendente installazione tra Classico e Moderno. Le installazioni delle nazioni che hanno osato di più sono sicuramente le più apprezzate (da noi): en passant, consigliamo Corea, Russia, Argentina, Kazakistan (belli anche i cartoni proiettati nel padiglione USA).

3) per questi ultimi (gli Stati Uniti) c'è da dire che stanno ad un'esposizione universale sul cibo, come una brugola ad una fiera hi tech (!)
4) a proposito: se andate ad Expo per affollare i tavolini del Mac Donald non possiamo che consigliarvi l'estinzione perpetua;
5) ora, non è per fare gli anti-imperialisti a oltranza, ma...i creativi del visual scelto da Israele forse potevano scegliere un pay off meno allusivo (?).

6) qualcuno dica pure agli ideatori del video promozionale visionabile presso il padiglione della Thailandia che siamo a MILANO nel 2015, non a CANTON nel 1957: lo spottone al sovrano locale farebbe impallidire pure lo sceneggiatore della propaganda nord-coreana di Kim Jong-un;
7) una notazione sul design visto in giro (con particolare riferimento alla comunicazione dei brand): eccellente, anche se tutti i creativi si sono lasciati ispirare fin troppo dalla grafica poligonale e multicromatica del logo EXPO.
8) deludente il contributo della tecnologia in gran parte dell'offerta espositiva;
9) Sicuramente la cosa che colpisce di più ad EXPO 2015 sono le architetture dei padiglioni e dell'area espositiva in generale (compreso il decumano): innovative, avveniristiche, personalizzate per ogni nazione. Voto 10.
10) ottima impressione anche al padiglione del vino, dove con 10 euro puoi degustare 3 calici da una selezione di etichette pregiate. Il sommelier Gustavo ci ricorderà con commossa devozione. A meno che non siate dei kapusons, non avventuratevi a stomaco vuoto.
Be', è ora di chiudere questo post un po' sghembo, rimandando come detto ad una seconda visita più esaustiva, sperando che il fegato e i piedi ancora ci assistano.
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