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Bavaglio di regime: "Ora vogliono far tacere Radio Radicale"
[senza nome]

da net1news.org

"A rischio anche le registrazioni radio dei processi. Il dibattimento non c'entra nulla con le intercettazioni telefoniche, né c'entra nulla con la fase istruttoria". Tuona Bordin di Radio Radicale. Ben 9773 processi registrati in anni di cronaca senza filtri, senza veline, integralmente per far conoscere e deliberare. Un'archivio, quello on line disponibile a chiunque, che fa invidia anche alla tv di Stato. L'ultima registrazione di un processo disponibile on line, sul sito di Radio Radicale, in ordine cronologico è quella relativa all'esame del maresciallo Brancaccio durante l'udienza del 28 maggio nel processo Parmalat/Parmatour. Tutto il processo su calciopoli e, scendendo indietro nel tempo e nell'archivio, il processo per la scalata della Banca Antonveneta, il processo Cusani, quello per l'omicidio Dalla Chiesa. L'ultimo della lista o il primo in ordine di tempo è il processo Margherito e risale al lontano 15 settembre del 1976. Il processo a Giulio Andreotti e tutto il resto nell'archivio rappresentano la storia di questo Paese. Sono oltre trent'anni che Radio Radicale ci ha consentito di conoscere e farci un'opinione più dettagliata di quella che altrimenti avremmo potuto farci con la sola televisione e la sola carta stampata. Radio Radicale, sin da quando fu fondata, è stata concepita nell'ottica di far conoscere integralmente i fatti: la radio dei processi e la radio del parlamento. Organo della lista Marco Pannella e proprio per questo la radio di tutti i partiti.
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Audiradio: finalmente i dati del primo trimestre 2010
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da ilsole24ore.it

Sorprese dovevano essere e sorprese ci sono state nei primi dati 2010 di Audiradio, a favore soprattutto di RadioRai e delle emittenti del Gruppo L’Espresso. Ecco le prime ‘sentenze’ dell’anno…

Ospitiamo il commento ai dati Audiradio di Nicola Franceschini.

Risultati rivoluzionati ed un radicale cambiamento dei posizionamenti in classifica: è difficile riassumere in poche parole la prima 'sentenza' della nuova Audiradio. I dati del primo trimestre 2010 delle reti nazionali, ora ricavati anche nel giorno medio ieri dai diari e non più dall'indagine telefonica (Cati), hanno messo in evidenza un assetto che ha sbalordito editori ed addetti ai lavori.
Non è naturalmente proponibile il confronto con i risultati degli anni passati, ma la relativa distanza che separava RadioUno da RTL 102.5 è diventata un solco piuttosto imponente. La prima rete Rai si conferma leader con 7.634.000, incrementando di oltre un milione il dato medio dello scorso anno. A sorpresa, Radio Deejay conquista la seconda posizione, superando per la prima volta la soglia psicologica dei 6 milioni (oggi sono 6.276.000).
Pressochè invariato il numero di contatti per il network dei “very normal people” con 5.533.000, tallonato tuttavia da una RadioDue in fortissima (e forse inaspettata) risalita (5.280.000). Ma le sorprese non finiscono qui: in quinta posizione arriva Radio 105 (4.764.000) che supera una RDS in affanno (4.658.000).
Torna a crescere Radio Italia Solo Musica Italiana (3.902.000), ma è sempre RadioRai ad ottenere il terzo exploit con un altro risultato mai raggiunto in precedenza: RadioTre conquista 2.978.000, non solo superando lo storico ostacolo dei due milioni, ma sfiorando la soglia dei tre.
Pressocchè stazionaria Radio Kiss Kiss al nono posto (2.494.000), con rischio di sorpasso da parte di R 101, che si era sempre mantenuta a debita distanza e che ora fidelizza ben 2.491.000 contatti nel giorno medio ieri. Ottima performance anche per Radio 24 (2.371.000), mentre l'ennesimo risultato che farà discutere è quello di Radio Capital: 2.251.000 unità per la seconda rete Elemedia, dopo anni di oscillazioni attorno al milione e mezzo.
Notevolmente distanziata la diretta concorrente Radio Monte Carlo (1.731.000), la quale può tuttavia consolarsi per aver guadagnato qualche punto su Radio Maria (1.626.000) e soprattutto sulla “cugina” Virgin Radio (1.605.000) che perde il primato di secondo network del gruppo Finelco. L'unica nota negativa per L'Espresso giunge da una m2o in picchiata (1.031.000).
Sotto il milione, Isoradio, Radio Radicale ed il Notturno Italiano (non iscritte all'indagine tramite panel-diari) mantengono pressocché invariate le loro posizioni (con un totale, rispettivamente, di 986.000, 470.000 e 96.000 contatti).
Complessivamente, i primi dati 2010 stanno già facendo discutere, mettendo in dubbio gli equilibri (anche in termini pubblicitari) che avevano sempre contraddistinto le indagini telefoniche. Appuntamento al secondo trimestre per conferme o eventuali smentite.
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Audiradio: dati 1° trimestre 2010.
Audiradio


RAI RADIO1
7.634.000 (6.270.000 +1.364.000)
RADIO DEEJAY 6.276.000 (5.216.000 +1.060.000)
RTL 102.5 5.533.000 (5.534.000 (-1.000)
RAI-RADIO2 5.280.000 (3.783.000 +1.497.000)
RADIO 105 4.764.000 (4.619.000 +145.000)
RDS 100% GRANDI SUCCESSI 4.658 (4.934.000 -276.000)
RADIO ITALIA SOLOMUSICAITALIANA 3.902.000 (3.484.000 +418.000)
RAI-RADIO3 2.978.000 (1.835.000 +1.143.000)
RADIO KISS KISS 2.494.000 (2.158.000 +336.000)
R101 2.491.000 (2.005.000 +486.000)
RADIO 24 - IL SOLE 24 ORE 2.371.000 (1.801.000 +570.000)
RADIO CAPITAL 2.251.000 (1.559.000 +692.000)
RMC RADIO MONTECARLO 1.731.000 (1.513.000 +218.000)
RADIO MARIA 1.626.000 (1.548.000 +78.000)
VIRGIN RADIO 1.605.000 (1.727.000 -122.000) 
M2O 1.031.000 (1.237.000 -206.000)
RAI-ISORADIO 986.000 (882.000 +104.000)
RADIO RADICALE 470.000 (448.000 +22.000)
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«Anche oggi dobbiamo fare quei cento passi»
[senza nome]

da L'Unità

“Contateli, sono cento anche questi”. Carlo Cosmelli insegna nella facoltà di Fisica dell'Università La Sapienza di Roma. Un professore militante, di quelli che nel 2008 firmarono la petizione contro l'ingresso di papa Ratzinger nell'ateneo. È sua e dell'associazione Violaverso (www.violaverso.org) l'idea di tenere aperta la facoltà domenica pomeriggio, 9 maggio, a 32 anni dalla morte di Peppino Impastato, in una giornata finalmente assolata, tra biciclette in festa e bandiere fuori dalle macchine, da penultima giornata di campionato. La gente, però, arriva lo stesso. Chi non è riuscito a partire da Roma per la manifestazione annuale di Cinisi è venuto qui. Giovani, soprattutto. Tanti. A occhio, almeno duecento. Cosmelli li accoglie uno a uno, sotto la statua di Milton e Galileo, a due passi dalla rampa di scale. Indica con il dito i cento passi disegnati che partono dal cortile della facoltà, fino alle aule del primo piano. Orme nere, attaccate al pavimento con l'adesivo, per ricordare la distanza che c'era tra la casa di Peppino Impastato e quella di Don Tano Badalamenti, il boss di Cosa Nostra che ne ordinò la morte con un attentato dinamitardo sui binari del treno.


Tutt'attorno, sui muri della facoltà, l'elenco con i nomi delle vittime della mafia. E' seguendo quei nomi che si arriva all' “Aula Amaldi” dove, tra panche di legno e ringhiere verdi, ha inizio un evento che sembra un incrocio tra un concerto e una messa. “Cos'ha in comune la fisica con la magistratura che lotta contro la mafia? Il rispetto delle leggi e delle regole”, ripete Cosmelli, introducendo il dibattito e spiegando il perché del luogo prescelto, davanti ai poster di Galileo, Einstein e Copernico, le teche con i modellini dell'atomo e del pendolo di Focault. Intanto suona la musica: dagli altoparlanti, la canzone dei Modena City Ramblers per Peppino, che i ragazzi conoscono a memoria e che fu la colonna sonora del film di Marco Tullio Giordana a cui un'intera generazione (quella di chi oggi ha l'età di Peppino il giorno della sua morte: trent'anni) deve l'incontro con la storia del fondatore di Radio Aut. Partono le registrazioni della satira radiofonica che fece tremare la mafia locale: gli sketch su Don Tano Seduto e Mafiopoli suonano divertenti e lugubri insieme. Mentre si alternano le foto di Peppino sul maxischermo: la barba incolta, i capelli spettinati, i maglioni a collo alto. Poi inizia la lettura intensa e triste dei versi di Umberto Santino, con la voce di Stella Maggi, ripetuti in coro dagli studenti in platea: “Ricordati di ricordare, perché dove non è arrivata la giustizia arrivi la memoria”. Si entra, lentamente, in un'altra dimensione. Di lutto, inevitabile.

Prende posto tra i relatori, intanto, il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, e si fa largo il sollievo di avere ancora qualcuno in carnee ossa con cui parlare del presente e del futuro delle lotte e dei sogni. Scoppia un applauso liberatorio. Accanto a Ingroia c'è Paolo Briguglia, stretto in una felpa nera buttata su un paio di jeans. È lui il giovane attore palermitano che nel film di Giordana interpreta Giovanni Impastato, il fratello di Peppino. Giovanni, quello vero, intanto si collega con “La Sapienza” via Skype dalla manifestazione di Cinisi, quest'anno più intensa e partecipata del solito, perché coincide con l'attribuzione all'Associazione Impastato della casa di Tano Badalamenti, finalmente assegnata a chi di dovere dopo la confisca. “Sono orgoglioso della vostra manifestazione romana”, scandisce . “Bisogna reagire alla rassegnazione. Le persone rassegnate mi fanno paura perché non hanno bisogno della verità. E quando si perde il bisogno della verità si spalancano le porte alla mafia”. Intanto decolla il dibattito sull'attualità di Peppino. È Ingroia che tutti vogliono sentire.“Non ho mai conosciuto Peppino personalmente. Ma ho conosciuto quasi subito suo fratello Giovanni. Ero uno studente di Giurisprudenza, iniziai a occuparmi di mafia e diventai presto socio del Centro Studi dedicato a Peppino, gestito dal fratello, istituito subito dopo l'omicidio”, spiega Ingroia, giacca blu, camicia a righe, con la solita composta e galante passione.

La platea ascolta assorta. Nessuno dice una parola, nessuno si alza dalle panche,nessun telefonino squilla, in molti registrano l'evento con le telecamerine o prendono appunti. “Nel Centro Impastato diventai responsabile del settore cinema. Organizzavamo rassegne, eventi. E con Giovanni Impastato pensammo subito ad un film. Era necessario un film per far conoscere a tutti la storia di Peppino”. Ingroia insiste sugli aspetti unici, irripetibili di questa storia di antimafia: “Peppino non era un uomo delle istituzioni, non era neanche un vero e proprio giornalista. Era un ragazzo che si era costruito un ruolo tutto suo. Aveva messo insieme un gruppo di giovani e una radio. In quegli anni di contestazione divenne un punto di riferimento nell'ambiente degli studenti, che difficilmente avrebbero preso come modello un uomo dello Stato. Prendere come modello un ragazzo come lui, invece, fu naturale. La forza dirompente ed eversiva che ebbe in un ambiente come Cinisi fu questa: non aveva il dovere di ribellarsi al potere mafioso. Anzi, avrebbe dovuto adeguarsi a quell'ambiente, perché veniva da una famiglia mafiosa. Invece divenne un antimafioso. E peraltro un antimafioso innovativo. Non era serioso, ma irridente. Usava la satira, gli sfottò, le provocazioni e questo costituì uno scandalo”.

Ingroia aggiunge che fu proprio questo modo nuovo di fare antimafia che portò i mafiosi a nascondere la matrice del suo omicidio, fino alla costruzione della tesi dell'attentato e del “Peppino terrorista”. “Raramente i mafiosi si pongono il problema di nascondere la propria mano in un omicidio. Quando la mafia uccide si deve sapere. Invece in questo caso hanno simulato un attentato. E questo testimonia che i mafiosi si posero subito il problema che Peppino potesse diventare un simbolo antimafia e creare emulazione. Fin da subito la mafia aveva paura di Peppino da morto, così come ne ebbe paura da vivo”. Le conclusioni del procuratore aggiunto di Palermo sono sul presente: “La mafia non è sconfitta, certo. Ma la Sicilia di oggi non è più quella di allora. Sono stati fatti dei grossi passi in avanti. Oggi i commercianti di Palermo, la capitale del racket, si ribellano contro il pizzo. Ma la mafia si è fatta liquida. E se la Sicilia è meno mafiosa di prima, l'Italia è più mafiosa. Il fenomeno mafioso si è esteso al nord, in Emilia Romagna e nel Lazio. Ma anche all'estero: pensiamo agli attentati della 'ndrangheta a Duisburg. La lotta antimafia si deve attrezzare a questa integrazione e federazione tra le diverse mafie e al carattere transnazionale della mafia”. Ecco l'appello finale di Ingroia, che infiamma la platea di rabbia e speranza. “Serve un modello di cittadino impegnato, come Peppino Impastato, oggi più che mai, in risposta al suddito teledipendente pronto a omologarsi. Servono cittadini attivi, riflessivi. Non solo tifosi, ma giocatori della squadra della legalità. Se i giocatori sono in tanti si evita l'isolamento dei pochi e si può anche vincere qualche partita”. Ingroia riparte per Palermo, firmando autografi e stringendo mani.

Il dibattito, intanto,prosegue con il monito di Antonio Turri, ex poliziotto, minacciato più volte dalla mafia e referente di Libera nel Lazio. “La mafia non è solo al Sud. Ce l'abbiamo anche qui a Roma, o a pochi chilometri da qui, come a Fondi. Come si combatte? Con l'amore per il proprio territorio. La nostra risposta deve essere compatta: non ci dobbiamo disinteressare di quello che ci succede attorno. I mafio sitemono iniziative come questa di stasera. L'antimafia dei ragazzi,dei preti come don Luigi Ciotti”. Si spengono le luci e il proiettore fa partire il film di Giordana. Paolo Briguglia ricorda il set a Cinisi, la notte in cui girarono la famosa scena dei due fratelli sotto il balcone di Badalamenti: “Erano le tre e mezzo di notte. In paese era tutto chiuso. Non si vedeva un'anima, se non noi che lavoravamo al film. Luigi Lo Cascio ha preso a gridare come un ossesso. Lui gridava e il silenzio attorno era pesante come il piombo. È lì che ho sentito che stavo facendo qualcosa di dirompente. Che il nostro non era solo un film sgarrupato, ma una cosa potente”. Lo abbiamo visto tutti, quel film. Quella scena, per dire, è facile da ritrovare su You Tube. Rivediamola ancora. Una,dieci, cento volte. Aiuta. Indica bene il cammino da fare.
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SCF tenta la spallata alle radio
[senza nome]

da tgcom.it

Gli ascoltatori delle radio da qualche giorno hanno notato che il palinsesto musicale è cambiato. Mancano le nuove hit, da Marco Carta ("Quello che dai") a Noemi ("Vertigini"). Il motivo? La tensione tra Consorzio Fonografici SCF (riunisce la major discografiche) e le radio.

La SCF ha chiesto di alzare i diritti fonografici dall'1 al 4% secondo media europea. Le radio hanno trovato esagerata la richiesta e, per ora, non trasmettono i nuovi brani. "Questa situazione va avanti dal dicembre 2006 quando è scaduto il contratto- spiega a Tgcom Saverio Lupica, presidente della SCF (che include le case discografiche Emi, Universal, Sony, Warner, Nar e Sugar) -. Abbiamo fatto la richiesta iniziale di alzare i diritti dall'1% al 2%, oggi le radio pagano comunque meno del 2%. Ma non è stato raggiunto nessun accordo a dicembre 2008. Poi siamo passati a un altro piano di discussione chiedendo di stabilire un equo compenso della percentuale calcolando il minimo dei diritti applicati dalla Spagna del 2,16% e quello massimo francese del 5,8%. In sostanza si arriva a una richiesta del 4%. Siamo stati disponibili, abbiamo provato una conciliazione ma alla prima udienza, dopo mesi di promesse, è saltato tutto da parte delle radio. Quando abbiamo comunicato che saremmo ricorsi, come abbiamo fatto, ai giudici ecco che le radio hanno attuato questa iniziativa di rimodellare i loro palinsesti musicali non proponendo le nuove hit. Per carità, liberissimi di farlo, possono anche programmare canzoni degli anni 30 ma non trovo corretto la richiesta della liberatoria per la richiesta sui pagamenti dei diritti fonografici, chiamati anche comunamente diritti discografici". Insomma la soluzione sembra ben lontanta anche perché in ballo ci sono "dieci cause con cinque giudici". Per adesso le posizioni sembrano inconciliabili.
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Tutta la radio in tasca


La Rai si apre alla tecnologia di casa Apple consentendo a tutti i possessori dei super telefonini di accedere all’intera programmazione radiofonica di Radio Rai. “Tutta la radio in tasca”, l’applicazione per smartphone che RadioRai mette a disposizione di tutti gli utenti che gratuitamente potranno accedere ai contenuti di Radio 1, 2 e 3, di Isoradio, Gr Parlamento, Filodiffusione e Programmi per l’estero in completa mobilita’. Sviluppato da Radio Rai in collaborazione on Rai Trade, l’applicazione (disponile per ora solo sulla piattaforma Apple), e’ stata presentata questa mattina nella storica sede radiofonica del servizio pubblico, in via Asiago, dal direttore di RadioRai, Bruno Socillo, e dall’ad di Raitrade, Carlo Nardello, alla presenza del vice direttore generale dell’azienda, Antonio Marano.

“Sono circa 10 milioni - spiega Socillo - i contatti giornalieri di Radio Rai e 15 milioni i possessori di smartphone. A loro, ascoltatori radiofonici e non, RadioRadi si propone come il piu’ grande social network. In poco tempo abbiamo realizzato una delle migliori applicazioni di radio su smartphone, non credo che nessuno possa offrire di meglio agli ascoltatori. Ora, le voci e suggestioni di Radio Rai saranno a disposizione di tutti”. Convinto che la radio sia un pezzo importante dell’offerta Rai, Marano afferma che “il sistema di comunicazione deve tener conto delle nuove tecnologie”. A spiegare come funziona l’offerta e’ l’amministratore delegato Rai Trade, Carlo Nardello: “La cosa veramente nuova e’ che il digitale ti permette di raggiungere ovunque l’utente. L’applicazione consentira’ di attingere in una radio virtuale nella quale si potranno ascoltare anche servizi e commenti del passato, dal 1924 ad oggi”. Bastera’ un dito per essere collegati con tutti i canali della radio, ascoltare i programmi preferiti in diretta streaming, interagire in diretta inviando sms ai conduttori, consultare i palinsesti, ascoltare le playlist musicali, visualizzare video relativi al mondo di Rad ioRai. L’applicazione e’ fruibile per tutti gli smartphone (Apple, per ora) ed e’ scaricabile gratuitamente dal portale della radio, www.radio.rai.it. (ITALPRESS).
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Tutta la radio in tasca


La Rai si apre alla tecnologia di casa Apple consentendo a tutti i possessori dei super telefonini di accedere all’intera programmazione radiofonica di Radio Rai. “Tutta la radio in tasca”, l’applicazione per smartphone che RadioRai mette a disposizione di tutti gli utenti che gratuitamente potranno accedere ai contenuti di Radio 1, 2 e 3, di Isoradio, Gr Parlamento, Filodiffusione e Programmi per l’estero in completa mobilita’. Sviluppato da Radio Rai in collaborazione on Rai Trade, l’applicazione (disponile per ora solo sulla piattaforma Apple), e’ stata presentata questa mattina nella storica sede radiofonica del servizio pubblico, in via Asiago, dal direttore di RadioRai, Bruno Socillo, e dall’ad di Raitrade, Carlo Nardello, alla presenza del vice direttore generale dell’azienda, Antonio Marano.

“Sono circa 10 milioni - spiega Socillo - i contatti giornalieri di Radio Rai e 15 milioni i possessori di smartphone. A loro, ascoltatori radiofonici e non, RadioRadi si propone come il piu’ grande social network. In poco tempo abbiamo realizzato una delle migliori applicazioni di radio su smartphone, non credo che nessuno possa offrire di meglio agli ascoltatori. Ora, le voci e suggestioni di Radio Rai saranno a disposizione di tutti”. Convinto che la radio sia un pezzo importante dell’offerta Rai, Marano afferma che “il sistema di comunicazione deve tener conto delle nuove tecnologie”. A spiegare come funziona l’offerta e’ l’amministratore delegato Rai Trade, Carlo Nardello: “La cosa veramente nuova e’ che il digitale ti permette di raggiungere ovunque l’utente. L’applicazione consentira’ di attingere in una radio virtuale nella quale si potranno ascoltare anche servizi e commenti del passato, dal 1924 ad oggi”. Bastera’ un dito per essere collegati con tutti i canali della radio, ascoltare i programmi preferiti in diretta streaming, interagire in diretta inviando sms ai conduttori, consultare i palinsesti, ascoltare le playlist musicali, visualizzare video relativi al mondo di Rad ioRai. L’applicazione e’ fruibile per tutti gli smartphone (Apple, per ora) ed e’ scaricabile gratuitamente dal portale della radio, www.radio.rai.it. (ITALPRESS).
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