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Libri: “Come quando ascoltiamo le partite alla radio” di Giovanni Scaramuzzino

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da ilpaesenuovo.it

Radiocronista, ma non solo. In diretta dai campi di Serie A e di Serie B o dagli stadi mondiali del Sud Africa, in collegamento dal Giro d’Italia o dal Tour de France su Radio Uno Rai, Giovanni Scaramuzzino - una delle voci di "Tutto il calcio minuto per minuto" - ha pubblicato un  romanzo sportivo edito dalla Sei Editrice di Torino (www.seieditrice.com - tel. 011-52271) che si intitola: "Come quando ascoltiamo le partite alla radio. Storie di sport minuto per minuto", pp. 210, Euro 12.

Decine di storie si intrecciano con i protagonisti che ruotano attorno al mondo dello sport attuale con richiami al passato in un raccordo armonicamente legato all’ascolto di una partita o di un avvenimento sportivo trasmesso alla radio. Nell'epoca in cui nello sport dominano i diritti, a cominciare da quelli televisivi, non è male che qualcuno si occupi anche dei doveri. Da un Gran Gala sportivo di fine anno nascono le pagine di quest’opera legate ai personaggi delle varie discipline che si raccontano in maniera del tutto particolare.

Che cos’è, o meglio, chi è un calciatore senza più un numero sulla schiena, costretto suo malgrado a diventare un ex? A chi e, magari, a cosa pensa invece un ciclista inesorabilmente staccato in salita nel giorno in cui tutti lo davano per favorito? E cosa guarda un arbitro di basket durante un time-out, a pochi secondi dalla fine di una gara tiratissima, punto a punto? E poi lo schermitore, la tennista, il tifoso, il campione idolatrato, il semplice appassionato… I piccoli particolari all’apparenza secondari (una sciarpa a lungo riposta in un cassetto, un panino al prosciutto avvolto nella carta stagnola, un pallone Super-Tele dalle traiettorie imprevedibili) costituiscono le colonne portanti delle singole vicende costrette, più o meno casualmente, a confrontarsi tra loro.

C’è tempo per sorridere e commuoversi, per guardare con speranza al futuro con le frequenze di una cronaca alla radio che compone, tutt’altro che inaspettatamente, note soavi insieme alle canzoni di Rino Gaetano. Sperando che per una volta il cielo sia davvero sempre più blu.

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Elezioni Brasile: frequenze radio usate come moneta di scambio politico

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da musibrasil.net

Mentre le radio comunitarie affrontano dure battaglie per ottenere le licenze di trasmissione, il quotidiano Folha de São Paulo ha diffuso i dati relativi alla concessione delle frequenze in periodo elettorale. La maggior parte delle emittenti che ne hanno beneficiato, secondo l’indagine, sono legate ad uomini politici o alle più diverse confessioni religiose: delle 183 radio (principalmente commerciali) che hanno ottenuto la possibilità di andare in onda, ben il 57% è appoggiata o sostenuta da chiese o partiti. Per João Paulo Malerba, rappresentante di Amarc Brasil (l’Associazione Mondiale di Radio Comunitarie), la concessione di frequenze radio è storicamente utilizzata come moneta di scambio politica, anche sotto un governo democratico come quello attuale.

Malerba ha anche criticato duramente il Ministero delle Comunicazioni per non aver impedito che le licenze radio si trasformassero in un gioco di scambio politico di basso livello.

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Radio Shabelle: Davide e Golia
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da peacereporter

Radio Shabelle è un’emittente radiofonica indipendente, nata nel 2002 a Mogadiscio vicino al più grande mercato della capitale somala, il Bakaara Market. Il mercato è però diventato negli anni uno dei teatri di scontro più sanguinosi tra i due principali gruppi combattenti islamici: Hizbul Islam e Al Shabaab. In conseguenza la stazione ha spostato la propria sede verso l’aeroporto, zona sotto il controllo del Governo federale di transizione (Tfg).
Abbiamo raggiunto telefonicamente e intervistato il caporedattore di radio Shabelle: Hassan Osman Abdi, che ci ha spiegato come la stazione si è più volte rifiutata di rispettare gli ordini impartiti ai media dai gruppi islamici come Hizbul Islam.

La vostra stazione radio è stata o è sotto attacco da parte delle milizie islamiste, soprattutto negli ultimi giorni?


No, in realtà noi siamo abbastanza lontani da quella che adesso è la linea del fronte. La sede di Radio Shabelle è molto vicina all’aeroporto internazionale di Mogadiscio. Prima eravamo vicino al Bakaara Market, teatro di scontro tra Al Shabaab e Hizbul Islam, ma ci siamo trasferiti da lì circa un mese fa e continuiamo a programmare notizie e altre trasmissioni quotidianamente per il popolo somalo. Abbiamo anche un sito web internazionale dove scriviamo in inglese e in lingua somala e da dove si può ascoltare la radio e vedere anche una web tv locale.

In aprile Hizbul Islam ha emesso il divieto di inserire musica nei palinsesti delle emittenti radio ma voi avete disubbidito. Inoltre il primo luglio, giorno dei cinquant’anni dell’indipendenza della Somalia, hanno detto che non bisognava fare nessuna celebrazione e invece Radio Shabelle ha scelto di celebrare l’evento.

È vero. Hizbul Islam e Al Shabaab hanno imposto ordini per i media locali e le radio di Mogadiscio. I membri di queste radio hanno ricevuto ordine di non passare più musica. Appena ci siamo mossi dal Bakaara Market verso la zona vicina all’aeroporto internazionale è arrivato un altro ordine da parte di Hizbul Islam e cioè quello di non celebrare il giorno del primo di luglio. Questo ha fatto molto arrabbiare l’amministrazione della rete di Radio Shabelle e il nostro direttore Mr. Osman Gure ha preso la decisione di non rispettare gli ordini degli uomini di Hizbul Islam. Così abbiamo ricominciato a programmare musica e abbiamo celebrato il giorno del primo di luglio. Un grande giorno per l’indipendenza della Somalia e il nostro direttore è anche intervenuto alla radio con un discorso in cui diceva che gli ordini di Hizbul Islam non potevano essere tollerati. Da quel giorno radio Shabelle ha ricominciato regolarmente a programmare musica come era solita fare. Come conseguenza però Hizbul Islam e Al Shabaab hanno espresso una forte ostilità verso il network di radio Shabelle. Per questa ragione i nostri reporter sono fortemente limitati nel loro lavoro. Non possono andare contro Hizbul Islam e Al Shabaab insieme, visto che ora sono alleati. Così adesso abbiamo difficoltà nel raccogliere informazioni dalle zone più lontane della Somalia, dal centro del Paese e anche da alcune parti della capitale, Mogadiscio. Ma molta dell’informazione viene anche dalle zone sotto il controllo del Tfg.

Nell’offensiva scatenata nei giorni a ridosso dell’attacco all’hotel Muna, Al Shabaab ha anche attaccato alcuni media, c’è radio IQK di cui i miliziani hanno preso il controllo, cosa mi puoi dire in proposito?

Si, è vero c’è una radio che si chiama IQK e si trova anche lei vicino al più grande mercato di Mogadisho, il Suq Baath, era una radio che mandava in onda solitamente programmi di carattere religioso e gli Shabaab ne hanno preso il controllo con il consenso del direttore, il quale ha letto una lettera che loro gli hanno dato. Ha consegnato la radio e tutte le cose di proprietà dell’emittente ad Al Shabaab, compresi gli strumenti tecnici. Tutto il personale ha lasciato la stazione e appena i miliziani ne hanno preso il controllo e sono entrati, sono arrivati alcuni giornalisti di Al Shabaab per cominciare a programmare trasmissioni che incitano al combattimento contro il Tfg.

Qual è stata la conseguenza delle vostre divergenze dalla linea impartita da Hizbul Islam sul piano economico?

Radio Shabelle, essendo indipendente, ce la deve fare da sola con i finanziamenti.
Quando eravamo nella zona di Bakaara avevamo un centro più grande e i finanziamenti per coprire le nostre esigenze arrivavano da parte delle pubblicità di chi aveva affari nelle aree del mercato, o in altre zone di Mogadiscio. Ora in realtà non abbiamo nessuna pubblicità, né inserzionisti, e non riusciamo a raccogliere finanziamenti perché Al Shabaab e Hizbul Islam hanno minacciato gli uomini d’affari invitandoli a non rivolgersi e a non usare Radio Shabelle. Inoltre ci sono stati degli ammonimenti anche a non far sentire la propria voce tramite il nostro mezzo.

Alessandro Micci
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La casa comune dell'emittenza cinese
passaparola

da corriere.it

Unificare, consolidare. L'ente radio-televisivo cinese ha annunciato di voler metter ordine e "portare sotto un unico tetto" i circa mille network presenti nel Paese. L'operazione partirà prima a livello regionale, accorpando le realtà più piccole, per poi concludersi a livello nazionale. La Sarft (State Admninistration of radio, Film and Television) conta di avviare il processo entro l'anno. Si parla di un investimento iniziale per la società-ombrello di quasi 9 miliardi di euro.
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Vedi alla Voce Radio Popolare, racconti e ricordi
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da voceditalia

Un libro enciclopedico per celebrare i primi trent’anni dell’emittente libera milanese


Un modo diverso e se vogliamo innovativo di fare informazione, diversi format di successo, generazioni di giornalisti e uomini di spettacolo e soprattutto libertà e appoggio economico degli ascoltatori.
Questa è in sintesi Radio Popolare, emittente nata negli anni 70, periodo di fioritura delle prime radio libere e indipendenti che però ha molto altro ancora da raccontare e che festeggia nel 2006 i suoi primi trent’anni di vita.

“Vedi alla Voce Radio Popolare” è una pubblicazione che vuole prendersi carico di narrare, in forma di enciclopedia, questa lunga storia, attraversandone fasi e momenti salienti; provocati, inseguiti e stuzzicati da Sergio Fermentino (con Luca Gattuso e Tiziano Bonini), direttori, redattori, tecnici, ascoltatori, insomma gli artefici della storia dell’emittente milanese, ne tracciano così un percorso collettivo costituito da spunti individuali, fra ricordi e testimonianze storiche.

Autrice di grandi scoop, come l’intervista in diretta a Renato Vallanzasca latitante, Radio Popolare ha seguito accadimenti ed episodi drammatici, dagli scontri alla Scala nel ’77 al G8 di Genova, dagli anni del terrorismo all’omicidio di Fausto e Iaio, curiosità e retroscena ma anche cultura e costume del popolo della sinistra. Sempre presente sulla strada e in fabbrica, occupandosi di scuola e carcere, per poter vivere e far vivere in prima persona le vicissitudini della Sinistra, i feedback dell’Immigrazione, la voce delle donne, i rapporti con i sindacati, le prime trasmissioni gay.

Ampio spazio è sempre stato dedicato anche all’intrattenimento e all’immancabile appuntamento con musica ed evoluzione dei gusti musicali, dalla scoperta della World Music alla musica pop e popolare.
Un’amica che ci ha accompagnati costantemente, una radio che si è fatta strada nel grande panorama dell’informazione e della politica italiane, senza da quest’ ultima dover mai dipendere e proponendo modi alternativi di fare informazione, senza censura e con ampio spazio per l’ascoltatore.

Sergio Fermentino, nato ad Ivrea nel 1956, ha lavorato 15 anni a Radio Popolare, 10 a RadioRai e ora anche alla Radio Svizzera. Insegnante allo Iulm di Milano e alla scuola Holden di Torino è autore di “Via Etere” (1989), con Massimo Cirri, e “Il mistero del vaso cinese” (1993), con Carlo Oliva e Massimo Cirri. Alla trasmissione “Bar Sport” ha dedicato “Pebbacco o devi morire” (1988), con Marco Ardemagni e Giorgio Lauro.

Gli spunti insomma sono tanti, numerosi percorsi individuali, storie dei tanti protagonisti di un’esperienza unica nel suo genere, il cui denominatore comune è raccontare, informare, appassionare.

Fermentino, Sergio con Bovini, Tiziano, Gattuso, Luca, Vedi alla Voce Radio Popolare, Garzanti, pp.532, euro 25.00
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Una radio sul Web per la pace in Libano
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da ansa.it

(ANSA) - BEIRUT, 17 AGO - Accedendo al link http://unifil.unmissions.org/ si puo' ascoltare la radio 'Pace dal sud', iniziativa dell'Unifil per il Libano.

La radio si rivolge in arabo alla popolazione locale. Diffonde notizie di prima mano sull'Unifil e da' voce alla gente del sud del Libano e ai loro punti di vista sulle attivita' della missione Onu. Il programma radio si aggiunge cosi' agli altri strumenti di comunicazione gia' impiegati dai caschi blu come una rivista.
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Tunisia: Radio libere e polemiche

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da italnews.info

La nascita di una radio è sempre un evento culturale importante: al pari e prima della televisione, è stato ed è un eccezionale veicolo di promozione culturale. Ma se in Italia il problema di una radio libera è sopravvivere nell’affollatissimo mare delle frequenze o limitare i danni derivanti da esosi pagamenti di diritti d’autore, in un paese dove a “gestire” l’economia, è un’intera famiglia (quella del Presidente), una radio diventa un caso nazionale. Il caso in questione è “Shems”, vezzoso nome (spiagge) dato all’ultima creatura presidenziale. E’ la nuova radio privata, gestita da Tunisia Broadcasting, che inizierà a trasmettere dalla seconda metà di settembre e sarà presieduta da Sirin Ben Ali, figlia della prima moglie del presidente. La nuova emittente si aggiunge alle già esistenti Mosaique, la prima a nascere nel paese magrebino, Jawhara e Ezzeitouna, quest’ultima di ispirazione religiosa il cui scopo è quello di promuovere gli aspetti più virtuosi dell’Islam e del Corano, la tolleranza e la moderazione, in una Tunisia faro del dialogo tra culture e civiltà. Inshallah.

La creazione di emittenti radio e televisive private ha reso concreto l’impegno preso dal Presidente Ben Ali “di aprire lo spazio mediatico al settore privato” e di ampliare le prerogative del Consiglio Superiore della Comunicazione per includere l’esame di richieste relative all’apertura di emittenti radio e televisive private.

Il documento per l’autorizzazione di Shems è stato sottoscritto dal ministro per la Comunicazione, Oussama Romdhani, e dal promotore del progetto, Fethi Bhouri. Shems FM sarà una radio generalista, trasmetterà 24 ore su 24 e inizialmente coprirà le zone della Grande Tunisi, di Bizerte, di Capo Bon, del Sahel e di Sfax. ”Il lancio di questa nuova stazione si inserisce nel quadro dell’iniziativa privata nel settore audiovisivo’‘, ha detto il ministro delle telecomunicazioni Usama Ramadani. Oltre a nove radio pubbliche, vi sono tre radio private che secondo i media hanno più successo di quelle pubbliche.

Ma in un’intervista con la agenzia tedesca Dpa riportata dall’egiziana Mena, Ziyad Alhany, giornalista e membro del Sindacato delle radio libere tunisine, non riconosciuto dallo Stato, ha lanciato un appello alle autorità chiedendo regole e condizioni uguali per tutti e di dare la priorità ai professionisti. Un appello che implicitamente si spiega con il fatto che un’altra radio è di proprietà del genero del presidente.

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RCI: aperte tre canali radio FM in Nigeria
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L'8 agosto scorso  Radio Cina Internazionale ha tenuto a Niamey la cerimonia per l'apertura delle trasmissione FM in tre città del Paese.

Xia Huang, ambasciatore cinese in Nigeria, nel suo discorso ha detto: "…le trasmissioni in FM aiutano i due popoli a conoscersi a vicenda e avranno un importante ruolo nell'approfondire l'amicizia fra i due popoli e nel promuovere i rapporti bilaterali".

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GHANA: UNA RADIO ALL'OMBRA DEI MANGO
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(AGI) Accra - Una radio del Ghana 'in bolletta' ha allestito i propri studi in piena campagna, all'ombra degli alberi di mango. Si tratta dell''Upper West Radio', una controllata dell'emittente statale Ghana Broadcasting Corporation (GBC).
  Non potendosi permettere dei 'veri' uffici con un tetto sopra la testa, operatori e tecnici riescono comunque a diffondere nella regione la voce dell'emittente, pur dalla precaria 'sede' in cui sono costretti a lavorare .
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