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Radio Padania lascia il Salento.

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ditaliah24.it

TARANTO, 27 gennaio 2011 – Radio Nice ce l’ha fatta. Dopo un’avvincente battaglia Radio Padania ha dovuto lasciare il territorio salentino. Infatti, il Ministero per lo sviluppo economico, in una nota inviata al comune di Alessano, ha dichiarato “non autorizzata” l’emittente leghista.

L’emittente dell’editore Paolo Pagliaro era stata quasi oscurata dal potente segnale di Radio Padania tanto da fare indignare anche la popolazione locale. I fatti risalgono ai primi di dicembre dello scorsa anno quando l’emittente leghista aveva preso base nel Salento. Pagliaro mostra tutta la sua soddisfazione e nel contempo invita l’onorevole Salvini, con cui si era innescata una forte polemica, a trascorrere le sue vacanze nel Salento: “Sono sempre in attesa che Salvini venga giù - ha dichiarato Pagliaro - in quella occasione gli spiegherò che deve stare attento alle affermazioni e agli insulti rivolti alla gente del Sud”.

Il direttore, con questa dichiarazione, si riferisce alle numerose invettive lanciate sia dagli ascoltatori che dai conduttori dell’emittente leghista nei confronti dei meridionali.

“Il Salento – continua Pagliaro - ha colto l’occasione per alzare la testa e dire basta ad ogni forma di “colonizzazione”, come quella attuata attraverso l’imposizione dei gruppi di distribuzione alimentare che depredano il territorio. Il Salento ha fatto finalmente squadra e oggi si gode la vittoria”.

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ECORADIO LICENZIA DUE GIORNALISTE SENZA MOTIVO L’ASR: “UN ATTO ILLEGALE E ANTISINDACALE”
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Marco Lamonica, presidente di EcoMedia, in un'immagine di qualche anno fa.

comunicato stampa Associazione Stampa Romana
www.stamparomana.it

Ecoradio licenzia due giornaliste violando leggi e contratto. Dopo aver protestato e citato in giudizio il segretario dell’Associazione Stampa Romana, reo di aver minacciato di denunciare l’azienda Ecomedia Spa per “comportamento antisindacale”, l’Amministratore Unico Marco Lamonica ha messo in atto esattamente il progetto che l’Asr aveva denunciato. 

Dapprima ha risolto alcuni contratti di lavoro portando le dimensioni dell’azienda sotto i 15 dipendenti (quindi al riparo dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori), poi ha provveduto a licenziare due colleghe con la ridicola motivazione della creazione di un nuovo settore, affidato al neodirettore responsabile Emanuele Giordana, che assorbiva le tematiche di cui si occupavano le giornaliste. Tutto questo è avvenuto ancora una volta senza che ne la rappresentanza sindacale di base, ne l’Associazione territoriale competente, fossero avvertite come prevede l’articolo 29 del Contratto Nazionale Fnsi-Aeranti-Corallo.

“Nonostante l’atteggiamento conciliante della Asr – dichiara il segretario Paolo Butturini - che non aveva dato seguito alla denuncia per comportamento antisindacale puntando a riaprire il confronto, l’editore ha proseguito sulla inaccettabile strada della riduzione unilaterale del personale. Una decisione sorprendente, che viola i più elementari obblighi della parte datoriale e costituisce una grave lesione dei diritti e della professionalità delle due colleghe. A questo punto l’Asr chiamerà il legale rappresentante di Ecomedia e il direttore a rispondere di tutte queste violazioni, sia sotto il profilo legale che dal punto di vista ordinistico. Sono convinto, infatti, che ci troviamo di fronte anche alla violazione della clausola di solidarietà contenuta nell’articolo 2 della legge istitutiva dell’Ordine dei Giornalisti. 

Quello che rende ancora più inaccettabile il comportamento dell’azienda e del suo legale rappresentante è che Ecoradio beneficia di un cospicuo contributo pubblico grazie al meccanismo garantito da alcuni parlamentari e, vista la linea editoriale sbandierata, dovrebbe rientrare nel novero di quelle emittenti che si schierano a tutela dei diritti dei cittadini”.

Altri riferimenti:
http://www.millecanali.it/prendi-i-soldi-e-trasmetti/0,1254,57_ART_122369,00.html

http://www.palazzochigi.eu/DIE/dossier/contributi_editoria_2007/emittenti_radiofoniche.pdf

http://www.kapusons.com/Blog.aspx?blgaid=3209481d99444ce18cff9e0aed8062d0&blogid=c5adbedbc197421c9d2d0ae52d650d14
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Radio Padania, protesta bipartisan ai piedi dell'antenna salentina
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In scena ad Alessano la manifestazione organizzata dal Movimento della Regione Salento cui hanno risposto anche i giovani del Pd e del Pdl. Con loro, i sindaci della zona che protesta per l'occupazione abusiva delle frequenze e gli insulti ai meridionali

di ALESSANDRA BIANCO


Uniti contro Radio Padania. Senza divisioni politiche e di bandiera. Questa mattina i giovani del Pd e del Pdl hanno risposto all'appello del Movimento della Regione Salento e, dopo essersi incontrati in piazza don Tonino Bello ad Alessano, tutti insieme hanno raggiunto l'antenna che a dieci chilometri da Leuca continua dal 17 dicembre a trasmettere il verbo leghista. Con loro, anche i sindaci di Alessano e Poggiardo e i primi cittadini di comuni limitrofi a manifestare sotto gli slogan "no al razzismo perché il Salento è terra di accoglienza, no all'illegalità e a chi occupa abusivamente le frequenze".

La protesta è il culmine di una battaglia che va avanti da giorni, ma della quale Radio Padania non sembra interessarsi. Nell'etere continuano a viaggiare no stop insulti e offese ai meridionali attraverso le frequenze 105.6 di proprietà di Radio Nice del gruppo Mixer Media che le truppe di Bossi hanno occupato abusivamente. A poco, finora, è servito il contrattacco del proprietario dell'emittente salentina che attraverso il suo legale Gianluigi Pellegrino ha inviato un esposto al ministero che denuncia l’accaduto ed una diffida a carico dell’emittente leghista con tanto di richiesta di risarcimento danni. Nel frattempo, le reti del gruppo di Paolo Pagliaro continuano a trasmettere a reti unificate due volte al giorno l'inno di Mameli, ribadendo il concetto di un'Italia unita sotto un'unica bandiera.

Anche il consiglio regionale pugliese ha detto la sua: una lettera indirizzata al ministro Romani e all’autorità garante per le telecomunicazioni ha già raggiunto la capitale per chiedere che questa forma di appropriazione indebita venga interrotta e  possa essere ripristinata al più presto la legalità.

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SCHERZO DI RDS A MARCHIONNE, UN FINTO NICHI VENDOLA FA IL RAP DELL'OPERAI



Di telefonate così (e da personaggi veri) a Sergio Marchionne ne devono arrivare molte, a giudicare dalla reazione (o dalla non reazione) dell'ad Fiat al sentire un presunto Nichi Vendola che dall'altro lato della cornetta intona il rap dell'operaio. Ad organizzare lo scherzo sono stati i comici di Tutti pazzi per Rds, trasmissione del mattino di Radio dimensione suono.
«Pronto, sono il presidente Vendola, avrei piacere di parlare col dottor Marchionne». Inizia così la telefonata al centralino della Fiati. La voce è quella di Barty Colucci, comico pugliese, ma la centralinista non ha dubbi. «Presidente, posso nel frattempo dire tutta la mia ammirazione per lei, sono onorata di parlare con lei». Arriva poi la risposta di Marchionne.
«Sono appena tornato dall'America», spiega Marchionne al finto-Vendola, che gli chiede se non abbi a cuore anche l'Italia. «La posizione della Fiat è stata di una chiarezza incredibile, è una proposta di investimento di sostanza». Marchionne ricorda di aver preso impegno «non solo verso un gruppo di istituzioni finanziarie, ma anche nei confronti del governo italiano al livello più alto». Ma il meglio dello "scherzo" del finto Vendola deve ancora venire...

«In Italia non si capisce il rischio che stiamo correndo in campo internazionale – prosegue Marchionne – se non abbiamo il coraggio di affrontare questo atteggiamento sclerotico nelle relazioni industriali per portare il discorso avanti per il bene della Fiat e il bene del Paese».
Il comico allora ammette la divergenza di opinioni e dice: «Sergio, spero di farti cambiare idea rappandoti la lettera di un dipendente Fiat». Marchionne rimanne impassibile dall'altro lato della cornetta, solo un attimo di esitazione quando l'imitatore si smaschera.
Scherzo riuscito, ma senza far perdere all'ad la sua calma canadian.

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Grazie alla leggina di Silvio Radio Padania va in Puglia. Ma la gente non ci sta

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Frequenza 105.6, Radio Padania Libera: che c’è di strano? Per esempio il fatto che a questa frequenza la verde radio del Nord libero si captava nel profondo sud, nel tacco d’Italia, in Salento. Terra d’Otranto, per la precisione, luogo nel quale l’emittente del Carroccio era sbarcata nelle settimane scorse, prima di essere, però, miseramente cacciata. La storia laracconta la Stampa di Torino. ”

Melodie celtiche, proclami federalisti, invettive nordiste, rubriche come: ‘Padania, sveglia!’, e ‘Alpini padani’. Un’interferenza? No, semplicemente Radio Padania che sbarca in Puglia su una frequenza che copre una trentina di comuni del capo di Leuca.

TERRA D’OTRANTO – Terra di missione, dunque, per la radio della Padania Libera. Chi ce l’ha portata? La notizia dell’apertura dell’emittente fa furore nella cittadinanza, che si infuria, adisce le istituzioni, chiama il Sindaco chiedendogli di fare qualcosa. Ma il primo cittadino si dice impotente a risolvere il problema.

Il ripetitore padano è piazzato ad Alessano, dieci chilometri a nord di Leuca. Il sindaco Gigi Nicolardi viene tempestato di telefonate di concittadini indignati: «Ma come, consenti l’installazione nella nostra città dell’antenna per farci insultare dai leghisti? Fa’ qualcosa, rimuovila!». «Non ho poteri per bloccarla – risponde imbarazzato – dipende tutto dal ministero». Nei barmonta la protesta, si costituisce un comitato cittadino, le emittenti locali minacciano esposti alla magistratura, i deputati preparano interrogazioni parlamentari, il segretario provinciale del Pd, Salvatore Capone, s’infuria: «Com’è possibile che dobbiamo ascoltare 24 ore su 24 insulti ai meridionali?».

LEGGE AD RADIOLa Stampa spiega il nocciolo della questione: Radio Padania godrebbe, dal punto di vista legislativo, di uno speciale status di protezione. Equiparata alla radio mondiale del Vaticano, Radio Maria, è abilitata a trasmettere su tutto il territorio nazionale senza alcuna limitazione.

In effetti Roma Ladrona è particolarmente generosa con Radio Padania. Le regolesono queste. Radio Padania e Radio Maria sono le uniche emittenti nazionali riconosciute come «radio a carattere comunitario», una speciale categoria caratterizzata da «assenza dello scopo di lucro» in nome di «particolari istanze culturali, etniche, politiche e religiose». Nel 2001 il governoBerlusconi e la maggioranza di centrodestra (Lega in testa) votano una norma ad hoc per Radio Padania, che le consente di occupare gratuitamente frequenze radio con una semplice certificazione al ministero. Un bel vantaggio rispetto alle altre emittenti, che da anni non possono acquisire alcuna frequenza se non a caro prezzo (quella di Alessano vale circa 500 mila euro, in una città si supera il milione). Non solo. Nel 2005 il governo Berlusconi e la maggioranza di centrodestra (Lega in testa) votano un’altra norma, che garantisce a Radio Padania e Radio Maria un finanziamento annuo (ora arrivato a 1,5 milioni di euro) «per promuoverne il potenziamento ». Una bella somma, considerato che tutte le altre emittenti private (poco meno di unmigliaio) devono spartirsi circa 16 milioni di contributi pubblici

Dunque, con una leggina ad hoc, l’emittente verde padano è in grado di trasmettere su tutto il territorio nazionale, anzi in questo aiutata ed incoraggiata dallo Stato che la finanzia, la promuove e la sovvenziona.

FUORI DI QUI – Ma se è vero che il movimento leghista si regge sulla forza del popolo, Radio Padania Libera in terra d’Otranto dovrebbe fare i conti con la sollevazione popolare che già monta contro la neo aperta emittente radiofonica: c’è poco da fare, i pugliesi la vogliono fuori dalla loro terra, e nel più breve tempo possibile.

E dire che, annunciando lo sbarco in Puglia,Matteo Salvini, direttore della radio ed eurodeputato leghista, aveva blandito i nuovi potenziali ascoltatori, dichiarando al «Corriere del Mezzogiorno»: «I pugliesi sono la popolazione più simile a quella lombarda e del Nord Italia. A Milano c’è poi una foltissima comunità di baresi e salentini che lavorano e vanno d’accordissimo con noi. La Puglia è davvero una delle zone più avanzate del Meridione». Ma l’idillio in modulazione di frequenza è durato poco.

Se federalismo deve essere, che sia anche radiofonico, insomma.

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RADIO: RADIORAMA LECCE, RADIO PADANIA CI SCIPPA FREQUENZA
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da Ansa

(ANSA) - LECCE, 8 GEN - L'editore di Mixer Media, Paolo Pagliaro, denuncia un ''scippo delle frequenze'' che sarebbe stato compiuto da Radio Padania ai danni di Radiorama, una delle emittenti del gruppo salentino. Pagliaro parla in una nota di ''Padania ladrona'', e annuncia che per protesta oggi alle 16 le radio e le tv del gruppo (Rama, Manbassa, Nice, Jetradio, Salento, Telerama e Telerama 1) trasmetteranno in contemporanea l'inno nazionale.
L'editore leccese accusa i leghisti di essere ''violenti, voraci, arraffoni, illiberali, furbacchioni, aspiranti colonizzatori''. ''Sono violenti - afferma - perché‚ hanno ottenuto grazie alla gestione del potere l'opportunità… di un sopruso-abuso: accendono la frequenza che desiderano, e questa diventa di loro proprietà… se 'non disturba' e se entro 90 giorni non vi sono reclami''. 

''Sono voraci ed arraffoni - aggiunge - perché‚ intendono invadere un mercato scavalcandone le regole. Sono illiberali perché‚ i contenuti di questa Radio Padania sono volgarmente e qualunquisticamente anti-meridionali, perdendo così l'occasione del confronto positivo e costruttivo di idee che poteva scaturire dal loro "sbarco" nel Salento''.

Pagliaro rivolge quindi un appello ''a tutti i colleghi per fare squadra: chiedo un loro sostegno per essere uniti contro l'ingiustizia di una Radio Padania che per non rispettare le regole riceve un contributo di 500mila euro l'anno mentre noi combattiamo per la salvaguardia dei posti di lavoro dei nostri collaboratori''.
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Radio Padania in Puglia. 1,5 milioni di soldi pubblici per insultare i meridionali

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Sulla frequenza 105.6 in Puglia c’è qualcosa di insolito: melodie celtiche, annunci federalisti, invettive nordiste, rubriche come “Padania, sveglia!” e “Alpini padani”. Un’interferenza, magari un errore o una presa in giro? No. E’ Radio Padania che è sbarcata al Sud. Per cominciare dalla Puglia, poi si vedrà. Non mancano naturalmente le proteste dei cittadini locali che non si capacitano di come sia stata possibile una cosa del genere ma soprattutto non sopportano di venire insultati 24 ore su 24, in casa loro poi.

Ma come è possibile che una radio locale sbarchi in questo caso al Sud? Non si può fermare? Le regole sono queste. Radio Padania e Radio Maria sono le uniche emittenti riconosciute come “radio a carattere comunitario”, una speciale categoria caratterizzata da “assenza dello scopo di lucro in nome di particolari istanze culturali, etniche, politiche e religiose”. Nel 2001 il governo Berlusconi e la maggioranza di centrodestra (Lega in testa) votano una norma ad hoc per Radio Padania, che le consente di occupare gratuitamente frequenze radio con una semplice certificazione al ministero.

Un bel vantaggio rispetto alle altre emittenti che da anni non possono acquisire alcuna frequenza se non a caro prezzo. Nel 2005 inoltre il governo Berlusconi e la maggioranza di centrodestra (Lega sempre in testa) votano un’altra norma, che garantisce a Radio Padania e Radio Maria un finanziamento annuo (ora arrivato a 1,5 milioni di euro) “per promuoverne il potenziamento”. Una bella somma, considerato che tutte le altre emittenti private (poco meno di un migliaio) devono spartirsi circa 16 milioni di contributi pubblici. Diciamo che alla fine Roma non si è rivelata poi così “ladrona”.

Torniando alla questione Radio Padania in Puglia però, la situazione è tuttaltro che tranquilla. Il ripetitore padano è piazzato ad Alessano, dieci chilometri a nord di Leuca. Il sindaco Gigi Nicolardi viene tempestato di telefonate di concittadini indignati: “Ma come, consenti l’installazione nella nostra città dell’antenna per farci insultare dai leghisti? Fa’ qualcosa, rimuovila!”. “Non ho poteri per bloccarla – risponde imbarazzato – dipende tutto dal ministero”.

Nei bar monta la protesta, si costituisce un comitato cittadino, le emittenti locali minacciano esposti alla magistratura, i deputati preparano interrogazioni parlamentari, il segretario provinciale del Pd, Salvatore Capone, s’infuria: “Com’è possibile che dobbiamo ascoltare 24 ore su 24 insulti ai meridionali?”. Che fare? Nulla, è il radio-federalismo esteso al Sud. L’avanzata del transistor leghista è appena cominciata, forte di finanziamenti, appoggi e venti ministeriali a favore.

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Radio Padania Libera occupa il Salento

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dilfattoquotidiano.it



















“Ho sentito che Vendola è stato svegliato nel cuore della notte da alcuni manifestanti del Pdl e che è cascato dalle scale. Purtroppo non ha avuto danni permanenti”: la simpatia del giovane consigliere provinciale varesino Marco Pinti è stata certamente apprezzata dagli ascoltatori di Radio Padania Libera. Non da tutti, però. L’emittente di Bossi, infatti, dal 17 dicembre ha iniziato a trasmettere anche nel Salento, ad Alessano, dove ha occupato una nuova frequenza (la 105,600 Mhz). Come si spiega l’ultima conquista geografica del verbo leghi-sta? A sentire Cesare Bossetti, amministratore unico di Rpl, tutto nasce dall’esigenza di far conoscere le idee della Lega sul federalismo; per Matteo Salvini (europarlamentare e direttore dell’emittente), invece, la scelta dipenderebbe da una semplice simpatia verso i salentini, che guarda caso in questo periodo stanno cercando di staccarsi da Bari. Solo motivi politici, quindi? Sembrerebbe proprio di no. Ad avvalorare la tesi, un’intervista rilasciata tempo fa al Corriere Economia da Bossetti, che ha parlato dello sbarco di radio Padania al sud in termini di “shopping meridionale”.Con Radio Maria è l'unica emittente "comunitaria". E così può prendersi le frequenze


IN PRATICA, si tratterebbe di una mera strategia economico-commerciale. E sì, perché in barba al decennale stallo del mercato dell’etere, Radio Padania può agire in regime di semi-monopolio, occupando, valorizzando, permutando o rivendendo le frequenze che sceglie di utilizzare. Non c’è nessun illecito: lo permette la legge. Radio Padania Libera, infatti, secondo lo Stato fa parte di una categoria in via d’estinzione: le radio comunitarie, quelle senza scopo di lucro (in un’ora di trasmissioni non possono superare il 5% di pubblicità), che producono contenuti culturali, etnici e religiosi per aree geografiche e popolazioni minoritarie e che favoriscono il pluralismo di un etere dominato dalle radio commerciali.

IN ITALIA sono solo due: Radio Padania e, udite udite, Radio Maria…. La svolta risale a undici anni fa. Era il 2001, infatti, quando un emendamento alla Finanziaria – presentato dal deputato leghista Davide Caparini – fece stappare lo champagne nella sede dell’emittente leghista: le radio comunitarie, al fine di completare la copertura nazionale, divennero le uniche a poter occupare le frequenze, a patto di non interferire con le altre emittenti. Bastava solo un avviso di attivazione al ministero delle Comunicazioni e il gioco era fatto. Non solo. Trascorsi 90 giorni e in mancanza di segnalazioni di interferenze, le radio comunitarie erano autorizzate all’uso della nuova frequenza, il che significa che potevano anche venderla o permutarla, magari dopo averne migliorato il valore di mercato. Dal 2001 ad oggi nulla è cambiato. Ora, considerato che nell’asfittico mercato dell’etere italiano ogni frequenza ha un valore di mercato altissimo e comunque non calcolabile con esattezza (dipende dall’esigenza di chi compra) e che dal 2002 Radio Padania Libera ha occupato un numero di frequenze che oscilla tra le 200 e le 250, è facile intuire i motivi della discesa al Sud dell’emittente leghista, che con il sistema dell’occupazione-permuta delle frequenze ha raggiunto un duplice obiettivo: trasmettere quasi in tutta Italia e acquisire un’enorme forza commerciale. Sarà un caso, ma dai 109 mila euro del 2006 il fatturato di Rpl è passato a quasi due milioni di euro nel 2008. Non male per chi può contare sul 5% di pubblicità per ogni ora di trasmissione. Al danno per il mercato dell’etere, inoltre, sei anni fa si è aggiunta anche la beffa politica. La Finanziaria del 2005, infatti, ha regalato alle radio comunitarie un milione di euro l’anno, quindi 500mila a Radio Maria e altrettanti a Radio Padania Libera. Chi ha presentato l’emendamento in questione? Davide Caparini, il benefattore delle radio comunitarie. E “Roma Ladrona”? Sempre sulla stessa linea d’onda.
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