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io (non) sono qui
 paesaggio mentale
paesaggio mentale (1)
china su base di acrilico - 2007
questa e altre amenità le trovate archiviate qui


Non so perchè, ma a distanza di qualche mese mi è venuto in mente di tornare a far visita al sito di un'iniziativa di cui avevo sentito parlare più di un anno fa.
Su www.voisietequi.it è ancora possibile compilare un breve questionario e ottenere alla fine un grafico della propria prossimità/distanza dalle posizioni dei principali partiti politici italiani.
Non so, poi, quanto siano attendibili gli algoritmi  che generano il risultato finale, ma devo dire che nel mio caso devo averli stressati un bel po', dal momento che ciò che è venuto fuori è abbastanza schizoide e inclassificabile.
Evito di pubblicare il grafico, altrimenti un qualche amministratore di condominio, accorgendosi del vuoto di rappresentanza generatosi, correrebbe a fondare l'84esimo partito italiano.

E se proprio vi va di continuare a interrogarvi sulle sorti dell'umanità, date anche un'occhiata al sito di OpenPolis: il progetto mi sembra interessante.

Per sgombrare il campo dalle accuse di ogni qualunquismo, vi lascio con le parole di un corsaro postumo.
ho fame. urge ora non essere qui. stop
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La Cosa 3. Forme, colori e (soprattutto) identità del PD
 logo PD Mirarchi
uno dei loghi disegnato (ironicamente) da Raffaele Mirarchi.
clicca sulle immagini per visualizzare gli altri contributi!

Qualche mese fa, con una certa preveggenza, sulle pagine web di SocialDesignZine, veniva lanciato agli utenti un concorso per disegnare il nuovo logo del nascente Partito Democratico.
Per ammissione della stessa redazione di SDZ: "
L'ipotesi di sottoporle a Walter Veltroni era quella su cui avevamo lanciato la nostra iniziativa, andata avanti, lo avevamo già rilevato, tra alti e bassi, sopratutto perché le risposte giunte su Sdz erano state, secondo noi insufficienti, o ambigue, o imbarazzate. Ci si era quasi sempre infilati nel vicolo cieco dell’autoreferenzialità, e la risposta era stata, in gran misura, la declinazione delle lettere PD in ogni salsa. Non si intravedeva alcun contenuto simbolico di rilievo e quindi non era possibile rappresentarlo".

In effetti, non bisogna avere grande occhio e intuito da raffinato brand designer per scorrere con sguardo di sufficienza le decine di contributi inviati dagli utenti senza restare minimamente colpito da alcuno.
Un logo è sintesi valoriale di un soggetto, non semplice esercizio di smanettoni tra le palette di un qualsiasi programma di computer grafica.

 
 loghi pd

A ben guardare, dalla prima convention piddina tenutasi a milano, sembra che, trionfante walter, trionfi il verde.
Un verde un po' troppo vicino, per affinità cromatica, ai foulard padani della Lega.
C'è poi da registare un'altra occorrenza: l'arancione che finora ha contraddistinto tutta la comunicazione dell'ibrida Cosa3 (vedi ulivo.it e cartellonistica annessa).

Che fine faranno questi colori? Che forme assumerà su di sè l'identità del nascente partito?
Ad oggi, ancora non si sa se l'onore/onere di definire il logo del primo (o secondo) grande partito italiano ricadrà su una commessa privata (a una qualche agenzia di comunicazione) o su un grande concorso (magari on line) altrettanto "democratico".
In attesa che il PD, poi, definisca meglio la sua identità politica e valoriale, si spera solo che non accada ciò che  ha prodotto l'orribile "Melanzana Italia" del logo italia.it (ovvero, evitiamo di fare scegliere a Prodi e Rutelli, come di scomodare i creativi (?!) dell'americana Landor).

Un piccolo significativo aneddoto:
nel 2005, appurato il risultato delle primarie dell'Unione (il cui logo era - se ricordate - un arcobaleno) il Professore commentava l'evento da Piazza Santi Apostoli infilando ogni 3 parole il termine "Ulivo".
Saranno pure sottigliezze, ma se 2 mesi prima ho comprato una cravatta gialla nuova nuova che senso ha poi sfoggiarne una blu vecchia vecchia?!
mah...meraviglie della comunicazione (dis)integrata!
Restiamo sotto al cielo....

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(30)ennio flaiano diceva...

seas 30!


Caro Lester, considerando che stanotte scatterà l'ora legale e che proprio oggi ti permetti di compiere 30 anni, non posso non notare la sottile e viziosa paraculata di poter tazzare un'ora in più. 

La musica è la raucedine di Leonard Cohen. Distinti starnuti.

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Il “vecchio” che avanza: l'assalto geriatrico alla giovinezza.
raoul sinier - mod

Raoul Sinier - illustratore
www.raoulsinier.com

L'autunno inoltrato. Le prime piogge. Il freddo. Dalle cucine il vapore si stende come una patina sui vetri e arriva il vociare soffuso delle tv nazionali. Pare che il leit motiv della stagione sia la cupezza dei tempi in cui ci tocca vivere: la precarietà, la crisi economica, i mutui impazziti o inaccessibili, le banche che sorridono davanti alle telecamere nella persona di un qualche amministratore delegato o presidente di non so cosa per dirci che no, non è vero, siamo comunque in linea, se non al di sotto, di un qualche tasso vigente a livello europeo et cetera et cetera.

In quest'Italia di “famosi” e “non famosi”, su queste isole di quotidianità, incertezze e contraddizioni, quando addirittura si fatica a capire, guardando le classiche liti da talk show, chi sia alleato di governo e chi sia all'opposizione, c'è un solo dato certo e inconfutabile: stiamo assistendo al massacro della giovinezza. Se poco più di un secolo fa era stata la prima guerra mondiale a mandare alla carneficina i “ragazzi del '99”, non è oggi esagerato credere che quella degli under35 sia la generazione più “condannata” che mai si sia vista in una società occidentale a capitalismo avanzato (se non decrepito). Condannati a vivere una vita “a progetto”, con redditi indegni, con contratti a termine, con il miraggio di una pensione che non ci sarà, di una casa impossibile da acquistare senza le garanzie o il portafoglio di papà. Caso grottesco: le vecchie generazioni condannano le giovani con la loro politica, ma al tempo stesso ne garantiscono i redditi e la sopravvivenza (da genitori).

La cosa inquietante, da un punto di vista sociologico, è che la dissoluzione del patto sociale tra generazioni è avvenuta proprio ad opera (e per colpa) di quei ventenni (oggi panciuti sessantenni) che nel fatidico '68 italiano sognavano di cambiare il mondo e di renderlo migliore. Sono diventati politici, imprenditori, economisti, amministratori, banchieri e – consapevoli o no - sono stati i principali artefici dell'attuale situazione: l'intellighenzia di un paese che è invecchiato e ingrassato senza interrogarsi sul modello di sviluppo che proponeva, senza riformare realmente alcunché.

D'altronde, come è possibile credere effettivamente a inversioni di tendenza se a governarci è una casta di gerontocrati?

Il New York Times qualche settimana fa scriveva che “...considerando gli standard del G8, l’Italia è un Paese strano. Per farla semplice, è una nazione di legislatori ottuagenari eletti da settantenni, i pensionati. Tutti gli altri non contano”.

Prodi ha 78 anni. Berlusconi 71. Il presidente Napolitano aveva già 20 anni all'epoca dello sbarco in Normandia. Solo 49 parlamentari su 630 hanno meno di 40 anni (sono il 7%!). Gli ultra sessantenni sono 3 volte di più. Non che l'anzianità sia di per sé un male, ma applicata alla politica crea un mix letale per le incredibili e immediate risposte di cui necessita un paese moderno (o che vorrebbe essere tale).

L'esempio più eclatante di una simile incapacità a capire il mondo è la recente proposta di legge Levi-Prodi che vorrebbe regolamentare l'informazione in Rete e il mondo dei blog in generale, ingabbiandolo nel solito iter di autorizzazioni, burocrazia, registrazioni e marche da bollo. Il popolo della Blogosfera si mobilita e ovunque on line è possibile leggere critiche e perplessità su una legge che va controtendenza rispetto a qualsiasi buonsenso. L'episodio è emblematico perché è proprio il classico esempio di come “il vecchio” provi a regolamentare (male) “il nuovo”. È un po' come se Albano si mettesse a cantare Rap, come se Paolo Limiti facesse il V-jay a MTV. Come se mio nonno provasse a spiegarmi come si usa l'I-pod.

Internet, come territorio giovane e dinamico, non può essere ingabbiato da gente che non sa neanche prendere in mano un mouse o scaricare la posta elettronica (se non delegando a qualche portaborse).

D'altronde, aveva ragione quel mio vecchio e corrotto professore universitario, che da buon barone italiano, sentenziava sull'imprenditoria giovanile dicendo che “fino ai 55 anni non si conta niente”.

Insomma, non ci resta che...incanutire!

Buona senilità a tutti!

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Boligan Corbo, il genio dal basso.



Si chiama Angel Boligan Corbo (42 anni, cubano) ed è uno dei più quotati illustratori e caricaturisti a livello mondiale. Il suo sito fa un po' schifo, ma le tavole esposte sono genio allo stato puro.
Un modo prospettico "dal basso" di deformare i vizi e i mali (sempre ridicoli) della società post-moderna.
L'illustrazione qui a destra (intitolata "Tajada") mi sembra particolarmente adatta a descrivere la bagarre governativa di questi giorni:
lo squallido e patetico teatrino Di Pietro-Mastella.
Intanto i "che guevara" nostrani sfilano e organizzano manifestazioni contro se stessi. Se glielo fai notare ti rispondono un po' offesi che volevano solo auto-sollecitarsi a fare "cose di sinistra".

Ok...Continuiamo a farci del male. Stop.

 Angel Boligan Corbo - Tajada
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la campagna AMREF

campagna amref 
E' stata una campagna cartellonistica esteticamente molto raffinata ed ora raggiunge il video, con un visual d'impatto e toni convincenti.
Amref lascia il segno.

Clicca sull'immagine per vedere il video della campagna. 
 

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Moon - pazienza che sia francese!
 Moon
C'è un non so che di Andrea Pazienza nel tratto di questa interessante illustratrice francese.
Nome d'arte Moon.
Consiglio di spulciare bene il suo sito e il suo portfolio artistico.



moon 2
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Buettner! Chi era costui?


Buttner

R. Buettner, "Genesis", 60*140 cm.

Il lavoro sotterraneo di R. (?) Buettner.
E' un'ora che cerco di rintracciare qualche informazione in più on line, ma non ha un sito personale - a quanto pare.
Unico recapito la galleria tedesca Artline  (godetevi il trailer di presentazione firmato - ovviamente - DerBauer).

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a volte ritorno.

 gallery

Ok...ce l'abbiamo fatta.
Finalmente il Matto è riuscito a mettere a posto i codici balenghi delle galleries multimediali.
Ho passato un po' di giorni a risistemare vecchie cose e a frugare tra carte, cartacce e cartelle digitali, cercando di dare un nome a disegni, e fotografie che per me appartengono tutti alla grande famiglia dei Senzatitolo.
Qualche bug può darsi che alla fine ci sia scappato, ma il risultato lo trovate nella sezione "book" alla vostra destra.
Le categorie dotate di gallery sono: FumoFumettiFemmes, Fotografia, Tempere e acrilici, Annette e Advertising sociale.

La musica stasera è "evanescente".

evanescence 
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Soluzioni biografiche a contraddizioni sistemiche.
sepolcri


Usciamo da un cinema, in autunno.
Un film scelto all'ultimo istante, perchè quello che pensavamo di vedere, rintracciato sul trovacinema on line, nel mondo reale è stato tolto dal cartellone.
"Il buio nell'anima", di Neil Jordan e con Jodie Foster, a te ha fatto schifo. A me è piaciuto per la fotografia e la regia. Anche per il lavoro dei fonici.
E' come quando trovi un locale che ha la Menabrea in bottiglia ma mette musica imbarazzante. Come quando quella che potrebbe essere la madre dei tuoi figli apre bocca e rovina la poesia della serata.
A me basta pensare al riflesso dei grattacieli di New York sui vetri della macchina dell'agente Terrence Howard, all'esatta cadenza audiometrica delle foglie calpestate di notte in un parco pieno di
Hashishins.

"Da quando Margaret Tatcher ha sentenziato che la società - per la politica - è morta, demandando qualsiasi responsabilità agli individui, costringendo i nuovi cittadini globali a trovare - come suggerito da Ulrich Beck - soluzioni biografiche a contraddizioni sistemiche, a non fare più affidamento su alcun interlocutore istituzionale, ma solo sulle proprie capacità, è tramontato il vecchio concetto di Società ed è nata una nuova immagine del sociale, come spazio che racchiude una molteplicità di individui senza più alcuna cornice comune, sempre più uguali nei loro destini ma sempre più soli nelle proprie vite. Questa approfondita disamina degli effetti della globalizzazione sugli individui (poi, ripresa e approfondita dallo stesso Bauman nel libro “Globalizzazione: gli effetti sulle persone”), non toglie spazio anche alla critica riguardante i risvolti negativi dei processi di espansione dell’economia globale: il crescente divario tra la condizione dei poveri e delle fasce di popolazione ricche, la globalizzazione a senso unico, la crisi ambientale che diviene, oggi più che mai, questione etica."

La Bellezza può risiedere nella narice perfetta di un'educanda bulgara.
Nei riflessi tra i capelli del nostro boia.
sognid'orzo...la musica (a volte) è
"di destra".
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punti di (s)vista
battigie

Cerco il senso di una foto.
Una foto fatta tanto tempo fa.

Non importa di chi sia l'ombra della persona all'alba, sulla battigia dell'adriatico.
Ricordo che era un'alba, una delle poche che sono riuscito a centrare in 30 anni, pur avendo la fortuna di vivere lì dove il sole sorge, sull'ultimo vero pezzo di terra prima che inizi l'Est.
Est come undergorund sconfinato di carni alla brace e whiskey, barbieri macedoni, biblioteche, icone, crocefissi e graffitari tutti della Belgrado Punkislamica. La triste Bulgaria come regione
dell'animo, un sonno verde e rosso di culi che stappano bottiglie e un senso di rivoluzione dalla parti di Samarcanda.

Ti piglia roba così, se nasci a 1 chilometro dal molo nord.
Cerco il senso di una foto. Una foto fatta tanto tempo fa.
Ma un “senso” profondo, il vero senso da cui guardare questa foto.
In effetti gli ho dato un taglio strano, per cui una volta stampata mi sono reso conto di una cosa.
Una cosa che capita raramente, a pochi "scatti".
Quella foto, quella serie di pixel composti sul mio schermo in una sequenza di codici colore #RGB ha una particolarità.




























Non sai da che parte guardarla, o meglio....da qualsiasi parte la giri ha un suo senso. Il fatto di non poter avere un “verso” particolare da cui guardarla fa sì che ogni sua angolazione le dia un “significato” (che non c'è).
E così ho deciso di non appenderla, ma di tenerla come una di quelle sfere di cristallo che zia teneva sul comò.
Che ogni tanto - da bambini - ci rompeva che se ne stessero là, ferme, immutabili, tra la statuetta di Padre Pio, il lumino per gli avi bonanime, e l'acqua santa di una qualche abbazia del Teramano .

Negli autunni del 1984 le rovesciamo con ingordigia. Sappiamo che alla fine della nostra piccola personale rivoluzione al'immutabile altarino di zia Sofia, c'è la neve.
Lester dice che a volte, non necessariamente tutte le mattine, toccherebbe rovesciare la propria alba.

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Melanzana Italia

Melanzana Italia


Con evidente ma ragionato ritardo, a proposito del marchio Italia, che qualche mese fa tanto ha fatto discutere la blogosfera sensibile al design e agli sprechi della comunicazione:

È l’ennesima occasione mancata per il Paese, una operazione mal riuscita e gestita da incompetenti, un piccolo marchietto che rispecchia perfettamente l’Italia di oggi, presuntuosa e poco consistente. […] Il punto è che in questo tipo di concorsi vincono sempre le aziende come la Landor". 

Si esprime così il guru Oliviero Toscani in un'intervista al Sole 24 Ore.

E questo è quello che dice Giancarlo Livraghi a proposito del marchio:

"Vorrei trovare parole meno scortesi, ma non ci riesco. In sintesi: è inutile ed è una schifezza. È inutile perché non si capisce a che cosa possa servire un “marchio” per rappresentare l’Italia. Ed è una schifezza perché è esteticamente pasticciato, sostanzialmente incomprensibile e non trasmette alcun valore o significato. Come ho già detto, non è solo una mia opinione. L’ho verificata con parecchie persone competenti in materia. Non ce n’è una che lo consideri “bello”, o utile, o comunque accettabile. Insomma un’idea sbagliata realizzata male".

Lo stesso Toscani si chiede come possa uscire qualcosa di buono da una sintesi/mediazione di politici con il senso estetico di un "salvavita Beghelli":

"Le agenzie tendono sempre ad accontentare i loro clienti e questo pregiudica la creatività. Mi chiedo poi quale sensibilità estetica abbiano politici come Rutelli o Prodi. Questo mi pare un marchio che punta al compromesso. La ricerca ossessiva del consenso crea mediocrità. Questo marchio comunica solo banalità.”

Come sconcordare?!
Se son fiori marciranno.

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H2o-shima
campagna UNICEF
Potenza di un visual geniale.
Sobrietà del body.
Il tema è quello dell'inquinamento delle falde acquifere.
La campagna ideata dalla tedesca Serviceplan per conto dell'Unicef parla da sola.

(clicca sull'immagine per ingrandirla)

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