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La radio del futuro: digitale e da vedere
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La radio digitale ci riprova. Dopo il fallimento del primo tentativo, quello del Dab negli anni 90, gli operatori tentano ora di calare l’asso vincente. Con nuove tecnologie: Dab+ e Dmb (Digital multimedia broadcasting). Quella che si propone è una radio per certi aspetti molto diversa da quella tradizionale. Una radio da «sfogliare», come dicono i suoi sostenitori.

Che viaggia anche su Internet, per ascoltare emittenti dall’altra parte del mondo o per scaricare i podcast dei programmi preferiti già andati in onda. E che comunica senza fili con il pc di casa per farci ascoltare la musica preferita. Una radio anche «a colori», con schermi «touchscreeen»: li tocchi con un dito e si mettono in azione. Altro che le vecchie radio Geloso a valvole, o il transistor con cui il babbo seguiva il calcio minuto per minuto. In teoria tutto bello, ma la partita presenta diversi punti critici. Il primo è l’avvio effettivo di un altro digitale, quello televisivo terrestre.

Da tempo si attende l’abbandono della vecchia tv analogica per passare al nuovo sistema. Quando ciò avverrà, col fatidico "switch off" (spegnimento dei vecchi trasmettitori), le frequenze VHF, comprese tra i 174 e i 240 MHz, la banda III, si libereranno e saranno occupate dalle nuove radio, che affiancheranno quelle tradizionali in Fm. Però per la tv ci sono dei problemi tecnici. Là dove le onde televisive emesse da trasmettitori diversi si incontrano, se non sono esattamente sincronizzate mandano in tilt la ricezione. Visione "spezzettata" e innalzamento della pressione dello spettatore, sono le conseguenze. Gli ingegneri stanno studiando la questione, insieme ad altre.

Ma i mesi passano e gli operatori della radiofonia che aspettano il loro turno sono sempre più furibondi. L’altro problema sono gli apparecchi radio. Inutile trasmettere programmi mirabolanti, se nei negozi non si trovano i ricevitori capaci di tradurli in suoni per le nostre orecchie. È già successo con il sistema Dab (digital audio broadcast) e Drm (digital radio mondiale). Per risolvere l’inghippo l’Ard (Associazione per la radiodiffusione digitale) ha pensato di cercare aiuto nel Regno Unito. I britannici sono i più avanzati al mondo nel settore.

E qui hanno trovato udienza alla Pure, azienda leader nel digitale. La Pure ha accettato di predisporre nove dei propri modelli radio per il mercato italiano, che arriveranno in autunno. Una radio di questo genere potrà ricevere sia in Fm che in digitale e, nei modelli superiori, potrà collegarsi senza fili al computer o a Internet. Inoltre si sta lavorando sul fronte delle autoradio: l’obiettivo è avere ricevitori che a seconda delle zone possano "inseguire" l’emittente preferita sia in Fm che sul digitale.

E in digitale raccogliere informazioni sul meteo e sul traffico, magari da trasferire al navigatore perché le elabori. In attesa che la tv si trasferisca e che arrivino le "radioline" l’Agcom, l’Agenzia per le telecomunicazioni ha predisposto un regolamento per l’accesso alle nuove frequenze. E si continua con le trasmissioni sperimentali limitate in poche aree del Paese. Due vedono la collaborazione tra Rai Way e Aeranti-Corallo (che associa le emittenti locali radio e tv) e sono in corso a Bologna e Venezia. Vi partecipano la Rai e 19 radio locali in Emilia e 17 in Veneto. A Roma invece Rai Way collabora con le grandi emittenti nazionali.

Quali i vantaggi della radio digitale? Audio di qualità (come quello di un compact disc), interattività, più servizi, più contenuti anche multimediali. Inoltre ci si augura che possano essere sintonizzate anche radio diverse, o con programmi diversi, dalle Fm, per evitare un doppione, di cui nessuno sente la necessità. Resta un’incognita: in questa fase di crisi quanti privati sono disposti a investire in nuove tecnologie al di fuori delle aree più ricche? Il rischio è che si riproponga un’Italia a due velocità. Anche nell’etere.
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Radio, Sinibaldi: oggi come negli anni '50 l'audacia di tentare strade nuove

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da agenziami.it

Il primo ottobre 1950 alle ore 21 Salvino Sernesi, direttore Generale della Rai dava il via alle trasmissioni del terzo programma. Oggi Marino Sinibaldi, direttore di Radio3 (audio) lancia i festeggiamenti per i 60 anni di un'avventura che in poco più di mezzo secolo ha rivoluzionato il mondo della radio: «Lo stupore è stato scoprire la grande consapevolezza della sfida che si doveva lanciare alla cultura del paese. L'emozione sta nel percepire quanta continuità ci sia tra oggi e allora».


Per iniziare i festeggiamenti questa sera 29 settembre alle 19 all'Auditorium Parco della musica l'inaugurazione della mostra fotografica 'La voce delle immagini', un viaggio tra le immagini di grandi fotografi dove allo sguardo si sposa l'ascolto.«Tra qualche minuto il Terzo programma della Radio Italiana comincerà ad esistere, non sembri strano od esagerato che dica che questo evento suscita una certa emozione in me e in tutti coloro che, come me, danno la loro opera per la radiofonia italiana».


Era il primo ottobre 1950 e con queste parole Salvino Sernesi, direttore generale della Rai, lanciava il uno degli esperimenti più riusciti nella innovazione radiofonica. «L'intenzione era quella di superare la generalità dei due canali rosso e blu, solo più tardi battezzati primo e secondo, per osare una caratterizzazione tematica del flusso radiofonico - spiega Marino Sinibaldi -. La grande capacità di allora è stata quella di saper osare verso nuovi linguaggi in un momento in cui il paese era 'povero e contratto' scommettendo su un pubblico, ovvero sulla possibilità di formare un pubblico all'ascolto di un tipo di prodotto». Una situazione che per il direttore di Radio3 è assolutamente attuale e in cui si ritrova l'emozione di aver raccolto un mandato: «Oggi come allora Radio3 non vuole essere una radio per tutti, ma una radio per ciascuno», ovvero una voce che accompagni le singole necessità, curiosità e interessi costruendo una comunità forte che si possa riconoscere in una sola voce. Lo dimostrano gli auguri di personaggi autorevoli e non che in questi giorni intervallano l'abituale flusso radiofonico dimostrando affetto e riconoscenza a un servizio che negli anni si è distinto nel panorama nazionale. I festeggiamentiI festeggiamenti inizieranno ufficialmente il primo ottobre dai microfoni di via Asiago 3 con una maratona, dalle 15 fino a tarda notte. Ai microfoni di Fahrenheit si susseguiranno, tra gli altri, Alessandro Baricco, Andrea Camilleri, Ascanio Celestini, Nicola Piovani, Marco Lodoli, Eraldo Affinati, Antonio Rezza e Flavia Mastrella, Fabrizio Gifuni, Enrico Alleva, Alberto Oliverio, Roberto Prosseda e Ambrogio, Sparagna e poi ancora Guido Crainz, Alessandro Portelli e Massimo Teodori, per parlare di come Radio3 ha raccontato in questi anni la storia italiana e internazionale.

Alle 21, all'ora esatta della prima trasmissione, si ritornerà con le voci e le sonorità di oggi sul tema che aprì le trasmissioni di allora, ovvero il mito di Orfeo. Ma i festeggiamenti continueranno tutto il mese di ottobre con un fitto programma di eventi: pensiamo ai quattro radiodrammi scritti per l'occasione tutti con la radio nel ruolo di protagonista, o al Concerto inaugurale della stagione 2010-2011 dei Concerti del Quirinale con cui Radio3 collabora da tempo immemore.

A fare da contenitore del lancio di questa lunga festa questa sera, 29 settembre alle 19 presso l'Auditorium Parco della musica con cui Radio3 collabora assiduamente, ci sarà l'inaugurazione della mostra fotografica La voce delle Immagini, ideata e realizzata in collaborazione con la Fondazione Fotografia della Cassa di Risparmio di Modena – che nella sede di via Asiago da diversi mesi propone mostre di grande interesse - e Musica per Roma. I fotografi chiamati a questa impresa (Gabriele Basilico (audio), Vincenzo Castella, Vittore Fossati, Luigi Ghirri, Mimmo Jodice (audio) Walter Niedermayr e Francesco Radino (audio)) si sono confrontati con l'idea della sonorità delle immagini, declinando questo approccio negli ambiti più diversi e peculiari della ricerca di ciascuno con l'imtenzione di fare parlare le fotografie, «Perché se un'immagine non parla la radio non si vede ma questi non sono difetti, sono le virtù di due mezzi gemelli che - secondo Sinibaldi - lanciano la più provocatoria, attuale e necessaria delle sfide: quella dell'immaginazione».

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SOMALIA: DIRETTORE RADIO CHIUSA DA SHABAB, CONTINUEREMO A TRASMETTERE

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da university.it

(Adnkronos/Aki) - "Non fermeremo il nostro lavoro e continueremo a trasmettere i nostri programmi per il popolo somalo". E' quanto ha affermato il direttore della radio 'Horn Afrik', Abdikadir Jirow Sharmaarke, al sito informativo somalo 'Mareeg'.

Commentando la notizia della chiusura della sua emittente da parte dei miliziani 'Shabab' con un blitz compiuto ieri nei suoi uffici di Mogadiscio, il giornalista somalo, che attualmente si trova ad Hargeisa, nel Somaliland, si dice dispiaciuto per l'incursione dei Giovani Mujahidin, che hanno chiuso la piu' importante delle radio private di Mogadiscio, ma assicura che la sua stazione ritornera' nell'etere.

Rassicurazioni in questo senso sono giunte anche dal vice direttore della radio, Ali Mohamed Gutale, che spiega: "ci aspettavamo un'azione del genere da parte degli Shabab o del Partito islamico. Purtroppo sapevamo che da un momento all'altro sarebbero venuti a requisire tutte le nostre attrezzature. Ma il nostro gruppo di lavoro non si e' fermato e non accetta le minacce". I ribelli islamici hanno chiuso 10 stazioni radio private a Mogadiscio. Resta ancora aperta invece la 'Gbc', occupata dagli uomini del Partito islamico che ne hanno fatto la loro radio ufficiale.

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Somalia, al-Shabaab prendono controllo di due radio indipendenti a Mogadiscio
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da peacereporter.net

Il Governo somalo e l'associazione dei giornalisti del Paese, Nusoj, hanno annunciato con un comunicato che lo scorso sabato due importanti stazioni radioindipendenti di Mogadiscio sono stateattaccate da guerriglieri del movimento al-Shabaab che intenondo utilizzarle per propaganda. 

"Sabato pomeriggio - afferma il comunicato- "un gruppo di uomini armati degli Shabaab si sono introdotti nei locali di HornAfrik, vicino al maercato di Bakara, a Mogadiscio, e hanno cacciato via i giornalisti e distrutto cassette e cd. Parallelamente dei miliziani armati di 'Hizbul Islam' si sono introdotti negli studi della Global Broadcasting Corporation prendendone il controllo e usandola per farne della loro propaganda". 
In una nota il ministero dell'Informazione precisa che, dopo il brutale attacco di sabato, salgono a cinque le radio chiuse dagli integralisti in Somalia dall'inizio dell'anno.
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AUDIRADIO SOSPENDE LA RICERCA PANEL DIARI 2010, MA CONFERMA LA VALIDITÀ DELLA METODOLOGIA PER IL 2011
audiradio
da giornaleradio.info

Il Consiglio di Amministrazione di Audiradio, tenutosi ieri, ha deliberato all’unanimità la sospensione della ricerca integrativa Panel Diari 2010, pur confermando pienamente la validità della metodologia Panel Diari per il 2011. Infatti l’esperienza maturata nel corso del 2010, consentirà di finalizzare al meglio per il prossimo anno un’indagine basata sui Diari e mirata a rilevare i dati di ascolto di tutte le emittenti radiofoniche italiane. Per quanto riguarda l’indagine 2010, la decisione di sospender
e le attività di rilevazione della ricerca integrativa Panel Diari, è stata preceduta da accurate verifiche e approfondimenti di carattere tecnico e si è rivelata necessaria alla luce delle distorsioni emerse nella composizione del campione utilizzato. Pertanto, anche i primi dati Panel Diari comunicati da Audiradio relativamente al primo trimestre 2010, risentono di queste anomalie e quindi non vanno considerati come dati attendibili. “Questa decisione – precisa il Presidente Vincenzo Vitelli - conferma la responsabilità di Audiradio, che avendo verificato alcune distorsioni nella composizione del campione tali da inficiare l’attendibilità dei dati di ascolto rilevati, ha deciso di annullare l’indagine stessa. Consideriamo comunque che la metodologia Panel Diari sia evolutiva rispetto alla tradizionale Cati e consenta di fornire informazioni più precise e dettagliate relativamente ai comportamenti e alle abitudini di ascolto del mezzo radio. Inoltre rappresenta una logica evoluzione verso l’obiettivo strategico di Audiradio, che è quello di introdurre nel 2012 un sistema basato sulla tecnologia tipo Meter. Le Emittenti Locali continueranno ad essere rilevate nel corso di tutto il 2010 tramite la tradizionale indagine Cati e i risultati relativi al primo semestre saranno comunicati nei prossimi giorni”. Audiradio avvierà subito con il massimo impegno e determinazione il disegno metodologico relativo all’indagine 2011. Attraverso gli organi societari preposti, si studieranno le più idonee soluzioni metodologiche per la nuova indagine Panel Diari, che sarà anticipata da una Ricerca di base finalizzata alla costruzione di un campione adeguato e corrispondente agli obiettivi dell’indagine stessa.
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Le antenne di Radio Padania puntano dritto sul Salento
radio

da iltaccoditalia.info


Radio Padania Libera punta dritto al tacco d'Italia, con l'obiettivo di diffondere la propria voce leghista. Nel piccolo comune salentino di Alessano è infatti giunta una richiesta di installazione per un ripetitore di radiofrequenze.
Il sindaco, Luigi Nicolardi, ha fatto sapere che la richiesta sarà attentamente vagliata.
Interviene in merito, la senatrice leccese Adriana Poli Bortone, Presidente Nazionale di Io Sud secondo la quale "è giusto che si conoscano le realtà di altre regioni d'Italia ed è per questo che invito le emittenti radiofoniche locali a far richiesta per diffondere nel Nord Italia la cultura del nostro Mezzogiorno".
Con questa proposta la senatrice Adriana Poli Bortone, replica alla richiesta di radio Padania di trasmettere dal Sud Salento ed incita le emittenti locali del nostro territorio a riaccendere gli animi dei tanti meridionali che si trovano nel Nord Italia, per rinvigorire l'orgoglio della loro appartenenza e contemporaneamente far conoscere agli stessi settentrionali la realtà di chi si sente orgogliosamente terrone. Perché la cultura meridionale potrebbe sorprendere i settentrionali sempre e solo proiettati nelle loro cose e pronti a denigrare il Sud.
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Usa: le radio "solo Internet" battono le "anche su Web"
Pure Play vs. Terrestrial AAS June 2010 vs. Nov 2009
da Radiopassioni

Basandosi sulle rilevazioni che Ando Media effettua sull'audience delle stazioni radio americane che "trasmettono" su Web, Bridge Ratings presenta alcune interessanti valutazioni sulla crescita del mezzo Internet come piattaforma distributiva di contenuti radiofonici e musicali. Le sue considerazioni non sono del tutto positive per la radio così come l'abbiamo conosciuta finora e rappresentano un segnale d'allarme cui forse sarebbe il caso di prestare attenzione.

L'ascolto della radio via Internet cresce in misura sensibile, il 23%, tra novembre 2009 e giugno 2010. Ma secondo Bridge Ratings l'aumento è attribuito alla sempre maggiore popolarità di servizi come Pandora e Last.fm, siti a carattere strettamente musicale che nelle statistiche costituiscono ormai una categoria a se stante. Nelle rilevazioni Ando Media si distingue infatti tra ascolto di stazioni radio in "simulcast" (in pratica gli stream Internet delle stazioni che operano anche in onde medie o in FM) e delle cosiddette "pure play", emittenti come Pandora che si sentono esclusivamente via Internet. La famosa crescita di quasi il 25% è dovuta in misura preponderante proprio a queste ultime.
Bridge Ratings ha consultato un campione di utenti di Internet per cercare di capire la ragione di questo calo di popolarità della radio tradizionale "consumata" via Web. E la risposta è che le stazioni pure play sono più gradite un po' perché sono personalizzabili e in seconda battuta perché l'ascolto non viene interrotto da spot pubblicitari e chiacchiere.
Che lezione dobbiamo trarne? La prima è l'amara ma ormai inequivocabile conferma del calo di interesse nei confronti della radio come "formato" in senso generale. Forse chi un tempo la seguiva fedelmente per soddisfare le proprie esigenze in campo musicale, oggi ha capito che Internet è uno strumento molto più efficace. Una lezione un po' più ottimistica deriva dal confronto tra i dati di cui ho appena parlato e un'altra serie di informazioni che Bridge Ratings ha pubblicato a fine giugno a proposito del livello di preparazione della radio terrestre (americana) nel raccogliere il guanto di sfida dei media digitali La radio, scrive la società di analisi di mercato, mantiene una quota consistente di "fedeltà dichiarata".
Oltre il 90% di americani dice di ascoltare la radio. Ma nel corso degli anni mezzi digitali come l'mp3, la radio su Internet, il podcasting, i social network, sono tutti in crescita, mentre la radio rimane stabile. E questo può significare una cosa sola: alla radio la gente dedica tempo, ma sempre meno tempo. L'unico spazio di opportunità intravisto da Bridge Ratings è la capacità, per la radio terrestre, di far leva su quegli stessi strumenti che le stanno rubando il tempo. I campioni di persone interrogate mostrano di gradire le informazioni di tipo "lifestyle", l'informazione musicale, la possibilità di interagire con i personaggi che parlano al microfono. Tutte cose che un sito Web ben confezionato può offrire. Pensare che "radio su Internet" significa "streaming via Internet" equivale a imboccare un cul de sac. La radio deve riaffermare se stessa in un contesto molto cambiato, un contesto di relazione. In questo senso anche la televisione generalista è un mezzo entrato un po' ovunque in crisi (tranne che in Italia). Non si può vivere di rendita: la radio deve inventare e reinventarsi, facendo possibilmente tesoro sulle sue prerogative di leggerezza, tempestività, bassa invasività, suggestione della parola e del suono. La sopravvivenza sarà soprattutto una questione di contaminazione.
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MAROCCO, 30 CANDELINE PER 'MEDI 1 RADIO'
medi1
da agi.it

'Una Voce maghrebina rivolta al futuro' e' lo slogan di una delle piu' popolari emittenti radiofoniche del Marocco - 'Medi 1 Radio' - che in questi giorni celebra il trentennale di vita nell'etere. La radio, che ha sede a Tangeri e ha iniziato le trasmissioni l'8 settembre 1980, non ha mai fatto mistero di avere una vocazione sia maghrebina sia mediterranea. Ne sono testimonianza le due lingue -il francese e l'arabo - usate nella diffusione dei suoi programmi. Il redattore capo del desk arabo dell'emittente, Brahin Gharbi, ha fatto notare in una delle trasmissioni dedicate alla celebrazione del trentennale dell'emittente che la radio e' stata il primo 'choc mediatico' nella regione maghrebina, "per aver adoperato sin dall'inizio un linguaggio chiaro, franco e innovativo chiamando le cose con i loro nomi, e costruendo la propria notorieta' in uno spazio mediatico allora molto ridotto".

sito: www.medi1.com/
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Norvegia/ Giornalista si dimette in diretta a giornale radio
spirale-norvegia

da virgilio.it

Una giornalista norvegese ha annunciato le sue dimissioni durante la diretta del giornale radio, dicendo agli ascoltatori che non ci sarebbe stato il notiziario. Pia Beathe Pedersen, questo il nome dell'audace conduttrice, ha detto che lasciava il suo posto alla radio regionale dell'emittente pubblica Nrk, accusando i suoi superiori di un ambiente di lavoro malsano e di mettere troppa pressione sullo staff. Pedersen ha detto inoltre di essere stanca e di "voler tornare a mangiare in maniera appropriata e a respirare". La giornalista ha terminato il singolare annuncio di due minuti dicendo che per oggi non ci sarebbero state notizie. La Pedersen lavorava alla Nrk da un anno e mezzo.
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"Io, primo negli Usa con un Branduardi in versione dance"
fargetta

da ilgiornale.it

Proprio così: c’è un italiano primo in classifica negli Stati Uniti. E mica uno qualunque: Mario Fargetta, 48 anni, uno dei deejay più famosi in circolazione, marito di Federica Panicucci e nome storico di Radio Deejay, da anni habituè delle top ten a ogni latitudine. Mai così in alto però: stavolta il brano The radio, che ha firmato con il nome d’arte Get Far, è al primo posto negli Stati Uniti, parola della bibbia Billboard. Piccolo particolare: The radio sfrutta un campionamento del brano Il giocatore di biliardo di Angelo Branduardi dall’album Il dito e la luna del 1998. Un mix quasi incredibile. Dunque da due settimane Fargetta è il capo della Hot Dance Airplay, ambitissima classifica dei brani dance più trasmessi dalle radio americane. E per di più, supera campionissimi del ramo come Usher e Katy Perry, terzo e quarta, gente che ha alle spalle battaglioni di discografici e compagnia bella. Insomma, bingo (a dimostrazione che quando c’è il talento, il marketing è un optional). 
Fargetta, e lei se ne sta lì buono buono. Altri al suo posto metterebbero i manifesti ai muri.
«Ma no, la soddisfazione è immensa. Quando inizi a fare questo lavoro, pensi alla classifica americana come a un traguardo. Poi dici: figurati se arrivo fin lì».
E invece.
«E invece, insieme con il musicista Paolo Sandrini, l’anno scorso ho preso un sample (sostanzialmente la struttura musicale - ndr) de Il giocatore di biliardo, e l’ho trasformato in una base dance sulla quale la cantante inglese H Boogie ha cantato un testo nuovo».
Scusi, ma Branduardi lo sa?
«Certo. E lui e il suo management sono d’accordo. Non faccio tiri sporchi a nessuno, io».
Perché ha deciso di chiamarsi Get Far?
«Cinque anni fa, dopo No matter con Mario Biondi, ho voluto aumentare il livello di produzione. E ho scelto lo pseudonimo giocando sul mio cognome».
In inglese significa «andare lontano».
«Ci ho pensato solo dopo».
E adesso?
«Non trasmetto più su Radio Deejay. Ho detto stop dopo le mie ultime avventure discografiche». 
Insomma, primo posto.
«E dire che un discografico americano, cui il titolare della mia etichetta Melodica Records aveva fatto ascoltare il brano, non voleva saperne di lanciarlo».
Complimenti.
«Diceva: no, non ci interessa. Poi qualche radio ha iniziato a trasmetterlo e, attraverso il mio myspace, mi sono accorto che al pubblico piaceva. Così lui ci ha richiamato assicurando: tranquilli, faccio io la promozione».
E l’Italia?
«Quando è uscito, The radio è stato primo su iTunes e ancora adesso è tra i 150 brani più scaricati. Ma è anche il più trasmesso nella Repubblica Ceca. E tra poco partirà la promozione in Germania, Olanda e Russia».
Già nel 2006 con Shining star aveva fatto il botto.
«Brano più trasmesso dalle radio francesi. Mi si sono aperte le porte del mondo».
Oltretutto il momento è favorevole: ora i deejay sono vere rockstar.
«Come Vasco Rossi. Si esibiscono di fronte a venti, trenta, anche cinquantamila persone. E, anche a livello di concezione e di scenografia, sono show di altissimo livello».
I deejay ora sono la frangia più creativa del pop.
«Intanto la dance è riesplosa. E di sicuro i deejay, che sono molto a contatto con il pubblico, sanno che cosa piaccia alla gente, tra l’altro molto più informata di prima» 
 Sinclar no?
«Secondo me altri sono superiori».
Per la precisione, com’è il concerto di un deejay?
«Per i nomi più grandi, si tratta di “suonare” al novanta per cento musica propria. Solo il dieci spetta a brani di altri. Però gente come Tiësto promuove esclusivamente i propri dischi».
E lei?
«Faccio sempre più date (e ringrazio il grande lavoro di Francesco Andrisani). Nel mio set ci sono tanti dischi miei. Ma crescerò ancora».
Come?
«Il mio prossimo brano si intitola Free e non sfrutta sample di canzoni del passato. Tutto originale. Per Federica è “cool”. E lei, una donna fantastica che ha un intuito calibratissimo, ha l’ultima parola sulla mia musica perché ci azzecca sempre».


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