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Brevi Manu Manti Manu
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All'UFFICIO TRIBUTI del Comune lavora una signora che non è di qui. Non so quali casi della vita l'abbiano sbarcata su questo lato di mondo, ma parla un italiano quasi perfetto, con una dizione aspirata che a volte tradisce le sue origini toscane.
Caso ha voluto che facessi anticamera da lei, e potessi sentire il suo dialogo con un vecchietto più che ottantenne, ma ancora lucidamente arzillo, che voleva chiarire la sua posizione col fisco municipale.
  
- Qui risulta che lei non ha mai pagato l'ICI per questo immobile di via Vattelappesca! -
- Ki je'?! - (Cosa dice?)
- Sì, insomma, lei risulta proprietario di questa casa in Contrada X, ma le tasse non le ha pagate! - 
- Casa?! Ma è quattr mur 'ncroc e chi mi li chijm cas a quoll - (Casa?! Ma sono quattro mura in croce, e me la chiami casa a quella?!)
- Be', lei può anche abitare in una caverna ma se è accatastata come abitazione civile, qualcosa dovrà pagare, no? -
- No. Ma ki vi ding da da'...pi quattr  matun accuchiat (Ma cosa pretendete per quattro mattoni alla meno peggio?!)...nu pizzittucc di terr (un piccolo appezzamento di terra) ...manc mi ci pozz girà làdentr (non posso neanche muovermici là dentro)...
- Qui risulta una rendita catastale per..."
- Noooooo...nin vi ding na lir, je mi so' cumprat na machin na vot, li si quanta li so pagate: 40 mila lire!!!! - 
- E con questo?! - 
- Avast a spenn li sold (basta con le spese inutili!
- Allora non vuole pagare?
- Mo nni sacce (non lo so)...mo ting 40 eur 'n tasc (ho 40 euro in tasca)...famm nu scont e ci 'ntrallivem ssu guaje (mi faccia uno sconto e ci togliamo questo guaio)!
- Ma io non posso farle nessuna riduzione! Posso dirle che cifra mettere sul bollettino che dovrà pagare alle Poste...
- Sindm 'n po'...Je so fatt na freche di favur a ssu cumun (Mi stia a sentire ho fatto un sacco di favori all'amministrazione comunale)...si n'jer pi mme' manc lu prisep tinavate (se non fosse stato per me, neanche il presepe avreste fatto)...pi nin parla' di quann ha minut Castagna e Mingacc (per non parlare di quando sono venuti Alberto Castagna e Davide Mengacci)...che manc tinavat du' sigg pi fall assitta' (che neanche avevate 2 sedie per farli sedere)...E mo' lu cumun arvo' pur li sold (e ora il Comune vuole pure soldi da me)!?
- Senta, signor Coso, come si chiama lei...Io ora le consegno il bollettino BREVI MANU e poi si arrangia da solo, va bene?!
- Va bene, va bene, me lo consegni MANDEMANE e duman dije ved e pruvved*

Non se il giorno dopo Dio abbia veduto e provveduto a quella piccola defaillance fiscale, ma ora so che entrambi, l'impiegata e il vecchietto, nella propria irraggiungibile ignoranza, hanno continuato a vivere felici e contenti, come due rette parallele.

*in dialetto abruzzese MANDEMANE significa "questa mattina" 

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misFATTI bene
La biro di Riccardo Mannelli è sempre un piacere...un orgoglio capitare vicino alle sue tavole (arte pura tra disegno e letteratura), tra le pagine de IL MISFATTO.
Questo pezzo di domenica 22 gennaio, poi, lo trovo particolarmente geniale (sarà per via delle mamme siliconate e degli amici di Maria).
Non posso che scannerizzarla e postare. mannelli
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E poi c'è questo pezzo di Paolo Aleandri, che avrei voluto segnalare già da qualche settimana...Trattato nient'affatto satirico, quasi saggio semiotico, sull'uso della parola montiana
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Ecco come fa: ci ipnotizza. Altro che Europa, spread, borse e bilancio. Ci tiene per le nostre palle inconsce con la più terribile delle armi di possessione di massa, con il segreto arcaico del dominio.
Parla.
Ci ha preso che vagavamo in un deserto di parole morte sbianchite come ossa al sole, di intieriezioni brutali, di urla, di insulti, di grugniti, di brani sbrindellati di un vocabolario esploso e straziato, di sintassi invalide e pervertite che s’inculano congiuntivi incustoditi.
Ed ha parlato, lasciando che il deserto si popolasse di sostantivi mossi dal vento arguto di un verbo,
che la consecutio inanellasse incisi ruscellanti, che i predicati si volgessero alla luce di un pensiero dispiegato e articolato, armonico e variegato come un paesaggio marchigiano del Rinascimento, che il senso irrompesse con la forza del vincolo linguistico e della forma ordinata, che il discorso non fosse un lungo rumore che violenta il silenzio ma linguaggio. Se ci fosse anche un barlume d’emozione, herr professor ci farebbe schiavi.
Non lo fa, non vuole, non può, non gli serve. Tanto ci mancava il significato, tanto ci mancava la frase, tanto ci mancava l’incantamento originario della voce, che gli è bastato poco per ipnotizzarci, per darci uno struggimento antico, per rinnovare la stregoneria che avvince da sempre l’uomo alla parola.
LiberalizzareLeroismoCi farà dimagrire, ci farà sanguinare, ci costringerà a rimettere i debiti delle banche convincendoci siano nostri, ci ammonirà, ci irriderà lievemente, ci farà molto male. Ad ogni insulto, libererà vocaboli in stormi, irretendoci con architetture multiformi che a tratti sembreranno errare ma presto, con un avverbio in cabrata, con una solitaria congiunzione, si rinserrano e ridispongono.
È terribile e bello che dopo l’orgia volgare di più decenni, si ceda a chi sa, semplicemente, parlare. A chi ci rivela che più ancora del consenso, abbiamo
urgenza di parola e di senso.
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pazienti in prima linea
Sottotitolo: DIO FULMINI PICCIONI!
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Il tipo ansima sulla mia spalla sinistra.
Lo percepisco ai margini del mio campo visivo, sta chiedendo alla seconda signora in fila di farlo passare, si tiene il petto, è quasi piegato in due dal dolore.
Bestemmio un po'...

Presagendo che il prossimo a cui rivolgerà fiato sarò io: mi chiedo come diavolo sia possibile che ogni volta che arriva il mio turno (alle poste, in banca, in ogni sacrosanta fila) sia sempre il turno di qualcun altro...
Sono arrivato in questo pronto soccorso da mezz'ora e ancora non riesco neppure a dire all'infermiera del desk che mylady è caduta e ha una caviglia come una zampogna. Sono le 9 e 30 del mattino: inspiegabilmente c'è più gente qui che ad un "inchino" della Costa Crociere. Eppure sto tipo ansimante ansima e a me non resta che rispolverare un po' di umanità, mi volto verso di lui.
Ha tutti i sintomi di un aspirante infartuato.
"Prego, faccia prima lei" gli dico mentre l'altro cerca di giustificare il suo malanno.
"Shcusa" sussurra sibilante in chiara cadenza pescarese
"Ch'è successo?"
"Nu drugat...m'ha tirat nu cazzot"
Lo guardo in faccia e il tossico sembra lui: un misto tra uno sturmtruppen malriuscito e un salablacco allevato a pagnotte e ventricina.
Quando si accosta al microfono del desk lo sento giustificarsi con l'infermiera affetta da alopecia: "Sono stato malmenato...n'ariesc arfiata'*"

*Non riesco a respirare

"Quando è successo?"
"Sabato"
"Oggi è lunedì"
"Eh, lo so, ma mo m'abbbiat a dule'*"

*Ora ha cominciato a farmi male


Scandisce il suo nome...
PICCIONI - si chiama PICCIONI.

Passa avanti. Aspetterà un'oretta, tra triage e qualche lastra.
Io sono rimasto lì, insieme a mylady fino alle 17 e 30 - 8 ore - dico OTTOORRE - per una distorsione alla caviglia (sormontato da una casistica di codici rossi che neanche a Kabul, sotto bombardamenti).
Lo vedrò andar via, tutto soddisfatto, col suo bel referto in mano, mentre io sono fuori a fumarmi l'ennesima stoppa dello stressato.
Neanche mi riconosce. Appena fuori dal Pronto Soccorso, con incredibile agilità il suo braccio da quasi infartuato afferra un iPhone e lo sento parlare con voce vispa e invitta con una qualche Vanessa.
"Amo' tutt'appost...Mo pass all'assicurazion e videm s'arscem a ji a Sciarmelscec p'pasq*"

* Amore, tutto a posto, ora passo all'assicurazione e vediamo se riusciamo a farci un viaggio a Sharm El Sheik per Pasqua

Piccio', ti puzza pija' na paralis
che ti diano il codice bianco
e che in fila tu possa trovare una marea di terremotati sordi e asociali
dallo sputo facile.
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macerie
macerie
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blackberry sicily
CastelBuono
migaido
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